Tra i numerosi problemi collaterali causati dal rafforzamento dello Stato Islamico ce n’è uno che non è più possibile ignorare: la corruzione del patrimonio culturale dei paesi conquistati. Già da lungo tempo infatti i militanti dell’ISIS si interessano delle opere d’arte, spesso molto antiche, trovate nei territori invasi e li sfruttano in vari modi che vanno dalla loro violenta distruzione (immortalata con video e immagini poi postate in rete a simbolo inequivocabile della loro potenza e presenza sul luogo) fino alla lucrosa rivendita che alimenta il mercato illecito dei trafficanti d’arte. Questo porta alla distruzione di interi siti riconosciuti come patrimonio dell’umanità quali, tra gli altri, l’Arco di Trionfo di Palmira (Siria).
Per questo il 27 settembre scorso, durante la 70esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata inaugurata l’iniziativa “Protecting Cultural Heritage – An Imperative for Humanity". La campagna, indetta dall’ONU, gode della partecipazione di INTERPOLE, UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), Arma dei Carabinieri italiani (nessuno al mondo può ritenersi più esperto dei Carabinieri in materia di furti e traffici illeciti di opere d’arte) ed è in diretta comunicazione con i Ministeri per gli Affari Esteri di Italia e Giordania. Lo scopo dell’iniziativa (identificata con l’hashtag #ProtectHeritage) è rafforzare la salvaguardia e preservare l’autenticità dei siti culturali nell’area del Medio Oriente oggi minacciati dall’espansione dello Stato Islamico.
A sostegno della campagna “Protecting Cultural Heritage – An Imperative for Humanity" è stata inaugurata proprio il 15 dicembre scorso, all'interno del Palazzo di Vetro, un’esposizione con materiale informativo riguardante i siti attualmente in pericolo e pannelli interattivi in cui vengono spiegati gli sforzi attuati dall’ONU a riguardo. Sono inoltre esposte 3 anfore provenienti da territori particolarmente a rischio.
Durante la presentazione del progetto, nel settembre scorso, Nasser Judeh, Primo Ministro giordano, aveva affermato che "Il patrimonio religioso e culturale del Medio Oriente, culla della civilizzazione, appartiene all’umanità intera e quindi la sua protezione è una responsabilità collettiva”. Sulla stessa linea si è posto Paolo Gentiloni – ministro degli Affari Esteri nel governo Renzi – dichiarando: “Il patrimonio culturale è il riflesso della storia umana, della civilizzazione e della convivenza di più etnie e tradizioni. La sua protezione deve essere per noi un dovere collettivo verso le generazioni future”. Importanti interventi a riguardo sono stati portati avanti anche da Irina Bokova, direttrice dell’UNESCO, Yuri Fedov, rappresentante UNODC e Mireille Ballestrazzi, Presidente dell’INTERPOL la quale ha sottolineato l’importanza di “unire gli sforzi per proteggere l’arte”.
Non è la prima volta che l’ONU si mobilita per salvaguardare siti culturali e il nostro paese segue molto da vicino questo tipo di iniziative. Già da lungo tempo infatti l’Italia sostiene la necessità di creare un corpo di “caschi blu per la cultura” per tutelare monumenti e luoghi iconici messi a rischio dal terrorismo.