Durante la tradizionale conferenza stampa che il Segretario Generale dell'ONU tiene all'apertura ufficiale dei lavori della nuova Assemblea Generale, in questo caso la 70esima che si è aperta il 16 settembre, Ban Ki-moon ha dato il benvenuto ai giornalisti accreditati al Palazzo di Vetro ricordando che “questa sessione dell’Assemblea Generale si tiene in un periodo di grande tumulto e speranza. Tumulto – a causa dei conflitti che stanno imperversando in così tanti paesi. Speranza – perché un numero storico di leader mondiali si incontrerà al Palazzo di Vetro per trovare soluzioni”.
Una giornata storica infatti sarà quella dei discorsi di Barack Obama e Raul Castro, che avverranno nello stesso giorno, lunedì 28, anche se in momenti diversi (il presidente russo Vladimir Putin parlerà lo stesso giorno, mentre il premier italiano Matteo Renzi parlerà mercoledì 30). Ma soprattutto storica sarà anche la presenza il 25 settembre di Papa Francesco. Infatti, come ha affermato Ban Ki-moon, “sebbene le Nazioni Unite abbiamo accolto Sua Santità diverse volte in passato, è la prima volta che un papa si presenta all’apertura dell’Assemblea Generale”.

Ban Ki-moon con papa Francesco in una delle sue visite a Roma
Attorno a questa Assemblea si è creato quindi un clima di grandi aspettative. Ban Ki-moon stesso ha annunciato di aver fissato per la fine del mese “più di 100 colloqui bilaterali”, tra cui quelli con Obama, Putin e il presidente ucraino Poroshenko.
Come ha affermato Ban Ki-Moon: “Oggi più di 100 milioni di persone – approssimativamente una persona su settanta – necessità di un aiuto per sopravvivere. Conflitti brutali, crisi di governo, problemi economici e altri fattori hanno generato uno spostamento di persone che non si vedeva dai tempi della prima guerra mondiale”. Il Segretario Generale dell’Onu ha poi ringraziato tutti quei paesi che hanno “aperto le porte e mostrato solidarietà agli immigrati”, come “il Libano, la Giordania, la Turchia, la Germania, l’Austria, la Svezia e l’ Inghilterra”. Ban Ki-moon è passato poi a spiegare quali sono i tre cambiamenti chiave da lui auspicati: “la prevenzione e la mediazione dei conflitti, il miglioramento dell’efficacia delle missioni di pace dell’ONU e un approfondimento della collaborazione con altre organizzazione locale, come per esempio l’Unione Africana”. Il Segretario non ha omesso però il fatto di essere scettico sulla fattibilità di questi cambiamenti. Infatti, la loro realizzazione dipende non solo da lui, ma anche “dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza”. Quando “il Consiglio di Sicurezza ha mostrato solidarietà e unità, abbiamo proceduto con estrema velocità” alla risoluzione delle crisi, come è avvenuto in Siria nel 2013 “quando abbiamo indagato sull’uso delle armi chimiche. I membri del Consiglio di Sicurezza sono però divisi riguardo la questione della Siria. Temo che non siamo stati in grado di unire gli intenti”.
Ban Ki-moon ha poi sancito la sua fede nel ruolo di garante della pace svolto in questi anni dall’ONU, dicendo che se le Nazioni Unite non fossero esistite, avremmo assistito a molti più spargimenti di sangue e “il mondo oggi sarebbe molto più tragico”. Forse, la sua fiducia nelle capacità dell’ONU di far fronte a crisi umanitarie deriva dalla sua esperienza diretta di profugo. Ospite infatti del “The Late Show”, Ban ha raccontato la sua fuga dal paese durante la guerra di Corea: “Avevo sei anni, nulla da mangiare nulla da bere, niente per coprirci. Poi arrivarono i caschi blu. Per noi fu un raggio di speranza”. La retorica del bambino salvato dalla missione di pace però, serve a Ban Ki-moon anche come pretesto per difendere l’ONU dalle accuse di chi ormai la vede come un mostro burocratico, incapace di far rispettare i valori su cui è stata fondata. Nel corso della conferenza stampa, infatti, Ban ha ammesso che “ci sono alcuni paesi che non aderiscono alle leggi internazionali in materia umanitaria, nonostante siano obbligati”. Il Segretario General sembrava quindi sposare anche la tesi di uno dei giornalisti presenti, che per fare la sua domanda si è lanciato in un lungo discorso: “Le Nazioni Unite dicono a uno Stato: non costruire muri di separazione. Loro non ascoltano e continuano a costruirli. Le Nazioni Unite dicono agli Stati: unitevi al Trattato di Non Proliferazione. Loro non si uniscono. Alcuni Stati sono al di sopra della legge”. Il riferimento era ovviamente nei confronti di Israele.
Ban Ki-Moon ha anche riconosciuto le difficoltà dei diversi paesi di fronte all’ondata di immigrazione, ringraziando il Presidente Matteo Renzi e la commissaria europea Federica Mogherini, per avergli dato la possibilità di vedere con i propri occhi quanto sono rischiose le missioni di ricerca e salvataggio via mare. Lo scorso aprile infatti, nel tentativo di portare la questione sul tavolo europeo, Ban Ki-moon era stato invitato a un vertice nel canale di Sicilia, sulla nave San Giusto. Pare che il presidente sia rimasto molto colpito da quell’esperienza, in cui ha “visto quante persone stanno rischiando la propria vita per un futuro migliore”.
Per Ban Ki Moon, un altro obiettivo chiave di questa Assemblea generale sarà poi quello di discutere con i leader mondiali riguardo ai Sustainable Development Goals , dato che “la mancanza di uno sviluppo sostenibile costituisce un terreno fertile per la protesta e l’instabilità politica”. Secondo un report condotto dall’ MDG Gap Task Force l’assistenza dell’ONU ai paesi più poveri è aumentata del 66% dal 2000 al 2014 e, sebbene il digital divide sia ancora elevato, si stima che entro la fine del 2015 il 92% della popolazione dei paesi in via di sviluppo avrà accesso a un telefono cellulare. Le aspettative per questa Assemblea Generale sono alte e, almeno a sentire Ban Ki-moon, non è escluso che assisteremo a cambiamenti epocali. La partita è davvero storica.
Sotto un divertente scambio tra Stephen Colbert e Ban Ki-moon durante il "Late Show"