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October 24, 2013
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C’era una volta il lupo cattivo USA che spiava cappuccetto Europa

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Spione e spiati? Obama, Merkel e Hollande

Spione e spiati? Obama, Merkel e Hollande

Time: 2 mins read

 

C'era una volta l’America cattiva che spiava i buoni europei e quando il presidente della Francia Francois Hollande e la Cancelliera tedesca Angela Merkel furono informati della malvagità delle spie americane, entrambi chiamarono il Presidente Barack Obama per sgridarlo, rimproverargli che questo non si fa e avvertirlo che la prossima volta l’Europa con l’America non avrebbe giocato più nè a fare i grandi alleati nè i super accordi commerciali.

A leggere i giornali, soprattutto europei, sembra proprio la favola del lupo cattivo americano e del cappuccetto rosso europeo.   Che ipocrisia, che faccia tosta.  Come se nelle cancellerie europee non sapessero che nel mondo tutti spiano tutti. Non sono solo i russi o i cinesi a spiarci, ma i francesi spiano i tedeschi che spiano gli inglesi che spiano i francesi che vengono spiati dagli americani mentre tutti vengono spiati dagli israeliani. E gli italiani? Spiano anche loro, ma per lo più se stessi.

E’ stato sempre così da quando sono stati inventati i servizi segreti, o meglio i servizi di intelligence. E’ una favola quella che ci vogliono far credere, che nelle relazioni internazionali si spiano solo i nemici e mai gli alleati. C’è un vecchio adagio che tutte le spie del mondo recitano: “Non esistono servizi segreti alleati, ma solo paesi alleati”. E se non vi bastasse, ai “finti” scandalizzati Hollande e Merkel (e presto anche Letta?) che pretendono di indignarsi perché così richiede la parte che devono recitare per le loro opinioni pubbliche alle quali è stato rivelato quello che ovviamente loro sapevano ma che noi non avremmo dovuto,  basterebbe ricordare che persino un certo Winston Churchill spiava FDR… Basta please con la predica che tra alleati queste cose non si fanno.

La vera questione, e sulla VOCE di NY ci sembra di averlo già scritto, è che gli europei sono furiosi con Obama perché non ha saputo evitare che tutte queste informazioni top secret andassero a finire in pasto all’opinione pubblica. Parigi e Berlino sono furibonde per l’incapacità americana di mantenere i segreti come tali. Insomma le cancellerie europee, che a sua volta mentre si spiano tra di loro spiano anche gli americani, sono furiosi con Washington perché si illudono che il caso del soldatino Manning e Wikileaks prima, e di Edward Snowden e Glenn Greenwald col Guardian dopo, con loro non sarebbero mai avvenuti, certi “segreti” da loro non sarebbero mai stati rivelati (magari in Europa si finisce con la macchina fuoristrada prima di riuscire  a consegnare dei documenti a qualche giornalista?).

Tutti i governi del mondo si spiano a vicenda, ma quello che non sopportano oggi in Europa è che il contenuto di queste “informative riservate” vada a finire nelle prime pagine dei giornali. Per questo Merkel e Hollande  sono furiosi con Obama.  Perché i governi, anche quelli democratici, mal sopportano la trasparenza e soprattutto quel First Amendment che negli Stati Uniti permette ai giornali di pubblicare qualunque segreto entrino in possesso.

Si arrabbino pure Merkel e Hollande, tanto ormai lo ha capito anche il lupo spellacchiato Obama, nell’era internet tutti dovranno adeguarsi allo sputtanamento continuo. Tutto il resto sono favole.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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