Malaluna è il progetto teatrale che Rosy Canale sta portando nei teatri d’Italia. La sua è una storia che commuove, che ti scuote, che ti entra nella pelle e negli interstizi dell’anima con una forza che va oltre la denuncia del teatro civile.
Nel 2004 Rosy Canale, imprenditrice calabrese, scopre uno spaccio di droga nel suo locale, il Malaluna, per l’appunto. La sua ribellione le costa la vita, viene brutalmente picchiata e le ci vorranno 8 mesi di ospedali e 4 anni di riabilitazione per tornare ad essere una persona viva. Dopo la strage di Duisburg, nell’estate del 2007, decide di tornare a San Luca, centro nevralgico della ‘ndragheta perchè come dice lei stessa durante la conferenza stampa tenuta al Teatro Franco Parenti di Milano “le sue ferite sono diventate la sua spada”. Crea il Movimento Donne di San Luca per dare un futuro a donne che come lei vogliono riprendere a vivere, proprio in quell’inferno dove la parola futuro è un fatto tutt’altro che scontato.
Rosy Canale entra in scena aprendo una porta bianca come fosse la porta di casa propria. Anche se non è un'attrice professionista, Rosy Canale calca il palcoscenico con la naturalezza di chi sa di stare nel posto giusto. Rosy cammina, si siede su una delle due sedie bianche e con in mano le scarpe rosse con il tacco 13, inizia a recitare. O meglio, Rosy fa qualcosa in più: ti porta con lei, nella sua infanzia a Fiumara, al Monastero della Madonna di Polsi, venerata dalla brava gente e dagli ‘ndraghetisti, a New York, dove vorrebbe realizzare il suo sogno, diventare una cantante, etc…
Non c’è distanza tra lei e il pubblico, ma è un’esperienza di empatia, che rompe qualsiasi barriera, sia culturale che geografica. Malaluna è forse l'unico esempio di teatro civile in Italia portato in tournee da una donna.
Il monologo si chiude con Piccola Patria di Franco Battiato. Ma la serata non finisce, l’emozione è un lungo fremito, la platea è commossa, silenziosa, molti stringono un fazzoletto bianco per asciugare le lacrime, e dopo un lungo applauso, i presenti, a uno a uno, si alzano in piedi. La sua storia è uno schiaffo a chi crede sia semplice ribellarsi alla malavita, il suo sorriso è la consapevolezza che non si deve mai smettere di lottare.
Qui un servizio di RAI News sullo spettacolo.