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October 22, 2013
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October 22, 2013
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DJ Rashad: la ghetto house della Chicago anni Zero

Piero MerolabyPiero Merola
Time: 3 mins read

Chicago negli ultimi trent'anni è stata tra alti e bassi uno dei crocevia fondamentali della musica elettronica a stelle e strisce. Un lungo filo conduttore che dalla Chicago House (Jamie Principle,  Frankie Knuckles e Felix Da Housecat) ha attraversato gli anni Ottanta contaminando la Deep House (vedi On The House e Mr. Fingers, la techno degli albori di Detroit). Per poi arrivare alla Ghetto House dei primi anni Novanta. Originaria dei ghetti neri del South Side di Chicago è una variante accelerata e grezza della Chicago House che si caratterizza per l'aggiunta di sample vocali ripetitivi, versi rap e i tipici sample ritmici Roland 808 e 909. Con ritmiche ancora più accelerate si è giunti un decennio dopo alla Chicago Juke, con oscuri dj che rispondono al nome di Dude 'n Nem, DJ Slugo, DJ Chip,DJ Nate, DJ Tha Pope o DJ Gant-Man. I loro party sono dei sabba incessanti e claustrofobici, con poche luci, molto fumo e tanta droga, che saldano in un'unica anima il gusto bianco per la techno più sofisticata e il cuore nero della città dell'Illinois ben rappresentato dal footwork, lo stile di ballo tipico della scena. Il genere non fa presa in Europa, dov'è associato al garage e al dubstep emerso parallelamente a Londra. 

Le analogie non mancano, per contaminazione multirazziale e luoghi di origine, spesso veri e propri garage, magazzini e desolanti project in aree suburbane degradate e pericolose. DJ Rashad, vero nome Rashad Harden, è uno dei nomi di punta eredi di questa scena. Dj da quando aveva dodici anni e ballerino provetto footwork negli anni Novanta al primo LP per la prestigiosa etichetta dubstep londinese Hyperdub, in uscita il 22 ottobre. Double Cup arriva dopo una sterminata serie di 12'', singoli e collaborazioni, spesso al fianco del suo socio Dj Spinn, co-titolare delle crew Ghettoteknitianz e Teklife. Spinn, come da tradizione ghetto house, offre la sua voce rappando nella maggior parte delle tracce dell'album. 

L'LP arriva dopo un EP folgorante, sempre via Hyperdub, Rollin, tra i più celebrati del 2012 con brani dall'impatto killer anche per gli ascoltatori meno legati al genere: la titletrack e Let It Go sono tra i brani più trasmessi delle radio underground elettroniche di tutte gli Stati Uniti. Un altro suo lavoro, la rivisitazione di Trap Back del noto rapper di Birmingham, Gucci Mane, finisce nelle selezioni e nelle top 10 di numerosi blog e magazine. 

Rashad diventa resident di alcuni degli appuntamenti più cool di Brooklyn (come al 285 Kent) ed è invitato per una lecture insieme all'inseparabile Spinn alla Red Bull Music Academy, organizzazione che da qualche anno ospita eventi in location improbabili tra depositi riqualificati e club intimi tra Williamsburg e Bushwick. Nel luglio di quest'anno è stato invitato al Pitchfork Music Festival, la kermesse organizzata ogni anno dalla potentissima webzine indie allo Union Park di Chicago.

Le venature dubstep e addirittura drum'n'bass non snaturano DJ Rashad, in linea con l'irresistibile EP che ha contribuito a diffondere il verbo della sua proposta musicale. Synth assassini, campioni vocali ripetitivi e posseduti. Ritmiche spezzate, flash black, atmosfere spettrali rese calde dai rimandi alla Chicago House con cui sono cresciuti da piccoli. Il brano che fa da preludio all'uscita del nuovo LP è erede di quel lessico da strada e spietato tipico dell'elettronica del ghetto di Chicago, I Don't Give A Fuck è il perfetto compendio delle nuove esplorazioni musicali intraprese da Rashad che non disdegna derive techno e trap. 

Avrà smesso di ballare da qualche anno, ma con la sua esperienza sa come far ballare indiscriminatamente tutti, senza distinzioni di genere o estrazione sociale. Andare a un suo live set per credere.

https://youtube.com/watch?v=DtJKBrnAi3M

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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