Non correre troppo. Questo il mantra ripetuto dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, meno di 24 ore dopo la proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni concordata da Ucraina e Stati Uniti durante i colloqui bilaterali a Gedda.
“Rubio (segretario di Stato USA) e Waltz (Consigliere per la sicurezza nazionale di Trump) ci hanno assicurato che forniranno, attraverso diversi canali, informazioni dettagliate sulla natura dei colloqui avvenuti a Gedda. Dobbiamo innanzitutto ricevere tali informazioni”, ha spiegato Peskov.
Il Cremlino resta insomma cauto, in attesa di dettagli concreti. Ma soprattutto per studiare la prossima mossa, dato che nella lunga e faticosa partita di scacchi ucraina adesso tocca proprio ai russi muovere.
Fonti al Cremlino consultate da Reuters hanno già fatto sapere che un’eventuale tregua non potrà prescindere dalla presa d’atto degli avanzamenti territoriali delle forze di Mosca e dalla considerazione delle sue preoccupazioni in materia di sicurezza.
Insomma, nessun ripensamento sugli obiettivi fondamentali della “operazione militare speciale” iniziata il 24 febbraio 2022 – vale a dire il riconoscimento della sovranità russa sulle quattro regioni dell’Ucraina orientale e meridionale incorporate unilateralmente da Putin alla fine del 2022 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Cherson), oltre alla Crimea già annessa nel 2014, nonché la rinuncia formale alle ambizioni ucraine di adesione alla NATO.
Rubio ha espresso ottimismo riguardo a una risposta positiva da parte russa, avvertendo al contempo che un eventuale rifiuto potrebbe smascherare le reali intenzioni del Cremlino. “Questo è ciò che vogliamo capire: se sono disposti ad accettare un cessate il fuoco senza condizioni”.
La consapevolezza che ora tutto è nelle mani della Russia – e del suo uomo forte – è condivisa anche dal presidente francese Emmanuel Macron, che su X ha osservato che “la palla è chiaramente nelle mani della Russia”. Reazione positiva ai negoziati anche da parte della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sempre su X ha accolto “con favore le notizie sui negoziati tra Stati Uniti e Ucraina, inclusa la proposta di un accordo di cessate il fuoco e la ripresa della condivisione di intelligence e dell’assistenza alla sicurezza da parte degli Stati Uniti”.
Putin ha più volte ribadito la propria disponibilità a discutere una soluzione al conflitto, e Trump si è dichiarato convinto della serietà delle intenzioni del presidente russo – a differenza di altri leader occidentali e delle rispettive agenzie di intelligence. L’inquilino della Casa Bianca ha inoltre accennato a una nuova conversazione telefonica con Putin nel corso di questa settimana. “Per ballare il tango bisogna essere in due. Spero che anche lui accetti [un cessate il fuoco]. Questo segnerebbe il 75% del percorso”, le parole di Trump, secondo cui “se si raggiungerà un cessate il fuoco, sarà un enorme passo avanti”.
Fonti russe sostengono però che Putin difficilmente accetterebbe l’idea del cessate il fuoco senza garanzie concrete. “Putin è in una posizione di forza, dato che la Russia sta avanzando”, spiega una fonte anonima. Senza garanzie a corredo del cessate il fuoco, la posizione di Mosca potrebbe rapidamente indebolirsi, esponendola alla pressoché certa accusa, da parte occidentale, di non aver saputo porre fine al conflitto. “Siamo favorevoli a una tregua, ma necessitiamo di garanzie, almeno da parte degli Stati Uniti”, prosegue.
Un’altra fonte definisce la proposta di cessate il fuoco una possibile “trappola” tesa a Putin in maniera da dipingerlo come nemico della pace, dato che si il presidente russo si è già ripetutamente detto contrario a interrompere le operazioni militari senza ricompense adeguate. Opinione analoga a chi sottolinea come lo sviluppo più significativo dei colloqui di Gedda sia in realtà la ripresa degli aiuti militari e dello scambio di informazioni di intelligence da parte degli Stati Uniti, “mascherata” da una proposta di cessate il fuoco difficilmente accoglibile dal Cremlino.
In effetti, Putin ha ribadito più volte che una tregua a breve termine non rappresenta la soluzione per porre fine al conflitto. “Non abbiamo bisogno di una tregua, ma di una pace a lungo termine, garantita per la Federazione Russa e i suoi cittadini”, aveva dichiarato lo scorso dicembre. A fargli eco è stato nelle scorse ore Konstantin Kosachev, presidente della commissione per gli affari internazionali del Consiglio federale russo. “Qualsiasi accordo, pur nella consapevolezza della necessità di un compromesso, dovrà avvenire alle nostre condizioni, non a quelle americane”, ha scritto Kosachev sul suo canale Telegram.
Ad oggi, intanto, la Russia controlla poco meno di un quinto del territorio ucraino, circa 113.000 km², mentre la presenza ucraina a Kursk è quasi del tutto svanita dopo la recente controffensiva di Mosca – coronata dalla recente riconquista russa della cittadina di Sudzha. Il Cremlino afferma inoltre di controllare il 75% delle regioni di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, e oltre il 99% della regione di Luhansk. Tutte e quattro le regioni sono ritenute da Putin parte integrante del territorio russo, mentre l’Ucraina a sua volta le considera occupate abusivamente.