“La libertà di parola in Europa è a rischio”. Parola del vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, che venerdì alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha incalzato i Paesi del Vecchio Continente a fare di più in materia di spese militari, contrasto all’immigrazione clandestina e rispetto della libertà di parola.
Incontrando Zelensky, il braccio destro di Trump ha poi rassicurato il presidente ucraino che la Casa Bianca vuole una “pace duratura” che non faccia rimpiombare l’Europa nel caos nel giro di pochi anni. Da parte sua, più tardi Zelensky, in un’intervista a NBC News che andrà in onda integralmente domenica sera, ha osservato che Kyiv ha “scarse, scarse possibilità di sopravvivere senza il supporto degli Stati Uniti”.
“C’è un nuovo sceriffo in città” ha esordito Vance, parlando per una ventina di minuti alla platea di addetti ai lavori riuniti in Baviera; il vicepresidente non è parso farsi scrupoli nel mettere alla berlina Bruxelles ma anche i padroni di casa tedeschi, chiamati il 23 febbraio a eleggere il prossimo cancelliere federale.
“Per anni ci è stato detto che tutto ciò che finanziamo e sosteniamo è in nome dei nostri valori democratici”, ha detto il vicepresidente. “Ma quando vediamo che i tribunali europei annullano le elezioni e gli alti funzionari minacciano di annullarne altre, bisogna chiedersi se ci stiamo attenendo a criteri adeguati”.
E ancora: gli elettori europei non hanno votato per aprire “le porte a milioni di immigrati irregolari”. Frasi che vanno necessariamente lette alla luce della cronaca, ossia dell’attentato che 24 ore prima ha scosso il capoluogo bavarese, dove un uomo si è scagliato a bordo della sua auto contro la folla, ferendo almeno 36 persone di cui due in maniera grave. Il sospettato, identificato come un richiedente asilo afghano di 24 anni, si ritiene abbia un movente islamista ed è stato arrestato con l’accusa di tentata strage.
“Quante volte bisogna assistere a involuzioni così terribili prima di cambiare rotta e portare la nostra civiltà verso una nuova direzione?”, si è chiesto Vance, secondo cui Washington è preoccupata perché “l’Europa sta abbandonando alcuni dei valori fondamentali che condivide con gli Stati Uniti”. In primis la libertà di parola, “in ritirata” a causa della censura degli esecutivi continentali. Ma che, argomenta Vance, ad ovest dell’Atlantico ha invece ripreso pieno vigore dopo il quadriennio di amministrazione Biden.
Tra gli esempi di censura elencati da Vance anche il “muro” eretto dai partiti tradizionali tedeschi per contrastare l’avanzata del movimento di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), data dai sondaggi come seconda forza politica del Paese e forte del deciso endorsement di esponenti di alto profilo dell’amministrazione Trump, tra cui Elon Musk. In serata, Vance ha incontrato la leader di AfD Alice Weidel, come confermato da un portavoce del partito.

Dal piano politico a quello militare, e sulla scia del discorso di mercoledì del segretario alla Difesa USA Pete Hegseth a Bruxelles, Vance ha poi nuovamente esortato i Paesi europei ad assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa, in modo che Washington possa concentrarsi sulla minaccia cinese.
“La NATO è un’alleanza fondamentale, ma deve essere pronta per le sfide future, e questo richiede un maggior contributo europeo per fare in modo che gli Stati Uniti possano concentrarsi sulle sfide in Asia orientale“, ha dichiarato Vance in un incontro con il segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte a margine della conferenza.
L’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Trump è imporre agli alleati l’aumento delle spese per la difesa al 5% del PIL, ritenendo insufficiente l’attuale soglia del 2%.
Attualmente, su trentadue Paesi membri dell’Alleanza, sono ancora otto quelli ben lontani persino dal vecchio obiettivo: si tratta di Croazia (1,81%), Portogallo (1,55%), Italia (1,49%), Canada (1,37%), Belgio (1,30%), Lussemburgo (1,29%), Slovenia (1,29%) e Spagna (1,28%). La più virtuosa è invece la Polonia, che con il suo 4,1% spende in proporzione più degli USA (3,4%) ed entro la fine del 2025 conta di salire fino al 4,7%.

A tenere banco è però anche la guerra in Ucraina. Soprattutto dopo che nella loro prima telefonata ufficiale, mercoledì, Trump e Putin hanno convenuto di iniziare “subito” i negoziati di pace – circostanza che tanto Kyiv quanto le cancellerie europee hanno interpretato come un tentativo di sancire la capitolazione del Paese aggredito.
Trump era parso suggerire che la fine del conflitto potesse comportare la garanzia che Kyiv non entrasse nella NATO oltreché la cessione di alcuni territori a Mosca, forse proprio le quattro province dell’Ucraina meridionale ed orientale reclamate dal Cremlino nonché la Crimea già annessa dai russi nel 2014. Il presidente statunitense aveva inoltre ipotizzato di vincolare nuovi aiuti a Kyiv a un accordo che garantisse alle aziende statunitensi l’accesso alle riserve ucraine di terre rare per un valore di circa 500 miliardi di dollari.
Eppure, in un’intervista al Wall Street Journal, Vance ha avvertito che Washington è pronta a imporre nuove sanzioni alla Russia o persino inviare proprie truppe in Ucraina qualora Mosca si dimostri “poco disponibile” a negoziare la pace. Un’affermazione che ha sbalordito gran parte degli analisti, abituati alla retorica di disimpegno globale e “America first” di Trump. Il portavoce del vicepresidente, William Martin, ha poi precisato che “non si tratta di minacce, ma di ricordare che il presidente non esclude nessuna opzione”.
Vance ne ha parlato direttamente con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine di un atteso faccia-a-faccia pomeridiano. “L’obiettivo è quello delineato dal presidente Trump,” ha spiegato il repubblicano. “Vogliamo che la guerra e lo spargimento di sangue si concludano attraverso una pace duratura, non il tipo di pace che porterà l’Europa orientale in conflitto solo un paio d’anni dopo”. Vance ha evitato di fornire ulteriori dettagli, sostenendo di “voler preservare la possibilità per i negoziatori e le nostre rispettive squadre di concludere questa vicenda in modo responsabile”.
“Siamo molto grati per il sostegno americano”, ha replicato Zelensky. “Abbiamo avuto una buon dialogo oggi, il nostro primo incontro, e certamente non l’ultimo”. Più tardi, in una intervista alla NBC, Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina ha “poche possibilità” di sopravvivere all’invasione della Russia senza il supporto militare degli Stati Uniti. “Conoscete le situazioni difficili, avete una possibilità. Ma avremo scarse, scarse possibilità di sopravvivere senza il supporto degli Stati Uniti”, ha affermato Zelensky in una clip dell’intervista, che andrà in onda domenica sera.
A mettere in guardia da un negoziato diretto tra Russia e Ucraina, senza consultare i Paesi europei e Kyiv, ci aveva già pensato qualche ora prima il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. “Tutti vogliamo la fine di questa guerra, ma come finirà determinerà il futuro ordine di sicurezza dell’Europa e dell’America”. Steinmeier ha poi insistito sulla necessità di una strategia comune per la difesa europea, ammettendo che “la sicurezza del continente non possa più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti”.
Sul punto sembrano essere d’accordo quasi tutti gli esecutivi europei, pur allarmati dalla prospettiva di una riduzione del sostegno USA. Il premier britannico Keir Starmer ha ribadito la necessità di accogliere Kyiv nella NATO, mentre il viceministro degli Esteri francese Benjamin Haddad ha descritto l’Europa come a un punto di svolta: “Dobbiamo affrancarci dalla dipendenza dagli Stati Uniti per la nostra sicurezza. Se la Russia vincesse in Ucraina, le conseguenze si farebbero sentire anche in Asia”.
Le manovre diplomatiche non fermano però i combattimenti. Qualche ora prima dell’apertura dell’assise bavarese, i media ucraini hanno segnalato un attacco con drone al sarcofago di contenimento della centrale nucleare di Chernobyl, senza però provocare un aumento dei livelli di radiazioni, secondo quanto confermato da Zelenskyy e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. “Un chiaro messaggio di Putin alla conferenza sulla sicurezza”, ha commentato il presidente ucraino.
Il Cremlino ha seccamente smentito qualsiasi coinvolgimento, mentre la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha definito “strana e politicizzata” l’esclusione della Russia dal summit di Monaco.