“La Russia è una minaccia diretta e la Cina è una sfida sistemica“. A dichiararlo è il presidente statunitense Joe Biden, in una breve conferenza stampa al termine del vertice NATO di Madrid.
Un summit segnato dal drammatico imperversare della guerra in Ucraina, iniziata più di quattro mesi fa e ancora lontana dal trovare una soluzione internazionale. A intimorire la NATO è in particolare la prospettiva che il conflitto si estenda oltre Kyiv e finisca per coinvolgere anche il fianco orientale dell’Alleanza (la Polonia è a un tiro di schioppo dall’Ucraina orientale).
Di conseguenza, a Madrid i trenta leaders degli Stati membri hanno deciso di incrementare il numero di unità militari schierabili in qualsiasi momento in Est Europa a 300.000, con un contributo italiano che secondo il premier Draghi potrebbe arrivare fino a 8.000 uomini e donne. Contestualmente, anche Washington ha annunciato un autonomo rafforzamento del suo contingente europeo, che riguarderà in particolare le basi militari in Italia e Germania.
Ma non è finita qui: nei prossimi giorni arriveranno da Washington altri 800 milioni di dollari di aiuti militari all’Ucraina, parte del maxi-pacchetto di 40 miliardi approvato nelle scorse settimane dal Congresso USA. “Continueremo a sostenere l’Ucraina finché necessario”, ha assicurato Biden. Secondo il commander-in-chief la Russia ha già subito un “duro colpo” a causa delle umiliazioni militari rimediate in Ucraina, che le hanno fatto “perdere la sua statura internazionale”.
Ma a segnare il vertice madrileno è stato anche il via libera dell’Alleanza all’adesione di Finlandia e Svezia, che dopo settimane di trattative martedì sera hanno siglato un memorandum d’intesa con la Turchia. Un accordo che di fatto spiana la strada all’ingresso del duo scandinavo nella NATO già nei prossimi mesi. La resistenza di Erdogan era legata al sostegno di Helsinki e Stoccolma nei confronti di alcune formazioni curde (tra cui il PKK), considerate da Ankara come gruppi terroristici. La Turchia afferma di “aver avuto quello che chiedeva” dai due Governi europei, ossia “piena cooperazione” nel contrasto al PKK. Oltre a, secondo alcune indiscrezioni non confermate, la possibile estradizione di una cinquantina di militanti curdi.

Intervistato dalla TV di Stato russa, Vladimir Putin ha affermato di non avere nulla in contrario sull’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. “Vogliono unirsi all’Alleanza? Che lo facciano”, ha dichiarato il leader russo. Con una postilla: “Devono però capire che prima non c’era alcuna minaccia, mentre ora se i contingenti militari e le infrastrutture saranno dispiegati lì dovremo rispondere in modo simile e creare minacce equivalenti per i territori da cui vengono minacce nei nostri confronti”. Il capo di Stato russo ha poi lasciato intendere che sarà “inevitabile” che la scelta di campo di Helsinki e Stoccolma influirà negativamente sulle relazioni bilaterali.
“Putin voleva la finlandizzazione della NATO e si è ritrovato la Finlandia dentro all’Alleanza”, ha chiosato sarcasticamente Biden, che non ha esitato a definire “storico” il summit nella capitale spagnola. L’inquilino della Casa Bianca ha sottolineato come l’alleanza sia “più unita che mai”, come testimoniato dall’approvazione di un nuovo documento strategico (Strategic Concept) che delinea la postura alleata per il prossimo decennio.
“L’ultima volta che abbiamo approvato uno Strategic Concept risale a 12 anni fa e allora la Russia veniva definita un partner strategico”, ha osservato Biden, aggiungendo che “il mondo è cambiato e anche la NATO”. Come era prevedibile, nelle nuove linee guida fuoriuscite da Madrid la Russia è definita come il principale avversario dei prossimi anni. Ma la vera “sfida sistemica”, specialmente per Washington, viene identificata nel regime cinese di Xi Jinping, che secondo il documento solleva “gravi minacce” alla stabilità globale.
A finire sotto la graticola è quindi anche il partenariato strategico sino-russo, definito parte dei “tentativi di minare l’ordine legale internazionale”.
Un cambio di passo significativo, se si considera che nell’ultimo Concept, risalente al summit di Lisbona del 2010, Pechino non veniva nemmeno menzionata. Segno che nell’ultimo decennio il mondo, e con esso gli equilibri internazionali, sono veramente cambiati.