È probabilmente il più importante summit transatlantico dalla fine della Guerra fredda quello che fino a domani riunirà i leaders dei Paesi NATO a Madrid. Tanti i dossier sul tavolo, a partire dall’elefante – o meglio l’orso – nella stanza: l’aggressione russa dell’Ucraina. Se da un lato il conflitto ha stravolto quello che rimaneva dell’ordine post-bellico nel Vecchio Continente, dall’altro ha ricompattato l’Alleanza Atlantica intorno allo scopo per cui era stata fondata nel 1949: contrastare Mosca.
Dopo il G-7 di Elmau, dove l’Occidente (più il Giappone) ha genericamente discusso le misure economico-commerciali per scoraggiare Mosca, compito del vertice madrileno è infatti quello di mostrare i muscoli (militari) e tenersi pronti nel caso in cui le mire del Cremlino vadano oltre il suo vicino.
Il cambio di passo è già evidente: alla fine dello scorso anno, erano circa 5.000 i soldati della NATO inviati a rotazione nelle Repubbliche Baltiche e in Polonia. Oggi, centinaia di migliaia di soldati – tra cui circa 100.000 statunitensi – sono stati messi in stato di massima allerta per rinsaldare il fianco est dell’Alleanza, con 40.000 unità direttamente sotto il comando della NATO e relativo supporto aereo e navale. Al termine del vertice, il numero di unità armate dovrebbe salire addirittura a 300.000, schierabili in qualsiasi momento, e con un contributo italiano che secondo il premier Draghi può arrivare fino a 8.000 uomini e donne.
La Casa Bianca e il Dipartimento di Difesa lo hanno più volte ribadito: “difenderemo ogni centimetro di territorio alleato“, avvertendo Vladimir Putin che le truppe alleate non rimarranno a guardare in caso di sconfinamento in un territorio che ricade nell’Alleanza. E così anche Washington ha annunciato un autonomo rafforzamento del suo contingente europeo, specialmente in Italia e Germania.

Che l’attacco mosso contro Kyiv all’alba del 24 febbraio si sia ritorto contro la leadership russa è reso evidente proprio dal grado di compattezza raggiunto in seno all’Alleanza Atlantica. “(La NATO) è unita e galvanizzata come credo non lo sia mai stata“, ha affermato il presidente statunitense Joe Biden alla vigilia del summit spagnolo. Martedì, l’inquilino della Casa Bianca ha avuto una breve conversazione con il segretario generale Jens Stoltenberg, prima di partecipare a una cena di benvenuto organizzata dal re di Spagna Felipe VI nel settecentesco Palazzo Reale della capitale iberica.
La NATO sembra peraltro aver recuperato non solo unità interna, ma anche appeal esterno. È questo il caso di Svezia e Finlandia, che lo scorso maggio hanno formalizzato la richiesta di adesione alla coalizione atlantica dopo decenni (secoli, nel caso della Svezia) di neutralità militare.
Le due nazioni scandinave sono destinate entrare a far parte della NATO già dall’anno prossimo. Superata infatti la resistenza dalla Turchia, che attraverso il presidente Recep Tayyip Erdoğan si era opposta all’adesione del duo nordico fino a quando Stoccolma e Helsinki non avrebbero rinnegato il loro sostegno nei confronti dei ribelli curdi, considerati da Ankara come terroristi. Un compromesso decisivo è stato raggiunto nella serata di martedì, quando le tre parti hanno firmato un memorandum d’intesa con cui Ankara, a detta del portavoce di Erdogan, “ha avuto quello che chiedeva” dai due Governi europei, ossia “piena cooperazione” nel contrasto al PKK (e la possibile estradizione di una cinquantina di militanti curdi).
Affinché la procedura di ingresso si completi, è infatti necessario che ciascuno dei 30 Stati membri della NATO ratifichi la decisione. Il processo potrebbe richiedere fino a un anno, ma nel caso di Helsinki e Stoccolma – che collaborano da tempo con la NATO – l’iter potrebbe essere molto più veloce.

A tenere banco nell’incontro NATO è stata anche l’annosa questione delle spese militari nazionali. “Per essere in grado di difenderci in un mondo più pericoloso dobbiamo investire di più nella nostra difesa”, ha detto Stoltenberg in apertura del summit. Al momento, solo 9 Stati della NATO su 30 spendono il 2% del proprio PIL in difesa, come richiesto dagli USA (che impiegano il 3,5%).
Tra i principali alleati europei di Washington, solo il Regno Unito (2,2%) supera il target, mentre la Francia (1,9%) vi si avvicina solamente. Nettamente più indietro Italia (1,5%) e Germania (1,3%) – che però si sono impegnate a rimediare nei prossimi anni.
A Madrid sono state inoltre partorire le nuove linee guida NATO per il prossimo decennio (Strategic Concept). Un momento di notevole importanza strategica, anche perché nell’ultimo Concept (risalente al 2010) non si fa menzione della Cina, che negli ultimi anni è divenuta principale competitor degli Stati Uniti. Detto fatto: nel documento madrileno si legge come le ambizioni di influenza politico-commerciale cinesi in Asia orientale “sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”. A finire sotto la graticola è anche il partenariato strategico sino-russo, che viene definito parte dei “tentativi di minare l’ordine legale internazionale”.
E proprio Mosca, attraverso la sua agenzia spaziale (Roscosmos), ha risposto ironicamente ai propositi NATO di tenere testa al Cremlino. Alla vigilia del vertice, l’ente scientifico ha pubblicato alcune immagini satellitari della sala riunioni di Madrid, della Casa Bianca, del Pentagono e di altri edifici governativi di Londra, Parigi e Berlino. Eloquente, e beffardo, il commento: “Per ogni evenienza“.