Sanzioni contro la Russia, contrasto all’inflazione e lotta ai cambiamenti climatici: sono questi i temi al centro del G-7 che da domenica a martedì riunisce i leaders di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito ed Unione europea nella cittadina tedesca di Krün, sul tratto di Alpi bavaresi a ridosso del confine austriaco.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha accolto personalmente i suoi colleghi al castello-resort di Elmau, già scelto da Berlino per il vertice del 2015 – quando a fare gli onori di casa era Angela Merkel, che in quell’occasione venne immortalata in un celebre scatto con Barack Obama sullo sfondo dei monti del Wetterstein. Non è cambiata l’ambientazione geografica, ma i protagonisti: al posto della leader CDU c’è ora il socialdemocratico Scholz, mentre alla Casa Bianca – dopo quattro anni di terremoto-Trump – è tornato un dem come Joe Biden.
Anche lo scenario internazionale è cambiato. L’aggressione russa dell’Ucraina è ormai entrata nel suo quinto sanguinoso mese, mentre la spirale inflazionistica post-Covid sembra aver riportato l’Occidente agli anni bui della stagflazione e ritardato l’impellente transizione energetica green.
Nelle prossime ore a ciascun problema verrà proposta un accenno di soluzione: sul tavolo c’è soprattutto il divieto di importazione dell’oro russo, che sferrerebbe un altro sonoro colpo alle casse di Mosca, che ogni anno esporta almeno 19 miliardi di dollari in oro – 17 miliardi dei quali solo nel Regno Unito. Dopo l’Oil&Gas, l’oro costituisce infatti la principale componente dell’export di Mosca, equivalente all’1% del suo PIL nazionale.
Ma l’intenzione dei sette “grandi” è anche quella di impedire che il Cremlino finanzi le sue ingenti spese militari con gli altrettanto giganteschi profitti ottenuti dalla vendita di gas e petrolio (saliti a livelli record) ai Paesi europei. Nell’ultimo round di sanzioni, i 27 Stati UE hanno raggiunto un accordo storico sull’embargo parziale di Oil&Gas russi, che entro la fine dell’anno ridurrà del 90% le forniture provenienti da Mosca nel Vecchio Continente.
Alcuni Stati – Italia in primis – chiedono un ulteriore salto di qualità attraverso un tetto al prezzo dell’energia. In sostanza, l’idea prevede che UE, UK e USA non applichino le sanzioni dell’embargo anti-russo alle nazioni che si impegnano ad acquistare gas e petrolio di Mosca a un prezzo massimo predeterminato. Non tutti sono però sulla stessa lunghezza d’onda: gli Stati Uniti chiedono ad esempio un price cap sul petrolio per far fronte agli aumenti del greggio, mentre Paesi come Italia e Francia vogliono includere anche il gas. Il dibattito rimane aperto e non è scontato che si arrivi a una soluzione.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha chiarito che il G-7 vuole “analizzare i dettagli” di tutte le proposte per capire “quali potrebbero essere gli effetti collaterali” sulle economie occidentali.
Tra gli altri dossier oggetto di discussione ci sarà anche l’accelerazione delle misure per contrastare il cambiamento globale, fortemente voluta da Berlino. L’obiettivo di Scholz è di creare un “club del clima” riservato alle nazioni che vogliono spendersi in prima fila per la tutela del pianeta. Tra queste potrebbero esserci anche gli Stati Uniti, che con Biden sono rientrati negli Accordi di Parigi dopo lo scisma trumpiano.
Da Washington arriva anche un’altra proposta, stavolta commerciale, che mira a contrastare i progetti di influenza economica cinesi: il nome è Partnership for Global Infrastructure and Investment, anche noto come “Build Back Better World“, versione globale dell’ambizioso piano di investimenti che negli USA si è impantanato al Congresso. La Casa Bianca lo descrive come una “alternativa ai modelli infrastrutturali che vendono trappole del debito a Paesi a medio e basso reddito” – chiaro riferimento all’ambizioso progetto pechinese di “Nuova Via della seta” (BRI). Importante la dotazione: 600 miliardi di dollari da qui al 2027 (un terzo dei quali verrà da Washington).
Tante proposte, ma una sola certezza: il ferreo sostegno dei sette all’Ucraina. “Non possiamo lasciare che questa aggressione assuma la sembianza che ha preso e non fare nulla”, ha detto Biden. “Più supporto militare, più mezzi finanziari e maggiore aiuto politico” per aiutare l’Ucraina e “ridurre la capacità russa di scatenare altre guerre”, è invece la promessa di Michel per conto degli Stati UE.
L’inizio del vertice è peraltro coinciso con una serie di bombardamenti russo della capitale Kyiv, che hanno preso di mira un blocco di appartamenti e un asilo, uccidendo una persona e ferendone altre cinque. “Un’altra barbarie“, il commento di Biden, la cui amministrazione lo scorso venerdì ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti militari del valore di 450 milioni di dollari. Lo stanziamento fa parte dei 40 miliardi di fondi per la resistenza ucraina approvati il mese scorso dal Congresso e firmati dal presidente.