Dicono che vogliono ricordarli. Lo dicono sempre. Falcone e Borsellino di qua, Falcone e Borsellino di là. Ognuno ha un anedotto, un episodio, una frase, per celebrarli. Ma sopratutto celebrarsi. Da 30 anni assistiamo a queste scene che sembrano uguali e infinite allo stesso tempo.
Chissà cosa ne pensano loro, in quell’altro mondo dove sono stati spediti loro malgrado in quel tragico 1992 quando guarda caso non li pensava nessuno. Nessuno aveva una frase da ricordare di Giovanni Falcone, che dovette lasciare Palermo e affrontare, tra l’altro, un pesantissimo esposto al Csm presentato dal sindaco più antimafioso d’Italia, cioè Leoluca Orlando.
E come si fa a non pensare a Paolo Borsellino, di cui adesso tutti si sentono orfani, soprattutto i suoi colleghi o ex colleghi, quegli stessi magari che avevano indotto lo stesso Borsellino a definire il palazzo di giustizia di Palermo, testuale, “un covo di vipere”.
Allora proviamo ad uscire fuori dal coro e avanzare un’umile proposta. Provocatoria si, ma non offensiva. Anzi. Il 23 maggio e il 19 luglio, anniversari delle stragi di Capaci e via D’Amelio, non dedichiamoli alla “memoria” e ad i “ricordi”. Perché tanto chi vuole ricordare Falcone e Borsellino può farlo sempre, ogni giorno, ogni minuto, facendo semplicemente la persona per bene. No, dedichiamoli ai depistaggi, alle menzogne, alle bugie che grondano ipocrisia e sangue. All’incapacità di chi per anni ha indagato a vuoto, anzi peggio, che ha creduto ad un pentito farlocco come Scarantino, istruito dal famigerato gruppo di poliziotti agli ordini del questore Arnaldo La Barbera.
Venerdì, 20 maggio, l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino e marito di Lucia, ha indicato in aula a Caltanissetta i nomi degli ex pm che istruirono il processo farsa sulla strage, avallando le bugie di Scarantino. Lo ha fatto citando le parole della celebre “canzone del maggio” di Fabrizio De André. Ha detto: “per quanto loro si possono credere assolti, saranno lo stesso per sempre coinvolti”.
Ma cosa dire anche dei tanti altri giudici che hanno inflitto ergastoli a raffica fino in Cassazione su quelle panzane? Su quelle indagini strampalate, sui dubbi rimossi, sui riscontri omessi. Anche loro non saranno sempre coinvolti?
C’è tanto, ora si da ricordare, su questa indelebile pagina nera della giustizia italiana. Eppure pochi lo fanno, nessuno ha un ricordo, una frase, un aneddoto. Che strano. Invece andrebbe fatto, per ridare veramente senso a queste date affogate nella retorica. Dedichiamoli ai depistaggi questi anniversari, alle bugie, alle carriere costruite guardando dall’altra parte. Dedichiamoli a chi si nasconde ancora nell’ombra. Magari serve. D’altronde peggio di così non può andare.