I russi avrebbero usato “una sostanza sconosciuta” ‒ forse armi chimiche al fosforo ‒ contro militari e civili a Mariupol’.
A denunciarlo è stata Ivanna Klympush, presidente della commissione parlamentare per l’integrazione dell’Ucraina nell’UE, dopo le rivelazioni sul campo di alcuni membri del battaglione Azov.
Secondo la formazione paramilitare ucraina di estrema destra ‒ impegnata in una lotta senza quartiere contro le assai più numerose truppe russe nella città portuale ‒ la sostanza proibita sarebbe stata sganciata da un drone di Mosca contro la grande fabbrica di metalli Azovstal.
Sul proprio canale Telegram, il battaglione ha affermato che tre dei suoi combattenti avrebbero subito ferite lievi, soprattutto mancanza d’aria. Uno dei presunti colpiti avrebbe visto fuoriuscire del fumo bianco “dal sapore dolciastro”, mentre un altro ha riferito di essersi sentito incapace di respirare e di essere crollato a terra sentendosi “le gambe come cotone”.
La notizia rimane difficilmente verificabile da fonti indipendenti, dal momento che Mariupol’ è sotto un asfissiante assedio da parte delle truppe di Mosca, intenzionate a conquistare la città per saldare geograficamente la Crimea con il Donbass. Di conseguenza, la presenza di giornalisti e di fonti terze rispetto ai russi o agli ucraini è pressoché nulla.
I Governi di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno incaricato le proprie agenzie di intelligence di esaminare approfonditamente i rapporti sul presunto uso di armi chimiche.
Il Pentagono ha espresso “profonda preoccupazione” per l’accaduto, mentre la ministra degli Esteri di Londra, Liz Truss, ha avvertito sulle conseguenze di “una escalation spietata” della guerra.
Poche settimane fa il presidente statunitense Joe Biden aveva pubblicamente avvisato la Russia che, in caso di impiego di armi proibite in Ucraina, Washington avrebbe risposto, specificando però che “la natura della risposta dipenderà dalla natura dell’attacco”.
Appena poche ore prima del presunto uso di armi chimiche, un portavoce della sedicente repubblica popolare di Doneck ‒ entità russofila sostenuta attivamente dal Cremlino ‒ aveva esortato attivamente Mosca a impiegare armi proibite per “liberare” la città.
Secondo quanto riferito dal sindaco della città, Vadym Boychenko, all’Associated Press, oltre 10.000 civili sarebbero già morti nell’assedio di Mariupol’.
Lo stesso presidente russo Vladimir Putin, che martedì ha incontrato l’alleato bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, ha ammesso che “quello che sta succedendo in Ucraina è una tragedia”. Secondo il capo del Cremlino, tuttavia, “la Russia non aveva altra scelta” se non quella di invadere il vicino occidentale e compiere la cosiddetta “denazificazione” di Kyiv.
Discussion about this post