La Corte Suprema ha respinto mercoledì sera la richiesta dell’ex presidente Donald Trump di impedire agli investigatori del Congresso di ottenere i documenti della Casa Bianca riguardanti le attività di Trump prima e durante l’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio.
La decisione dei nove giudici passata, con 8 voti favorevoli e uno contrario, è stato l’ultimo ostacolo al tentativo di Trump di rivendicare il privilegio esecutivo su centinaia di pagine di documenti richiesti dalla Commissione della Camera che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
A novembre, il giudice del tribunale distrettuale degli Stati Uniti Tanya Chutkan ha stabilito che Trump non l’ha l’autorità di annullare la decisione dell’attuale presidente Biden, che finora ha scelto di rinunciare al privilegio esecutivo sui documenti richiesti dalla Commissione d’Inchiesta. Una giuria di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti a Washington, DC, ha poi confermato la sentenza di primo grado, spingendo Trump a presentare una richiesta di emergenza il mese scorso chiedendo alla Corte Suprema di intervenire.

Ma otto giudici su 9 si sono pronunciati contro la richiesta di Trump, con il solo giudice Clarence Thomas dissenziente. Respingendo le pretese di privilegio esecutivo dell’ex presidente, la decisione della Corte Suprema spalanca le porte alla Commissione d’Inchiesta per ricevere centinaia di pagine di comunicazioni della Casa Bianca, e-mail, messaggi di testo e altri documenti che potrebbero offrire una nuova e potenzialmente significativa tabella di marcia per le attività di Trump e dei suoi consiglieri nel tentativo di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020.
La decisione della Corte Suprema smonta le argomentazioni dell’ex capo di gabinetto di Trump, Mark Meadows e dell’ex guru politico dell’ex presidente, Steve Bannon, i quali si sono entrambi rifiutati di comparire davanti la commissione affermando che erano dispensati dal consegnare i documenti o a rispondere alle domande dei parlamentari della Commissione d’Inchiesta perché vincolati dal privilegio esecutivo dell’ex presidente.
L’opinione, peraltro molto breve, della Corte è stata particolarmente sorprendente poiché solo un giudice, Clarence Thomas, ha votato per ascoltare le argomentazioni degli avvocati dell’ex presidente. Nessuno dei tre giudici scelti da Trump alla corte – Neal Gorsuch, Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh – si è schierato con lui, sebbene Kavanaugh abbia espresso un dissenso limitato convenendo alla fine che i documenti in questione dovessero essere consegnati. Nel respingere la richiesta avanzata dagli avvocati di Trump i giudici federali fanno riferimento al precedente di Richard Nixon affermano che il privilegio decade dal momento in cui decade anche la carica ricoperta.
Ora i National Archives, che hanno tutta la documentazione, dovranno depositarla agli inquirenti della Commissione d’Inchiesta.