Martedì si è conclusa la disputa tra USA e Unione Europea relativa ai sussidi per i produttori di aerei.
Nel 2019 gli USA hanno imposto tariffe sulle esportazioni europee, dopo che l’Organizzazione Mondiale del Commercio ha stabilito che l’UE aveva violato le norme fornendo sussidi illegali alla compagnia Airbus, che ha sede in Francia. Le tariffe americane ammontavano a circa 7.5 miliardi di dollari.
Per tutta riposta l’UE ha a sua volta imposto 4 miliardi in tariffe agli USA dopo che la WTO ha similmente stabilito che gli USA avessero fornito sussidi irregolari alla compagnia americana Boeing. Le tariffe imposte in questa disputa hanno colpito i prodotti più disparati, dal vino francese alle Harley-Davidson, e l’accordo raggiunto oggi prevede che entrambe le parti, USA e UE, sospendano ogni sanzione per i prossimi cinque anni. Deve tuttavia ancora essere negoziato quale sia il limite accettabile di supporto pubblico alle due compagnie, Boeing e Airbus.
È il primo passo nella direzione del rilassamento della tensione nei rapporti commerciali che l’amministrazione Trump aveva creato con i partner europei. Le tariffe erano rimaste uno dei pochi talloni d’Achille delle ultime giornate diplomatiche che Biden ha trascorso nel Vecchio Continente. Quando in conferenza stampa gli è stato domandato come intendesse conciliare il suo messaggio di “ritorno” dell’America al tavolo delle trattative con la permanenza delle sanzioni e tariffe imposte da Trump, Biden aveva risposto seccato: “120 giorni. Datemi un attimo. Mi serve tempo”
Non si è fatto attendere poi molto. Nel meeting di oggi coi leader dell’Unione Europea ha ricordato che “è certamente l’interesse degli USA avere ottimi rapporti con la NATO e l’UE” e “ho opinioni molto diverse dal mio predecessore”.
Permangono ancora, tuttavia, alcune delle tariffe più pesanti che Trump ha imposto all’Unione Europea, su acciaio e alluminio, nonché le limitazioni di viaggio per gli europei verso gli USA, nonostante i confini europei siano quasi pronti alla riapertura agli americani. La questione delle tariffe sui metalli è particolarmente complessa: le tariffe sono piuttosto popolari negli USA, perché hanno contribuito a preservare posti di lavoro, ma sono molto mal viste dall’UE perché sono state imposte invocando il potere presidenziale di gestire “minacce alla sicurezza nazionale”, definizione in cui l’Unione non si riconosce affatto.
La Casa Bianca ha garantito che si tratti tuttavia di una questione di tempo per entrambe le faccende, e che il presidente intenda risolverle entrambe al più presto, ma che oggi non è stato possibile raggiungere un accordo soddisfacente. L’obiettivo, in particolare per quanto riguarda le tariffe sull’importazione dei metalli pesanti, è di raggiungere un accordo entro il primo dicembre.
Nel frattempo, l’accordo di martedì viene proposto come un potenziale “template” per futuri negoziati con la Cina ed è stato benvenuto da entrambe le parti: “questo meeting è iniziato con un passo in avanti sugli aircraft. Apre un nuovo capitolo della nostra relazione perché progrediamo dalla discussione alla cooperazione sulla costruzione di aeromobili, dopo 17 anni di dispute”, ha commentato Ursula Von der Leyen.
Biden e la von der Leyen hanno anche in programma di annunciare l’istituzione di un organo cooperativo tra le due parti che si occupi di commercio, in particolare in ambito tecnologico, per aiutare USA e UE a creare degli standard globali per l’innovazione digitale per contrastare le “pratiche cinesi non di mercato”, secondo quanto spiegato al Washington Post da una fonte interna all’amministrazione, che ha richiesto di rimanere anonima