Nella seconda settimana del processo Minnesota v. Derek Chauvin la corte ha tentato di fare chiarezza su due concetti fondamentali: le cause della morte di George Floyd e la letalità della presa immobilizzante utilizzata da Chauvin. I principali protagonisti sono stati membri del personale medico e di polizia che, attraverso le loro conoscenze tecniche, hanno fornito spiegazioni dal banco dei testimoni. Ciò che è andato in onda dal tribunale della contea di Hennepin è stato quanto di più diverso dalle udienze della prima settimana, colme di commozione e rabbia.
La testimonianza più attesa è stata quella di Andrew Baker, medico legale della Contea di Hennepin. Dopo la sua autopsia del corpo di George Floyd, Baker aveva confermato la morte per omicidio. Nella giornata di venerdì 9, Baker è comparso come testimone davanti alla corte e ha confermato le cause della morte di George Floyd: “arresto cardiopolmonare complicato dall’azione di sottomissione, costrizione e compressione del collo operato dalle forze dell’ordine”. Per Baker, fra le altre cose Floyd soffriva di cardiopatia ipertensiva, una condizione che avrebbe reso il suo cuore più grande del dovuto. Chi soffre di questa patologia necessita di più ossigeno per far funzionare il cuore e, per Baker, l’adrenalina causata dalla colluttazione e l’ostruzione del collo provocata dal ginocchio di Chauvin, “sono state più di quanto Mr. Floyd potesse sopportare in virtù delle sue condizioni cardiache”.
Durante la cross-examination portata avanti dall’avvocato della difesa Eric J. Nelson, Baker ha affermato che Floyd aveva una concentrazione potenzialmente fatale di fentanyl in circolo. Incalzato dalle domande della difesa, il medico legale ha tenuto a sottolineare che la concentrazione di sostanze stupefacenti non si prestano ad interpretazioni oggettive ma devono essere studiate in relazione alla persona che le assume. È probabile che, concentrazioni così alte non fossero fatali per Floyd, ormai dipendente da tempo. Per Baker, droga e problemi cardiaci hanno contribuito alla morte ma l’intervento di Chauvin è stato fondamentale.
Per tutta la settimana, la difesa ha provato a dare credibilità alla teoria della morte per overdose da fentanyl. Tutti i medici interpellati nel corso delle giornate hanno concordato con l’autopsia di Andrew Baker: Lindsey C. Tomas, Martin J. Tobin, Bill Smock hanno parlato di “asfissia”, fra loro è volata anche la parola “omicidio”. Nonostante questo, Nelson ha tentato di mettere alle strette di testimoni. Riferendosi alla dottoressa Thomas, patologa forense, Nelson le ha posto una domanda ipotetica, “Trovi una persona [morta] a casa, nessuna lotta con la polizia, la persona non soffre di problemi cardiaci. Se tu trovassi fentanyl e metanfetamine nel sistema di questa persona a questi livelli [quelli di George Floyd], certificheresti la causa di morte come overdose?”. Per la Thomas “in assenza di altre realtà, si, la considererei un’overdose”, ma ha tenuto a precisare che, per ciò che concerne Floyd, l’azione della polizia è stata fondamentale nella morte.

La difesa, a gennaio aveva chiesto un secondo esame del veicolo di George Floyd. Chiamate a testimoniare, McKenzie Andreson e Breahna Giles hanno confermato la presenza di residui di pasticche di fentanyl negli interni della macchina. In un successivo studio, la Andreson ha trovato tracce del DNA di Floyd nei frammenti. Queste nuove scoperte sembrano aver sorpreso il giudice Peter A. Cahill.
La prima parte della settimana, invece, ha visto membri della polizia di Minneapolis salire sul banco dei testimoni. Una testimonianza straordinaria è stata offerta da Medaria Arradondo, capo della polizia di Minneapolis. Per lui, Derek Chauvin ha violato le politiche del dipartimento della polizia utilizzando la mossa di costrizione su George Floyd, “non è qualcosa che insegniamo”. Chauvin si sarebbe dovuto fermare quando Floyd smise di opporre resistenza all’arresto. Anche Jody Stiger, esperto della polizia di Los Angeles chiamato a testimoniare, non vi era bisogno di usare forza su George Floyd e l’azione di Derek Chauvin è da considerare “uso letale della forza“.
Nonostante le nuove prove sull’utilizzo di fentanyl e sulla concentrazione di droga nel sangue di Floyd, la difesa non è riuscita ad arginare le testimonianze fiume di Arradondo e Baker, i due testimoni chiave della settimana. Le evidenze a favore dell’omicidio e della cattiva condotta di Chauvin pongono fine ad una settimana all’insegna dell’expertise tecnica, laddove la prima aveva dato ampio spazio alle emozioni dei bystanders.