Troppo in ritardo e senza più un minimo di credibilità Donald Trump pronuncia il discorso che qualsiasi altro presidente della storia USA, che non avesse voluto scatenare una insurrezione contro il Congresso, avrebbe già fatto il 6 gennaio. Invece, Trump, dopo che in quel fatidico giorno chiamò “patrioti” i terroristi scatenati col suo incendiario discorso contro il Capitol, dicendo anche che “li amava”, dopo l’assalto e i morti, ecco che è costretto al dietrofront ma solo dopo che il Congresso approva l’impeachment per la seconda volta. Trump deve sentire già la rabbia, oltre dei 10 congressman della Camera repubblicani che hanno votato l’impeachment, anche di quella dei senatori repubblicani, forse già più di 17 che potrebbero condannarlo.
Così in un video che non può mettere più su twitter o facebook – spunta però su youtube, nel canale della Casa Bianca- e deve consegnare ai network sperando che lo mandino in onda, finalmente chiama alla pace e all’unità e condanna la violenza in ogni forma e dice che nessuno può rappresentare il suo movimento politico con la violenza …
Una settimana fa i suoi supporter li aveva mandati a marciare verso il Capitol perché le “elezioni gli erano state rubate” e dicendo “marcerò con voi… dovete lottare perché senza la lotta non otterrete nulla”… E ancora, dopo che in un video aveva già visto come i suoi seguaci stessero aggredendo i poliziotti, eccolo twittare contro Pence che aveva tradito la causa di ribaltare le elezioni alla faccia della Costituzione… Sono dovuti trascorrere sette giorni per Trump finalmente pronunciare le parole che non è riuscito a dire per una settimana!
Adesso, forse, più che i consiglieri che non ascolta mai, saranno stati i figli disperati dal terrore di finire con lui in galera, a convincerlo. Chissà. Che Trump continui ad essere un presidente pericoloso per la democrazia, si nota quando nel discorso non c’è neanche una parola sul riconoscimento della vittoria di Joe Biden nelle ultime elezioni. Nulla, perché anche dopo l’assalto al Capitol, dopo i morti, dopo che nessun giudice per due mesi, anche quelli da lui nominati, gli ha voluto concedere una apertura su frodi inesistenti e inventate per lui dalla banda Giuliani, ecco ancora Trump insiste e continua a non riconoscere la democrazia!
Il 13 gennaio, giornata storica del secondo impeachment, Trump alla fine resta Trump, quello che prima delle elezioni diceva a muso duro che o vinceva lui queste elezioni o sarebbe stato tutto un imbroglio. Col piglio del dittatore lo diceva, quello che continua a resistere anche quando sa benissimo che questo può spingere alla violenza migliaia di americani che credono a tutte le menzogne che lui ripete e che si immolerebbero per il loro “guru”, pronti a sostenerlo sempre anche quando, come diceva già nel 2016, lui si mettesse a sparare sulla Quinta Avenue!
Quindi, a parte il discorso anti violenza che speriamo comunque possa calmare i più esagitati, Trump resta il peggior presidente della storia degli Stati Uniti che ora si merita, unico commander in chief in quasi due secoli e mezzo di democrazia americana, il secondo impeachment e quindi anche la condanna non solo del Senato, ma quella definitiva della storia
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