Antonino Spirlì è diventato presidente ad interim della Regione Calabria in seguito alla morte della presidente Jole Santelli il 15 ottobre 2020 (si terranno elezioni per rinnovare il consiglio regionale nell’aprile del 2021). Entrato in carica, Spirlì ha accusato il governo di aver distrutto il sistema sanitario della sua regione, lasciandolo impreparato ad affrontare la crisi del Covid-19.
Questa è stata la sua reazione alle sollecitazioni da parte di alcuni componenti della coalizione di governo e dei media di nominare un nuovo commissario per governare il sistema sanitario calabrese in sostituzione del ex-generale dei carabinieri Saverio Cecchinelli, costretto a dimettersi con l’accusa di non aver fatto nulla per fronteggiare la pandemia. Dal 2009 il governo nazionale nomina commissari per la gestione del sistema sanitario calabrese piuttosto che di affidarlo ai governi regionali, nel timore dell’infiltrazione da parte della criminalità organizzata e per via delle indagini giudiziari in atto.
Alcuni membri del governo centrale, parte dei media, e il movimento flash-mob di sinistra denominato “Le Sardine”, hanno auspicato la nomina di Gino Strada al commissariato. Strada è il fondatore dell’organizzazione umanitaria no-profit “Emergency”, che assiste vittime civili di guerra e della povertà. Secondo questi la fragilità e lo sottosviluppo del sistema sanitario calabrese potrebbe portare ad un imminente collasso provocato da Covid. In realtà, i livelli di contagio e dei decessi in Calabria sono stati costantemente i più bassi tra le regioni italiane.
Spirlì si è infuriato per il sostegno dato alla nomina di Strada: “… siamo una delle regioni italiane e non vogliamo essere trattati come un paese in guerra, come un paese del terzo e quarto mondo. … I calabresi hanno il sacrosanto diritto di gestire la propria sanità.” Ha proseguito imputando le inadeguatezze del sistema sanitario calabrese alla gestione del governo centrale.
Le forti critiche di Spirlì sono state appoggiate dal suo partito e dai suoi alleati, attualmente all’opposizione nel parlamento nazionale, costringendo il governo a mettere in campo una serie di candidati alla carica di commissario. Questi hanno rifiutato o sono stati costretti a ritirarsi fino a quando l’ex capo della polizia Guido Longo non ha accettato l’incarico il 27 novembre. Nel frattempo Emergency ha allestito un ospedale da campo nella città di Crotone. Non è sfuggito all’attenzione che il commissario precedente, ex-Carabiniere, è stato ora sostituito da un ex-capo della polizia, confermando implicitamente la logica “emergenziale” che il governo italiano ha adoperato per governare il sud almeno dall’inizio degli anni ’90.
Spirlì appartiene alla Lega, e governa la Calabria in coalizione con altri partiti di destra. È entrato in politica dopo una carriera di successo come attore, regista teatrale e sceneggiatore televisivo per la società mediatica Mediaset e la RAI. Ha lavorato anche come giornalista e ha una rubrica fissa sul quotidiano di centrodestra ‘Il Giornale’. Nel 2011 ha pubblicato il suo primo romanzo, Diario di una vecchia checca.
Gli interventi di Spirlì riflettono un più ampio risveglio di orgoglio regionale: i calabresi di tutte le convinzioni politiche sono sempre più risentiti per essere stati tacciati nel resto del paese come appartenenti a una regione ‘fallita’, assediata dalla ‘Ndrangheta e cronicamente afflitta dai due mali della povertà e dell’emigrazione. La posizione di Spirlì rappresenta un vero e proprio allontanamento dalle origini della Lega, ex-Lega Nord, che derivò il suo consenso prevalentemente dai pregiudizi anti-meridionali quando fu fondato nel 1991. Tuttavia, il governo regionale di Spirlì ha potuto attingere al latente risentimento calabrese, ponendosi come l’alfiere di una rinascita regionale contro i pregiudizi nei confronti dei calabresi nel resto d’Italia.
Di recente ho avuto modo di parlare con il dott. Spirlì sulla pandemia di Covid-19, di fare il punto sulla situazione attuale della Calabria, e su come vede il futuro della sua regione.
Che pensa della decisione del governo nazionale di continuare con la pratica di nominare commissari per gestire il sistema sanitario della Calabria?
“Queste nomine hanno peggiorato la situazione perché peraltro nascono da un pregiudizio, il pregiudizio nato 11 anni fa sulla falsa verità che tutta la politica fosse mischiata, diciamo mescolata al malaffare. In questi anni quello che è stato prodotto dal commissariamento è una voragine nei bilanci una totale cecità nei confronti del progetto sanitario perché gli ospedali non sono non sono stati aperti, ma addirittura sono stati chiusi ospedali di tradizione. Ma addirittura sono stati chiusi ospedali di nuova costruzione con strumentazioni appena acquistate e mai utilizzate, quindi con uno spreco drammatico di denaro, poi, man mano che il personale sanitario è andato in pensione, non c’è stato il ricambio. Quindi tutti i medici in pensione non sono stati sostituiti, infermieri, tecnici, eccetera. E c’è anche un’altra sciagura, cioè il numero chiuso nelle università per le facoltà di medicina, per cui cosa succede, che addirittura abbiamo una sorta di restrizione ad imbuto fitto degli iscritti e quindi poi degli specializzati e quindi si è creato veramente una sorta di deserto nella sanità che veramente ha offeso questi territori”.
Come ha reagito la Calabria all’epidemia di Covid-19?
“La nostra solidarietà, la nostra fratellanza ci ha consentito di uscire indenni, oserei dire con numeri molto bassi. Fortunatamente qui ancora esiste anche questo rispetto della famiglia, per cui difficilmente si trovano anziani abbandonati a se stessi e anche i numeri del Covid-19, possiamo dire di averli avuti sempre tra i più bassi di tutte le regioni d’Italia perché l’attenzione e la solidarietà che c’è stata anche tra i vicini, nei piccoli paesi, e anche nelle città ha consentito la non solitudine e il non isolamento e un’attenzione rapida a bisogni dell’altro, per cui preso per tempo, il paziente che è stato contagiato dal Covid si è salvato prima”.
Cosa può dirci sulla situazione della sanità in Calabria?
“Anche se ci sono tutta una serie di polemiche sulle strutture sanitarie che sono reali, perché ci hanno anche voluto un po’ deprimere da questo punto di vista, però le posso assicurare che noi abbiamo delle eccellenze sanitarie con degli ospedali, le dico il Mater Domini di Catanzaro è il secondo ospedale in tutta l’Italia, non solo per il numero di interventi di cardiochirurgia, ma è più richiesto, per cui molti pazienti vengono dalle altre regioni. Al GOM di Reggio Calabria, grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, è stata portata una delle terapie contro il Covid, peraltro, non invasiva ma in aerosol che ha dato 19 pazienti su 20 guariti senza essere intubati e oggi viene utilizzata e sperimentata negli Stati Uniti dove ci sono grandi numeri, per cui sarà quanto prima una delle terapie riconosciute quali migliori proprio per uscire dal Covid. C’è l’ospedale Sant’Anna Catanzaro che ha salvato veramente migliaia di vite per quanto riguarda, anche la cardiochirurgia e non solo, la chirurgia d’urgenza. Sono tutti ospedali di grande pregio. Come loro ce ne sono veramente tanti e le posso assicurare siamo primi nel oculistica, c’è una sanità di grande eccellenza, poi ci sono delle crisi negli ospedali più periferici, ma purtroppo quella è una cosa che ci accomuna a tantissime altre regioni non solo d’Italia”.
Criminalità organizzata, un problema solo in Calabria?
“In questi ultimi anni e soprattutto in quest’ultimo periodo la Calabria ha dimostrato di volersi liberare anche di una immagine che viene dall’azione di una piccolissima parte della popolazione che è quella parte più deprecabile, che è la malavita, che però come il Covid condividiamo con il resto del mondo perché non c’è un paese nel mondo dove non ci sia la malavita. Io dico che quando una parola si può tradurre in tutte le lingue del mondo è perché in tutti i territori del mondo quella cosa esiste poi a seconda del territorio, prendi un nome differente, però riguarda tutti, la cattiveria, l’odio, hanno traduzione in tutte le lingue del mondo così come anche la malavita. Poi per una questione di non lo so, se di comodità o di che, la parola mafia nata in Sicilia è arrivata nel mondo, la parola Ndrangheta arrivata nel mondo, però noi sappiamo che esiste la malavita giapponese, cinese, ebraica, russa, americana, e che non hanno una sola madre o un solo padre, ma nascono proprio come fatti, diciamo, territoriali. Del resto i primi due figli erano Caino e Abele, uno era buono ed uno era cattivo”.
Esiste un preconcetto contro la Calabria?
“Di volta in volta alcuni sentono la necessità di trovare un capro espiatorio che sia lontano dagli altri territori, e la Calabria è stata sempre considerata, e non a ragione, l’ultima delle regioni.
Le notizie brutte sulla Calabria le danno quelli che la Calabria la odiano o per invidia, perché basta venire in questa terra per capire quanta dignità e quanta nobiltà in questi anni, si è svegliata e ha preso finalmente piede. Io vedo bene aziende, vedo bella gente, vedo belle case, e vedo una bella gioventù studiosa, e poi chiaramente c’è quello che esiste in tutto il mondo una globalizzazione, purtroppo anche di cose negative. Che però ripeto pur scandalizzandomi molto, non posso considerare identitarie solo di questo territorio. Poi i ragazzi nostri vivono il McDonald’s come lo vivono i ragazzi della Cambogia o della Russia, nello stesso tempo però hanno anche le zeppole della nonna e fanno una volta una cosa, una volta l’altra”.
Cosa sta facendo il suo governo per la Calabria oggi?
“Noi noi stiamo, soprattutto questa ultima amministrazione, si è rivolta molto alle imprese dando tutta una serie di incentivi e anche in questo momento drammatico del Covid-19 la presenza della dell’amministrazione regionale si è fatta sentire anche prima di quella del governo centrale per cui aiuti alle piccole imprese, alle imprese in generale. Poi abbiamo una agricoltura con la parte della florovivaistica che è veramente ormai di portata internazionale. Ma anche la nostra agricoltura viene seguita passo passo con con bandi appositi, con assegnazione di Fondi particolari. L’enogastronomia è seguita alla grande, il lattiero-caseario è seguito alla grande. Fermo restando che tutti i prodotti identitari hanno una attenzione particolare proprio perché noi teniamo molto al mantenimento di una tradizione”.
Prima di diventare presidente ad interim, lei è stato ministro della cultura e del patrimonio culturale. Quali iniziative ha preso il tuo governo a livello culturale?
“Da un punto di vista proprio della cultura le dico che gli aiuti che ho predisposto assieme alla precedente presidente Santelli, sia alle compagnie produttrici di teatro che a coloro che si occupano della distribuzione teatrale, sia attraverso la Film Commission, all’industria cinematografica calabrese che peraltro fino a oggi ha spesso ospitato ma poco prodotto.
Il pensiero è quello di portarla proprio a produrre, oltre di ospitare. E’ un progetto assolutamente molto importante. Noi andremo via tra qualche mese, purtroppo per la tragedia che è successa alla presidente Jole Santelli. Ma io sto lavorando in questi giorni, in queste settimane per completare almeno la prima fase del progetto che è quella di definire le linee guida per la nascita della scuola delle Arti, quindi di recitazione, danza, e soprattutto di formazione professionale, per tutte quelle professioni necessarie al teatro e al cinema che sono quelle tecniche, dalla regia al montaggio, la preparazione degli operatori, quindi degli operatori della ripresa, della sartoria, le scenografie, eccetera. Quindi riprendendo peraltro una tradizione che in Calabria si era ben organizzata fino a qualche decennio fa con una Accademia d’arte drammatica della Calabria che ha fatto nascere una bella generazione, anzi due belle generazioni di attori che ormai lavorano in campo, non solo nazionale, ma anche internazionale, e che sono apprezzati e conosciuti e che noi vediamo molto spesso nei grandi schermi e anche in televisione con la Cinetelevisione. Quindi va ripresa subito queste attività per chi verrà dopo di noi, se saremo noi, se saranno altri, ma troveranno già le linee guida tracciate e i giovani non avranno più la necessità di fare quello che ho dovuto fare io 40 anni fa, quando ho deciso di fare l’attore e chiaramente dovetti partire e andare a trasferirmi a Roma. Grazie a questo progetto che io porto avanti, ma che Jole ha voluto, che è proprio quello di creare una industria del cinema in Calabria, riusciremo a trattenere sul nostro territorio, magari farli rimanere qui è consentigli di lavorare alla grande.
Cosa può dirci del patrimonio naturale e culturale della Calabria?
“La Calabria vanta un patrimonio ambientalistico pazzesco tutto da scoprire e che oggi si è organizzato in maniera eccellente. Noi abbiamo tre parchi nazionali: Pollino, Sila e Aspromonte, un parco regionale che è quello delle Serre con un patrimonio flora-faunistico veramente incredibile. Peraltro il nostro le nostre montagne che sono appenniniche e alpine perché in alcuni punti sono anche parti di Dolomite, quindi consegnano al visitatore una ricchezza che è unica. Noi abbiamo fino Aspromonte la felce più antica, le cui origini derivano dalla preistoria è ancora presente in alcuni punti del nostro Aspromonte. Abbiamo un passaggio incredibile anche di volatili che si fermano in questa nostra terra dagli aironi cinerini, ci sono dei passaggi incredibili, il falco pellegrino, ci sono delle aquile. Siamo veramente ricchi di piante e animali, come forse nessun altra regione.
Sulla questa ricchezza si incista poi la storia d’identità, perché la Calabria è terra di religioni che si incontrano che lasciano il segno. La prima Sinagoga di cui rimangono i resti bellissimi, alcuni mosaici unici, costruita a Bova Marina, è il primo segno dell’arrivo degli israeliti in Calabria e noi abbiamo decine e decine di Giudecche in Calabria, alcune che vengono recuperate in questo momento e poi dei passaggi importanti per quanto riguarda la religione ebraica perché i Rabbini di tutto il mondo vengono tutti gli anni a scegliere i migliori cedri per la festa di Sukkot. Abbiamo le nostre chiese ortodosse bizantine, quindi noi abbiamo sia la chiesa presente ancora con i suoi Papas e con i suoi Pope, sia la chiesa greca, che quella russa. Abbiamo le nostre Chiese cristiane cattoliche, abbiamo la chiesa greca per gli Albanesi con la presenza dei rappresentanti di quella chiesa che è Cattolica ma di rito greco. Quindi voglio dire e poi e poi insomma ci sono altre ci sono i Valdesi, zona occitana Guardia Piemontese, quindi e ripeto, c’è una tale ricchezza. E poi noi abbiamo i nostri Borghi che sono dei piccoli paradisi dall’area grecanica, a quella arbereshe, tutte le aree interne. Sono meravigliosi perché peraltro dal borgo della montagna che chi si affaccia alla finestra vede il mare sia lo Jonio che il Tirreno. Io credo che chi torna, se torna per rilassarsi, ne ha la possibilità, se vuole fare impresa, questa terra è veramente in questo momento una sorta di Eden anche per chi vuole fare impresa”.
Che cosa succede oggi in Calabria?
“Le attività commerciali e le attività, adesso anche industriali, che sono nate in Calabria in questi ultimi anni sono pazzesche e abbiamo delle unicità che altre regioni non hanno. Ma hanno dovuto faticare i nostri imprenditori. I vini calabresi sono ormai premiati in tutto il mondo, l’olio calabrese oggi è premiato in tutto il mondo, la liquirizia calabrese è unica, il bergamotto calabrese è unico allora e non sono solo questi, perché noi andiamo da prodotti dell’enogastronomia a prodotti articoli, e abbiamo dei manufatti industriali che sono veramente ormai alla portata e girano per il mondo e si sa che sono calabresi. Quindi vuol dire che la Calabria, negli ultimi tempi ha avuto una sorta di rigurgito di dignità che la sta portando ad essere non solo allineata ad altre regioni, ma per molte cose a superarle”.
E’ ottimista sul futuro della Calabria?
“La Calabria è una terra dove l’identità è una treccia d’identità, che noi abbiamo, in ogni goccia di sangue calabrese, ce ne sono almeno una dozzina di sangue che arriva da tutte le parti da quello ebraico, a quello greco, a quello Ottomano, a quello nordafricano a quello goto che arriva comunque dall’Europa dell’est, quello latino e poi quello bruzio e italico che erano dei nostri territori, quello francese angioino, spagnolo, svevo normanno. Quindi lei capisce che siamo dei meravigliosi bastardi ma nello stesso tempo abbiamo raccolto il meglio, voglio credere. E a volte anche un po’ di peggio di tutte le popolazioni per cui siamo forse uno dei pochi popoli internamente cosmopoliti e plurietnici.
La soluzione ai problemi calabresi sta nel dare più possibilità ai calabresi e di operare e non non essere costretti a operare sotto un commissario. Il popolo calabrese deve recuperare quella bella belligeranza, quella capacità di lottare e di imporre, con garbo, con cortesia, come è successo sempre. I nostri contadini potevano essere analfabeti, ma sono sempre stati garbati, cortesi e gentili. Io ritengo che quella bella prepotenza nelle braccia che ha consentito di arare i terreni più duri e più scoscesi, dobbiamo oggi trovarla nella dialettica per entrare nel mondo della comunicazione in maniera diversa e cancellare il negativo che altri vogliono dipingere su questa Terra”.
Se dovesse scrivere un libro sulla Calabria che titolo gli darebbe?
“Io darei un titolo con un hashtag perché ormai girano più gli hashtag sui social: farei un hashtag #Calabria bella per sempre”.