Una scoperta straordinaria, quella annunciata dal Ministero dei beni Culturali italiano: un vero e proprio fast food, con tanto di pietanze ancora conservate e con i banconi di vendita dipinti di giallo intenso. Proprio i colori che ricordano un McDonald’s, la famosa catena di ristoranti nata in California negli anni 40. Ma questo ristorante, che serviva cibo veloce ha quasi 2000 anni ed è stato scoperto dagli specialisti del Parco archeologico di Pompei nel corso di una campagna di scavo nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79d.c.
UN MONDO CHE SI È FERMATO QUASI DUEMILA ANNI
Quel giorno di agosto metri di cenere vulcanica seppellirono tutto, uomini e cose restituendoli perfettamente conservati quasi in ogni minimo dettaglio. Negli ultimi tre secoli, questa affascinante città sepolta è stata lentamente riportata alla luce: gli archeologi hanno riscoperto un mondo che si è fermato a quasi duemila anni fa e, con esso, la storia dei suoi abitanti. Oggi viene alla luce pure questo prototipo di ristorante chiamato ‘Termopolio’, una parola latina che indica un luogo dove si vendono cibi pronti da consumare, una bottega che può essere paragonata ad un moderno fast food.
COLORI TALMENTE ACCESI DA SEMBRARE TRIDIMENSIONALI
La prima cosa ad emergere dallo scavo sono state le decorazioni del bancone: l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e una illustrazione che funzionava da insegna del locale. Emerse anche pregevoli scene di nature morte con rappresentazioni di animali, gli stessi che probabilmente venivano serviti nel ristorante. Stupiscono anche la qualità dei colori, talmente accesi da sembrare tridimensionali. Stupefacente pure il ritrovamento di recipienti con tracce di alimenti che venivano venduti ai pompeiani che usavano consumare spesso alimenti cucinati all’aperto nei pressi di questo tipo di locande.
SCAVO CON METODOLOGIE ALL’AVANGUARDIA
“Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un itero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti – ha dichiarato Massimo Osanna, Direttore Generale ad interim del Parco archeologico di Pompei – All’opera è un team interdisciplinare composto da: antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo: alle analisi già effettuate in situ a Pompei saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia (contenitori in terracotta)”.
SCOPERTE ANCHE OSSA UMANE
Nell’ambiente sono state scoperte anche ossa umane e materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Il piano pavimentale di tutto l’ambiente è costituito da uno strato di cocciopesto (rivestimento impermeabile composto da frammenti in terracotta), in cui in alcuni punti sono stati inseriti frammenti di marmi policromi (alabastro, portasanta, breccia verde e bardiglio).
Lo scavo sarà portato a termine per riportare alla luce tutto l’ambiente in modo da proteggere con un restauro adeguato l’intero contesto. Mentre i reperti prelevati saranno ulteriormente analizzati in laboratorio tramite indagini specifiche che permetteranno di affinare sempre più i dati e quindi la conoscenza del Termopolio, del sito e soprattutto delle abitudini alimentari degli antichi abitanti di Pompei.
SI CONTINUA A SCAVARE E SI FANNO SCOPERTE STRAORDINARIE COME QUESTA
“Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, – spiega soddisfatto il Ministro dei Beni e per le attività culturali Dario Franceschini, commentando le nuove scoperte della Regio V negli scavi di Pompei – oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati al mondo in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa”.