Tutto incomincia nel Febbraio 2014 quando il governo Ucraino, guidato dal Presidente filo-russo Viktor Yanukovich, viene rimpiazzato dal governo filo-americano di Poroshenko. Quest’ultimo, in cambio di un supporto militare Statunitense per combattere la guerra in Crimea contro la Russia, crea il National Anti Corruption Bureau (NABU) con l’obbiettivo di ridurre la corruzione nel paese. Uno dei primi provvedimenti del NABU è il licenziamento di Viktor Shokin, procuratore del governo Ucraino. Quest’ultimo era nel bel mezzo di un’investigazione nell’azienda energetica Burisma Holdings, la quale aveva recentemente posizionato nel proprio board il figlio dell’allora Vice Presidente Americano Joe Biden: Hunter Biden. È da qui che nascono i primi sospetti sul ruolo che potrebbe aver giocato Joe Biden nel licenziamento di Shokin e nel successivo appuntamento del nuovo Procuratore Lutsenko. Possibile che l’ex Vice Presidente Americano abbia utilizzato il suo potere – minacciando di trattenere fino a 1 miliardo di dollari di fondi Statunitensi destinati all’Ucraina – per salvare il proprio figliolo da un’investigazione che l’avrebbe messo nei casini? Fatto sta che anche con l’appuntamento di Lutsenko, i sospetti su Burisma Holdings e i Biden non spariscono. Nel Novembre 2018, l’avvocato personale di Donald Trump – Rudy Giuliani – viene contattato da Shokin e Lutsenko che lo informano di possedere informazioni danneggianti sull’ex Presidente Americano Joe Biden.
Giungiamo dunque ai giorni nostri. Lo scorso Aprile, Poroshenko perde la Presidenza all’attore “servo del popolo” Vlodomyr Zelensky. L’amministrazione Trump, ormai in piena campagna elettorale per l’elezione Presidenziale del 2020, entra subito in contatto con il nuovo Presidente per assicurarsi che Lutsenko – portatore di informazioni danneggianti verso il probabile sfidante di Trump nel 2020, Joe Biden – rimanga procuratore del governo Ucraino. Zelensky però, agendo in maniera contraria rispetto ai consigli provenienti dall’America, licenzia Lutsenko e mette “uno dei suoi” al suo posto. È in questo momento che avviene la famosa telefonata tra Trump e Zelensky in cui The Donald “chiede un favore” al Presidente Ucraino. Il favore, come dimostrato dal testo della telefonata rilasciato dalla Casa Bianca la scorsa settimana, è appunto la ripresa dell’investigazione nella Burisma Holdings da parte del governo Ucraino. Più specificamente, Trump e Giuliani vogliono far emergere le prove necessarie per dimostrare che Joe Biden ha avuto un peso significativo nel licenziamento di Shokin per proteggere le operazioni illecite di suo figlio Hunter. Sempre durante questo lasso di tempo, Trump decide di trattenere 400 milioni di dollari di assistenza militare dalle casse del governo Ucraino. I democratici sostengono che Trump abbia trattenuto i fondi per mettere in difficolta il neo Presidente Zelensky, forzandolo a riprendere l’investigazione nella Burisma Holding e nei Biden. Trump nega tutto attraverso il suo profilo Twitter, accusando i Democratici di “molestia presidenziale” e “fake news”.
Fatto sta che stavolta i Democratici hanno preso la faccenda sul serio e hanno dato il via libera a una procedura d’impeachment che tormenterà il Presidente degli Stati Uniti almeno fino alle prossime elezioni, se non oltre.
I Democratici hanno già mandato un subpoena al Segretario di Stato Mike Pompeo, obbligandolo a produrre entro 7 giorni dei documenti riguardanti i rapporti tra l’amministrazione Trump e il governo Ucraino. In aggiunta, hanno anche informato 5 figure chiave che saranno presto interrogate sulla vicenda Ucrainagate per via del loro ruolo chiave nelle relazioni internazionali statunitensi o perché sono state direttamente menzionate nel Whistleblower report uscito Giovedì scorso. Questa lista al momento comprende: Marie L. Yovanovitch, ex ambasciatrice americana in Ucraina; Kurt D. Volker, inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina; George Kent, un vice assistente segretario di stato per i rapporti Europei; T. Ulrich Brechbuhl, un consigliere del dipartimento di Stato; e Gordon Sondland, ambasciatore all’unione europea. Insomma, una schiera di nomi che dovrebbe aiutare i Democratici a fare chiarezza sulle tante ombre che ancora circondano la vicenda Ucrainagate. Ne sapremo presto delle nuove, tenetevi pronti.