Dunque secondo Roberto Saviano (il suo savonaroliano monologo su Repubblica TV) uno Stato autoritario è quello in cui la magistratura applica la legge. Perché, a suo dire, ci sono leggi balorde che contrastano con leggi universali, di ordine superiore: e non vanno allora rispettate. Ma chi le emana queste leggi universali? Non un Parlamento (che nel 2010 istituì il reato di immigrazione illegale), non una maggioranza popolare (che è chiaramente contraria all’immigrazione illegale).
Ecco, proprio questo è il punto. Come ogni sistema imperialista, il liberismo e le sue stampelle liberal presumono che i popoli non possano scegliere il modo in cui intendono organizzarsi socialmente e tanto meno il proprio destino, neppure quando non intendono imporlo ad altri: devono invece uniformarsi a dei valori assoluti. Scelti da chi? Domandatevelo: chi è che ha deciso che sia obbligatorio accogliere non solo i profughi che fuggano da una guerra o evidenti persecuzioni (quello lo hanno deciso le Nazioni Unite con la Dichiarazione del 1948 e con la Convenzione di Ginevra del 1951) bensì anche un numero illimitato di migranti economici in cerca di benessere all’occidentale e che neppure si assoggettano a regolari pratiche di immigrazione e a verifiche della loro volontà di integrarsi? Da dove viene questa ansietà, senza precedenti nella Storia, di favorire in qualsiasi modo la mobilità sociale, lo sradicamento di massa, l’appiattimento culturale? Non è strano che abbia luogo in tempi di globalizzazione forzata, con multinazionali più ricche degli Stati che pretendono la libera circolazione dei capitali, delle merci e dei lavoratori e i cui osceni profitti sarebbero impossibili se esistessero ancora rigide frontiere e controlli doganali?
È stato bello sognare che i popoli della terra cercassero e raggiungessero un accordo su alcuni princìpi condivisi; purtroppo non è più possibile. I valori universali (eterni, “naturali” o divini, indiscutibili) hanno preso il posto dei valori condivisi; e chiunque oggi parli di internazionalismo o universalismo sta oggettivamente promuovendo l’omogeneizzazione planetaria. Anche i diritti umani sono stati svuotati, strumentalizzati dal neocapitalismo per affermare la priorità degli individui sulle comunità e dell’individualismo sulla solidarietà, oltre che per far dimenticare alla gente che da soli i deboli non possono far altro che farsi sfruttare e che il diritto fondamentale, senza il quale gli altri diritti mai potranno venire garantiti, è quello economico. Prima l’eguaglianza economica, poi la libertà; e chi dice “tutte e due insieme” sa che non è possibile e vuole solo la libertà, che in assenza di eguaglianza è sempre e solo la libertà dei più forti, furbi o fortunati di dominare gli altri. Oltre tutto i diritti umani sono diventati sostanzialmente il diritto degli oppressi di scappare davanti agli oppressori con l’aiuto di qualche ONG invece che di resistere e combattere; oppure, unica alternativa, di accettare la protezione americana in cambio del suo consumismo compulsivo.
Penso sia necessario chiarire (qualche decennio fa sarebbe stato ovvio) che i diritti non si regalano e non ce li si fa regalare, e che se vengono donati non saranno mai dei diritti bensì concessioni o licenze, revocabili. I diritti bisogna prenderseli e se per prenderseli occorre trasgredire una legge, la si trasgredisce e si accettano la responsabilità e le conseguenze della trasgressione, per poi ottenere il consenso necessario per cambiare la legge; e se non lo si ottiene, evidentemente la legge non deve cambiare e quel diritto non era un diritto. È il grande insegnamento di Socrate, che guardava al di là del singolo episodio, consapevole che la deregulation morale e giuridica è socialmente molto più dannosa delle cattive norme o leggi; da buon liberal Saviano pretende invece trasgressioni autorizzate, illegalità impunite e impunibili, e tutto in nome di diritti sui quali un consenso ancora non c’è. No, non esistono diritti universali: soltanto diritti locali, alcuni dei quali (pochi) condivisibili a livello planetario; e che in ogni caso ciascun popolo, ciascuna comunità deve conquistarsi da sé e per sé, con la lotta, con l’organizzazione e se necessario con la forza. Il resto è colonialismo.