Nel luglio 2013 (ben 5 anni fa!!!) venne istituito il “Registro Tumori” nell’ASL NA 2 Nord, un territorio comprendente comuni tra i più interessati dal fenomeno degli sversamenti e dei roghi tossici.
Già allora, per poter portare a termine i lavori di registrazione, si sottolineava l’esigenza di avere tempo, personale, strumenti e risorse economiche che erano carenti; si leggeva infatti in delibera: Istituito Registro Tumori all’Asl Napoli 2 Nord, ma per attuarlo servono risorse, infatti “…la sua concreta operatività è connessa all’effettivo reclutamento di personale (oggi impossibile), all’acquisizione di attrezzature (in relazione alle possibilità di bilancio, oggi limitate) e, soprattutto, agli adeguamenti logistici, che richiedono cospicui investimenti attualmente non sostenibili con le risorse di bilancio.”
Ebbene dopo 5 anni sono stati comunicati i dati relativi a tutto il 2013…(dico 2013! ) in attesa della validazione dell’AIRTUM.
La domanda, da medico di famiglia, allora sorge spontanea: – dal momento che per avere dei dati “scientificamente validi” abbiamo bisogno di tempo e di numerose risorse umane, economiche e strumentali (quando è costato fino ad adesso il Registro Tumori per avere dati non ancora fruibili???) , – considerato che spesso il decisore politico per poter orientare gli investimenti e intraprendere azioni rapide a tutela della salute dei cittadini (soprattutto in termini di strategie per la prevenzione primaria e secondaria) ha bisogno di notizie “reali”, a volte anche “alla mano”…ma sicuramente attendibili, mi chiedevo come mai ancora non si attingono queste informazioni dalle uniche e vere antenne epidemiologiche del territorio che sono i medici di famiglia, in modo da avere in tempi rapidi e a costo zero la fotografia reale di ciò che sta accadendo?
Aspettare i dati ufficiali del Registro Tumori, che hanno bisogno di tempo per poter essere elaborati, sarebbe come programmare e fare una terapia ad un malato tenendo conto di esami fatti 5 anni prima!
Ormai i medici di base sono tutti dotati di software gestionali per svolgere la loro attività. Dei nostri pazienti possiamo sapere sesso, età, la data di insorgenza del cancro, chi è in remissione, chi in trattamento, chi in follow up, il loro stile di vita (tanto caro ai nostri Ministri della salute!), patologie concomitanti, il luogo dove abitano (e quindi poter “georeferenziare” la malattia conoscendo le strade dove abitano i pazienti, evidenziando così eventuali cluster in zone specifiche del territorio), le medicine che assumono ecc
Ai medici di famiglia si rivolgono per le prescrizioni anche i “migranti della salute” che decidono di curarsi in altre regioni…o ammalati che scelgono per la gravità della malattia di essere seguiti solamente dal proprio medico di fiducia…ammalati che a volte sfuggono alle “registrazioni ufficiali”!
Tutte queste preziose informazioni potrebbero confluire in un centro di elaborazione epidemiologico “istituzionale” che potrebbe utilizzarle per pianificare le risorse e gli interventi riguardanti la prevenzione e la politica sanitaria (soprattutto in termini di costi attesi!!)…il tutto rapidamente e a costo zero.
Ma il “costo zero” evidentemente non interessa o forse è una strada troppo semplice… perciò non praticabile?
Ebbene, tutto ciò è già stato fatto! ….è stato fatto con “EPICA”: un progetto messo in atto a Casoria da TUTTI i colleghi medici di famiglia e pediatri ( tra cui Mariano Marino, Mimmo Russo, Daniela Marchesini, Umberto Parlati) coordinati dal Dr Ferdinando Russo, allora direttore del Distretto.
Tale “Osservatorio Epidemiologico permanente sul Cancro” è una intuizione notevole, non solo per l’enorme potenzialità dei risultati a cui può portare, ma soprattutto per la metodologia collaborativa utilizzata, che ha visto le istituzioni (Comune), i dirigenti e gli uffici dell’ASL e i medici di famiglia (uniche e vere antenne epidemiologiche del territorio!) collaborare in maniera gratuita per raggiungere dei risultati che potessero finalmente fare chiarezza, in maniera credibile, su ciò che sta accadendo nei nostri territori.
Esperienze simili sono state condotte a Frattamaggiore con NEOMATER, a Napoli con i colleghi Claudia Pizzi e Giuseppina Tommasielli, a Giugliano con Aniello Cecere e altri.
Si tratta ora di mettere a fattor comune le esperienze fatte per cercare di parlare un linguaggio unico. Immaginate se ciò avvenisse in tutta la Campania! Nei nostri database, ci sono dati e informazioni importantissime che potremmo mettere a disposizione (a costo zero) di quanti (Istituzioni, scienziati, epidemiologi, ricercatori) devono fare scelte per tutelare la salute dei nostri assistiti, soprattutto in termini di prevenzione primaria e secondaria. COSA SI ASPETTA!