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Il 25 Aprile a New York con La Voce si premia il bello della libertà

Anche quest'anno con l'anniversario del nostro giornale celebriamo i valori della Resistenza contro ogni autoritarismo

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il 25 Aprile a New York con La Voce si premia il bello della libertà
Time: 6 mins read

Oggi in Italia si sta celebrando per la 73esima volta il 25 Aprile, la festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista. Anche a New York il giorno della libertà per gli italiani verrà festeggiato come si deve e grazie ancora una volta alla Voce: per la quinta volta sarà il nostro giornale a riunire gli italiani e chi ama l’Italia per brindare tutti insieme ai valori della Resistenza.

Lo abbiamo già scritto, e quest’anno lo ribadiamo ancora più forte: questa festa degli italiani non solo resta attualissima, ma bisogna ancora di più celebrarla e caricarla dei suoi valori originari.

Forse qualche anno fa non sarebbe stato così grave non sottolineare senza tentennamenti il valore anti-fascista di questa festa, perché allora la democrazia in Italia, così come in Europa e nel mondo, sembrava essere più forte che mai. Ma da qualche anno sentiamo addosso i brividi di venti minacciosi, una tramontana che sembra rievocare un’epoca che sarebbe dovuta sparire per sempre dalla storia dei paesi democratici.

Lo avevamo scritto già un anno fa, e lo ribadiamo ancora nel 2018: le ingiustizie del passato si sono offuscate nella memoria, non indignano più come una volta. Allora bisogna alzare la guardia per ribadire forte e senza tentennamenti: chi pensasse di approfittare di legittime paure sociali, esagerandole e stravolgendone i significati, per facilitarsi l’entrata nelle stanze del potere con messaggi carichi di odio, razzismo e calpestando i diritti civili delle minoranze, non farà questa volta “una passeggiata” sulla nostra libertà. Invece troverà una rinnovata Resistenza, inflessibile e anche temeraria se dovrà esserlo, perché non si ha paura quando si devono proteggere i valori costituzionali e democratici di nazioni straordinarie come quelle dell’Italia repubblicana e degli Stati Uniti d’America.

Infatti questi venti autoritari non spirano solo in Europa purtroppo, ma anche nella nazione che è stata il principale bastione in difesa della democrazia. Qui lo abbiamo scritto fin dal 20 gennaio del 2017: la Casa Bianca di Donald Trump stava usando pericolosamente un linguaggio che schiacciava l’occhio a coloro che nel fascismo, nella supremazia della razza, inzuppano pericolosamente le idee e i programmi.

Noi non abbiamo paura di gridare “allarmi son fascisti!”. E continueremo a farlo ogni volta che il linguaggio espresso da chiunque, sia questi un Donald Trump già presidente, o un Matteo Salvini vicino al Palazzo, ci ricorderà tempi cupi e maledetti.

Il presidente Sergio Mattarella (Foto Quirinale.it)

Anche il nostro presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella sempre più bastione democratico e garante delle libertà costituzionali, oggi ha ribadito quello che deve essere chiaro a tutti: “La vita democratica, dopo il cupo ventennio fascista, ha le sue radici nella lotta di liberazione. E la nostra Costituzione, sigillo di libertà e democrazia, come scrisse Costantino Mortati nel 1955, nel decennale della Liberazione, si collega al grande moto di rinnovamento espresso dalla Resistenza”.

A noi Italiani in America, la festa della Libertà riempie tutti di orgoglio anche perché ricorda le fondamenta dell’amicizia tra Stati Uniti e Italia, basata certamente sulle ondate migratorie di un secolo fa, ma anche su quei giovani americani che durante la Seconda Guerra Mondiale si sacrificarono per ridare la libertà agli italiani e agli europei. Come ha ribadito oggi sempre il presidente Mattarella: “Vorrei concludere rivolgendo un commosso pensiero anche a tutti quei giovani soldati, provenienti da tante parti del mondo, che sono caduti sul suolo italiano per liberarci dal giogo nazifascista e che riposano nei cimiteri di guerra: non sono stranieri, ma sono nostri fratelli”.

Come ormai sapete da cinque anni, il 25 aprile è anche il giorno del compleanno del nostro, vostro giornale.

Cinque anni sono trascorsi e oggi, con orgoglio, rivendichiamo il ruolo della Voce di New York per essere diventata un punto di riferimento autorevole per gli italiani all’estero e anche in patria.

Noi della Voce conosciamo bene il valore democratico e costituzionale dell’informazione. La nostra idea, cinque anni fa, si fondava proprio su questo: creare un giornale anche in italiano per gli italiani, protetto dal Primo Emendamento della Costituzione Americana. Certo, mai avremmo immaginato che ora, questa funzione costituzionale e questo valore democratico, fosse da difendere e forse oggi ancora più qui che in Italia, nell’America che lo aveva incastonato per prima nella sua costituzione.

Ultimamente anche l’ex senatrice dello Stato di New York e candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton ha ribadito quello che appare chiaro ormai a tutti noi: l’aspetto autoritario e anticostituzionale di Donald Trump emerge soprattutto nel suo rapporto con i mezzi di informazione.

Domenica scorsa, durante il PEN America World Voices Festival di New York, l’ex candidata democratica alla presidenza ha detto la verità: “Stiamo vivendo una guerra aperta contro la verità, i fatti e la ragione”. E poi ha puntato il dito contro chi la sta conducendo questa guerra: “Quando i leader negano quello che noi possiamo vedere con i nostri occhi, come l’ampiezza di una folla il giorno dell’inaugurazione, quando rifiutano di accettare la scienza anche quando si tratta di sfide urgenti come quella del cambiamento climatico… Siamo all’inizio della fine della libertà, e questa non è un’iperbole. Questo é quello che regimi autoritari hanno sempre fatto nella storia”. Clinton non si riferiva solo alla Russia di Putin o alla Corea del Nord di Kim Jong Un, ma anche agli Stati Uniti dell’amministrazione Trump, dicendo che anche qui la libertà ora si trova “nella peggiore posizione di pericolo che io abbia mai visto nella mia vita”.

Esagerazione non credibile perché arriva da Hillary? No, colei che sarebbe potuta essere la prima presidente donna e invece ha subìto la sconfitta da Trump, ha ripetuto soltanto quello che noi scriviamo e crediamo da oltre due anni.

Olivia Nuzzi, “New York Magazine” Washington Correspondent and first winner of the “VNY Media Award Liberty Meets Beauty”

Quest’anno quindi è anche l’anno migliore per inaugurare il nostro premio giornalistico, il VNY Media Award Liberty Meets Beauty. Voi sapete già cosa intendiamo come incontro di libertà e bellezza: in questo caso nel premiare la bravissima giornalista Olivia Nuzzi, corrispondente a Washington per l’autorevole New York Magazine, sottolineiamo ancora una volta il valore della libertà di stampa, che va difesa sempre per la libertà di tutti. La giovane reporter italoamericana ha fatto vedere di che stoffa è fatta nel coprire la Casa Bianca: non sarà certo lei a dover temere Trump, semmai il contrario. Grazie al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che noi della Voce, dal primo giorno, abbiamo come valore guida del nostro modo di intendere il giornalismo.

Qui annunciamo anche che La Voce, in questo sua concezione del giornalismo, si avvale adesso anche del sostegno di un “imprenditore della cultura”: Vito De Simone, e voi lettori sapete già della sua generosità e della sua vision. Vito adesso sarà il nostro Chair of the Board of Advisor e ci aiuterà a farci crescere fino a raggiungere gli obiettivi che questa nostra grande comunità degli italiani di New York, d’America e del mondo si meritano.

Per questa edizione della festa del 25 aprile, del compleanno della Voce e del premio giornalistico, ringraziamo l’ICE diretta da Maurizio Forte per l’ospitalità che ci ha concesso nella magnifica sede dell’Italian Trade Commission.

Siamo grati ai nostri sponsor che hanno reso possibile, più bella e sicuramente più gustosa,  questa  festa: Federazione Italiana Cuochi USA New York; Tucoffee, Monini, Bastianich, Canoso Vini, Acinum Valpolicella, ACLI,  Emergency USA, Blastlab. 

Siamo grati alle cariche istituzionali d’Italia sempre presenti, e quindi all’ambasciatore alle Nazioni Unite, Sebastiano Cardi e al Console Generale Francesco Genuardi.

Il sindaco Bill De Blasio e il governatore Andrew Cuomo ci hanno inviato dei calorosi messaggi di congratulazioni anche se purtroppo i loro impegni non gli hanno permesso di partecipare personalmente all’evento: peccato, magari avremmo tentato di “siglare la pace” tra questi giganti della politica italoamericana a New York proprio durante la nostra festa. (Ma organizzeremo  qualcosa in futuro.)

Infine ringraziamo voi, care lettrici e cari lettori della Voce di New York sparsi nel mondo: siete voi a darci la spinta per crescere e migliorare, voi a farci sentire l’apprezzamento per il nostro lavoro e che ci incoraggiate a insistere nella difesa dei valori democratici.

Ancora a tutti, evviva il 25 aprile, evviva la libertà!

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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