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A Washington il primo Talmud in italiano, il testo antico del sapere ebraico

Il "Progetto Traduzione Talmud Babilonese", in collaborazione con il governo italiano, ha donato un volume del testo tradotto alla Library of Congress

Davide MamonebyDavide Mamone
A Washington il primo Talmud in italiano, il testo antico del sapere ebraico

Clelia Piperno (sinistra), il rabbino Riccardo Di Segni e Jane McAuliffe, durante la consegna del volume tradotto in italiano del Talmud (Foto VNY / D.M.)

Time: 4 mins read

Da Roma a New York, passando per Washington. La prima traduzione della storia del Talmud, il corpus di usi, leggi e consuetudini ebraiche, di età millenaria, è arrivata negli Stati Uniti. E in una cornice d’eccezione. Dopo la cerimonia del marzo 2016, con la consegna del primo volume tradotto, a Roma, nelle mani del Presidente della Repubblica d’Italia Sergio Mattarella, la delegazione del Progetto Traduzione Talmud Babilonese, ha donato infatti una copia del volume alla Library of Congress, la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America, a due passi dallo U.S. Capitol a Washington. Lo ha fatto nella mattinata di lunedì 23 ottobre 2017 nel corso di un’iniziativa svoltasi in una sala della biblioteca nazionale. Un ulteriore tappa all’interno di un percorso ancora lungo, iniziato nel 2011 con la firma del protocollo di intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca), il Progetto Traduzione Talmud Babilonese, CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e UCEI – CRI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano), e che porterà alla traduzione completa del testo in italiano, oggi in lingua ebraica e aramaico antico. Un progetto che vede coinvolti qualcosa come 90 traduttori e ricercatori e che è stato reso possibile grazie a un investimento di 11 milioni di euro.

Jane Mc Auliffe, Director of National and International Outreach, durante il suo intervento alla Library of Congress (Foto VNY / D.M.)

La cerimonia, a cui hanno partecipato Jane McAuliffe, Director of National and International Outreach (che ha ricevuto il volume tradotto alla fine dell’incontro, dal rabbino di Roma Riccardo Di Segni), e la rappresentante del governo italiano Gilda Siniscalchi (“Studiare e conoscere serve per abbattere la paura del diverso: il Talmud può essere strumento fondamentale per l’inclusione e per la reciproca conoscenza”, ha detto nel suo intervento), è stata aperta da Clelia Piperno, direttrice del Progetto Traduzione Talmud Babilonese: “Si tratta di una delle più importanti eredità culturali della comunità ebraica e del mondo e un ruolo fondamentale in questo progetto di traduzione è stato ricoperto dalla tecnologia e dal processo di digitalizzazione”, ha spiegato la Piperno, riferendosi in particolare al programma “Traduco”. Un software quest’ultimo, realizzato in Italia dal CNR in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il MIUR, che ha permesso e permetterà di velocizzare la traduzione del Talmud, utilizzando i principi dell’automazione linguistica e i più elevati standard di editing del testo. Per Picerno questo modo di “approfondire il testo e tradurlo è un’importante occasione per la democrazia, perché il Talmud è un testo utile che va conosciuto, scoperto e divulgato, in quanto patrimonio”. Uno dei principali interventi è stato ovviamente quello di Riccardo di Segni, rabbino della comunità ebraica di Roma. Di Segni, coinvolto nel progetto non solo in qualità di figura istituzionale, ma anche in prima persona nel processo di traduzione del Talmud, ha prima evidenziato l’importanza di condividere con il mondo il progetto italiano in corso. Poi ha sottolineato: “L’Italia è il luogo in cui il Talmud è stato stampato per la prima volta. Quello di oggi a Washington è quindi un evento molto simbolico, che abbiamo voluto condividere con il grande pubblico”.

Clelia Piperno, direttrice del Progetto Traduzione Talmud Babilonese, nel suo intervento (Foto VNY / D.M.)

Ma che cos’è, nello specifico, il Talmud? Spiegare la storia di questo testo millenario in poche righe è missione quasi impossibile. Riassumerlo, è difficile. Tradurlo tutto, anche: si parla infatti di circa una ventina di volumi per un totale di 5422 pagine, e il lavoro da fare è ancora moltissimo. Si può iniziare però con il dire che la parola Talmud significa “studio”, e che sicuramente non è un caso. E che il testo, il più importante della comunità ebraica assieme alla Torà, è diviso innanzitutto in due parti: da un lato il Talmud di Gerusalemme, terminato alla fine del IV secolo, dall’altro il Talmud Babilonese, concluso il secolo successivo e più articolato. Ed è proprio quest’ultimo, sotto il focus del progetto coordinato dal MIUR. In questo contesto si deve ricordare che il Talmud è stato vittima, nel corso dei secoli, di roghi, censure e divieti. È stato forse uno dei testi più martoriati e dal passato più travagliato, anche perché considerato a lungo blasfemo nei confronti della figura di Gesù e della dottrina cattolica, dalla Chiesa all’epoca della Controriforma. Ma non solo. Nel 1553 ad esempio, per volere di Giulio III, a Roma venne organizzato un grande falò con le copie di Talmud trovate in città, a Campo de’ Fiori, perché considerate pericolose ed eversive. “Il rogo del 1553 è una delle azioni che più hanno fatto male alla nostra comunità – ha ribadito a tal proposito Di Segni durante la cerimonia, a Washington. Perché se vuoi cancellare un popolo e la sua storia, per prima cosa incendi i libri e la loro memoria”.

Il rabbino Riccardo Di Segni durante il suo intervento (FOTO VNY / D.M.)

Il Talmud è oggi un punto di riferimento, ma anche motivo di confronto. Punto di riferimento, perché si tratta di un testo che rappresenta la summa della tradizione orale compilata per preservare le caratteristiche della comunità ebraica, un compendio di domande e di risposte, un testo che contiene anche la cosiddetta “Halakah” (tradotto, la via da seguire), che a sua volta si traduce nel codice civile e penale degli ebrei. Ma Talmud fa anche rima con confronto, per non dire scontro. Lo stesso confronto e scontro che emergono spesso nelle pagine del testo, dove saltano all’occhio discussioni, dispute e diverbi. E dove spuntano anche nomi particolari che dovranno essere contestualizzati nella traduzione, per essere capiti: è il caso di un certo “Yeshu” (Gesù) e di una certa “Miriam” (Maria), citati una manciata di volte nel Talmud (“Messi insieme non più di 2 o 3 fogli, un millesimo dell’intera opera”, aveva detto lo stesso Di Segni alla stampa italiana nel 2016), e che “nella versione tradotta” – parola sempre di Di Segni – “verranno riportati e rispettati”.

Il rispetto, del resto, è la parola che tiene insieme l’intero progetto di traduzione coordinato dal MIUR. Rispetto per il testo, certo, grazie anche all’uso della tecnologia. Ma anche rispetto verso un bagaglio culturale che va riscoperto e messo a disposizione del mondo, per essere utilizzato, dibattuto e giudicato. E che dopo la tappa di Washington viene portato a New York martedì 24 e mercoledì 25 ottobre, per una due giorni che vede la delegazione Talmud divisa tra il Lincoln Restaurant, la Casa Italiana Zerilli-Marimò NYU e il Consolato Generale d’Italia.

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Davide Mamone

Davide Mamone

Davide Mamone è un giornalista freelance di base a New York. Cresciuto a Milano, di origini palermitane, collabora con Radio Popolare, ha scritto reportage per testate italiane come L'Espresso, Panorama e InsideOver e per testate americane come Market Watch del gruppo Dow Jones Newswires. Ha coperto le Nazioni Unite per La Voce di New York.

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