Cara ministra Beatrice Lorenzin,
Ti spiego perché per la storia del Fertility Day devi cambiare pusher. Paese. Scusa, volevo dire Paese. Maledetto correttore automatico.
Ah, ti do del tu. Do sempre del Lei, per deformazione professionale. Ma mi sembra chiaro che tu sia la portabandiera della solidarietà femminile. E poi si parla tra noi “femmine”, no?
L’Italia non è un paese dove puoi fare il Fertility Day. E non perché qui non c’è uno straccio di lavoro decente neanche a pagare noi al datore. E nemmeno perché le donne sono sempre pagate meno e peggio degli uomini. Quando sono pagate. Quegli stessi uomini che ad incontrarne uno decente si parla di miracolo. L’Italia non è un paese dove puoi fare il Fertility Day nemmeno perché io me lo ricordo quando lo stupro era un reato contro la morale, mica contro la donna che se ne usciva viva, era morta dentro. L’Italia non è un paese dove puoi fare il Fertility Day neppure perché qui abbiamo la Chiesa, quella che i matrimoni gay no, le adozioni gay no, le fecondazioni assistite no, l’aborto no. Ma la pedofilia sì. E neanche perché le mie coetanee ci provano ad avere figli. Pagano. E ci provano. Disperatamente. Ma niente. Non arrivano. Guarda, neppure perché qui gli asili nido di chi i figli ce li ha, sono quasi solo privati e costano cifre che tu nemmeno ti immagini. Anche perché per te sarebbero bruscolini.
L’Italia non è un paese dove puoi fare il Fertility Day perché anche se siamo nell’occidente civilizzato, noi di civile non c’abbiamo quasi nulla. E non ti dico qui al Sud. Guarda, lasciamo stare che sennò ti deprimi. Abbiamo la politica corrotta, i ministri che alle poltrone si incollano per secoli senza averne la minima competenza. È chiaro che non parlo di te. Tu sei quella che quando ti ho intervistata e ti ho chiesto se veramente pensavi che la Terra dei Fuochi era colpa nostra e delle nostre cattive abitudini, mi hai risposto stizzita che sì, certo che lo pensavi. Quindi, no, tu le competenze ce le hai.
Ma l’Italia no. L’Italia promuove lo sviluppo senza che ci sia sviluppo, promuove il lavoro senza che ci sia lavoro, promuove l’economia e l’integrazione senza che ci sia economia e integrazione. L’Italia conta poco o nulla in Europa. Ma all’Europa deve dar conto. All’Europa deve pagare dazio, sul sangue dei cittadini.
L’Italia è il Paese dove i diritti sono chimera a meno che il tuo conto in banca non conti tanti zeri e i doveri un obbligo, soprattutto se il tuo conto in banca non conta tanto zeri.
Qui il calcio conta più del resto. E lo si usa per distrarre dal resto. Perché quel resto è troppo imbarazzante.
In Italia sei libero solo se la tua libertà non va contro la libertà che ha chi ti comanda di continuare a comandarti.
L’Italia è il paese giusto per una giustizia ingiusta. Diversa per casi uguali. Sempre per la storia del conto in banca. E funziona anche per la sanità. Dovresti saperlo.
È il paese dell’accoglienza che non accoglie. È il paese dove il nord è contro il sud. A meno che non giochi la Nazionale di calcio, è chiaro. L’Italia è il paese dove chi va a mangiare alla Caritas qualche anno fa non l’avrebbe mai neppure immaginato.
In Italia la camorra c’è. Assai. Ha un colletto bianco però. Che resta impunito, quando non viene premiato.
È il paese di disastri ferroviari e terremoti che forse si potevano evitare. Forse.
Questa è l’Italia. Ma questi, sia ben chiaro, non sono gli italiani. Non tutti almeno. L’Italia ha figli meravigliosi, eccellenze umane e intellettuali, mediche e anche perché no, sportive. Gli italiani sono ben altro da chi li governa. Per fortuna. Ed è per questo che l’Italia non è un paese per il Fertility Day. Ma tu un figlio qui ce lo faresti nascere? Non tu-tu Beatrice Ministro, che ovviamente sì. Anche perché sennò i soldi degli italiani per la campagna stampa non li avresti spesi, è chiaro. Intendo tu che ora hai letto quello che ti ho scritto. Tu un figlio qui ce lo faresti nascere? Io non lo so. Non ne sono sicura. Forse no.
Quindi cara Beatrice, lascia perdere il Fertility Day e il 22 settembre chiama a raccolta quelle donne di cui parli, quelle a cui ricordi che la bellezza dura la fertilità no, e ascoltale. Che di cose da darti ne hanno eccome. Ma non c’entrano niente con FertilityDay. E qualcuna di loro potrebbe addirittura dirti che lei un figlio non lo vuole. Ma non vuole sentirsi per questo diversa. Magari ti dirà che non si sente mamma nel senso tradizionale del termine, ma che magari mamma nel cuore lo è più di quanto tu immagini. Pensa, Beatrice. Pensa. Appunto.
Nunzia Marciano, napoletana, è una giornalista di Canale 8, Tv di Napoli