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June 14, 2015
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Migranti: la chiusura delle frontiere in Francia, Ventimiglia e gli effetti in Sicilia

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 4 mins read

Ascoltando e leggendo le interviste di Matteo Renzi sembra che tutto in Italia fili per il verso giusto: a parte il Sud, del quale il nostro Presidente del Consiglio non parla (basta leggere la mega intervista di oggi, domenica 14 giugno, sul Corriere della Sera dove si parla di tutto lo scibile politico ed economico, tranne che del Mezzogiorno: e questo la dice lunga anche sull’interesse del quotidiano di via Solferino nei riguardi del Sud…), l’economia è in ripresa, le riforme approvate dal Parlamento sono quelle giuste, in Senato la maggioranza non è in discussione e, soprattutto, gli immigrati che arrivano a ritmo continuo in Italia, tra qualche giorno, o magari tra qualche ora, prenderanno la via per accasarsi nei Paesi dell’Europa a prescindere dai passaggi burocratici. Certo, sempre in queste ore scopriamo poi che la Francia ha chiuso le frontiere: non vuole più immigrati dall’Italia. La stessa cosa potrebbe succedere con altri Paesi che confinano con il Belpaese. Ma per Renzi non ci sono problemi: tutto si sistemerà. E se lo dice lui…

Ma le cose stanno proprio così, o il nostro capo del governo rischia di somigliare sempre più a un novello Pangloss? Proviamo a raccontare quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere. E proviamo a raccontarlo dalla Sicilia, regione italiana nella quale sbarca il 90 per cento, o giù di lì, di immigrati che arrivano in Italia. Una settimana fa abbiamo lanciato un interrogativo: che succederà se l’Europa non si prenderà più i migrati che arrivano in Italia con i barconi? (l’articolo che approfondisce tale tema lo potete leggere qui). Di fatto, sta succedendo – per ora solo al confine con la Francia – quello che era facile prevedere. E’ inutile che ci giriamo attorno: come ci capita spesso di scrivere, in Europa si sono stancati del sistema truffaldino messo in piedi in Italia per la gestione dei migranti. Un sistema, lo ribadiamo, ammantato, all’esterno, di ‘solidarietà’ e di ‘filantropia’. Buoni sentimenti strumentalizzati per nascondere comitati di affari senza scrupoli che gestiscono una filiera criminale che inizia sulle rive del Nord Africa e si completa con il passaggio dei migranti dall’Italia nei Paesi europei.

In questo intermezzo ci sono gli scafisti che guadagnano una barca di soldi, di fatto agevolati prima dall’operazione Mare Nostrum e ora dall’operazione Triton. Agli ingenti guadagni degli scafisti si sommano le incredibili speculazioni che l’inchiesta romana di Mafia Capitale ha solo in minima parte svelato (di fatto su quello che succede in Sicilia, a cominciare dal Cara di Mineo, non sappiamo nulla: l’unica cosa certa è che, anche nell’Isola, il ‘sistema’ è costato e costa una barca di soldi pubblici!).

Ma questo sistema messo in piedi in Italia rischia di non durare. Perché presuppone che non meno dell’80-alfano renzi90 per cento di migranti che arriva in Italia debba, in un modo o nell’altro, passare le frontiere italiane in tempi celeri: tempi che, stranamente, cozzano con i 12-24 mesi che occorrono ai migranti che rimangono nel nostro Paese per ottenere lo status di rifugiati. (sopra, a destra, renzi e Alfano: foto tratta da forexinfo.it)

Insomma, i conti non tornano. Però se si bloccano le frontiere – ed è quello che sta succedendo con la Francia – il sistema va in tilt. Da qui il caos che in queste ore va in scena a Ventimiglia. Per non parlare delle stazioni di Roma e di Milano prese d’assalto dai migranti che si accampano dove capita (in queste ore nella Capitale e nella città dell’Expo hanno scoperto la scabbia e altre cose che in Sicilia noi conosciamo da anni).

A nostro modesto avviso, quello che sta succedendo in queste ore al confine con la Francia è una sorta di ‘avviso di sfratto’ che l’Europa sta lanciando all’Italia. Che potrebbe essere sintetizzato nella seguente considerazione: “Cari italiani, ficcatevi bene in testa che noi non abbiamo alcuna intenzione di passare l’estate accogliendo i migranti che sbarcheranno sulle vostre coste. Se pensate di continuare a far passare dalle nostre frontiere, come avete fatto in buona parte finora, i migranti che sbarcheranno nel vostro Paese da qui a fine ottobre, beh, vi sbagliate di grosso. Oggi vi stiamo solo avvertendo. Presidente Renzi e Ministro Alfano: sbaraccate subito l’ambaradan che avete messo in piedi perché noi, tra una decina di giorni, blocchiamo tutte le frontiere con l’Italia. E i migranti che sbarcheranno dalle vostre parti ve li terrete tutti voi”.

E qui arriviamo alla Sicilia. Per ora, nell’Isola, c’è il ‘bordello ordinario’: i soliti sbarchi e i soliti mezzi di trasporto che portano i migranti a Roma e nel Nord Italia. Fatta salva, ‘ovviamente’, la quota di migranti che deve alimentare (con qualche ‘problemino’, soprattutto dalle parti di Roma…) il sistema di cooperative e centri vari per ‘richiedenti asilo’ eccetera eccetera. Se – cosa che non può essere esclusa – si dovessero chiudere tutte le  frontiere con l’Italia, i contraccolpi sulla Sicilia potrebbero essere pesanti: perché i migranti che arriveranno con i barconi non potranno più essere dirottati nel Nord Italia. Se ciò si verificherà – e chi scrive non lo esclude – Renzi e Alfano dovranno mettere da parte le chiacchiere e trovare soluzioni alternative.

Che dire? La strategia che si intravede nella chiusura delle frontiere francesi potrebbe essere quella di bloccare, fisicamente, i criminali che gestiscono i barconi. E’ evidente, infatti, che, a un certo punto, l’Italia sarebbe costretta a non ricevere più migranti dai ‘signori dei barconi’. Insomma, non è da escludere che la chiusura delle frontiere con l’Italia possa essere lo strumento per spostare tutto il flusso migratorio da mare a terra, bloccando un sistema che, piaccia o no, fino ad oggi è servito, in buona parte, a far arricchire bande di criminali sulle sponde del Nord Africa e, in alcuni casi, anche in Italia.   

Foto tratta da lapress.it 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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