Ieri sera, prima di recarsi al Colosseo per la Via Crucis, Papa Francesco nel giorno della Passione di Cristo, ha condannato come "atto di brutalità senza senso" la strage di studenti cristiani che si è verificata giovedì in Kenya, inviando anche un messaggio di cordoglio e solidarietà per coloro che già in precedenza aveva definito "i martiri di oggi".
Poi il Papa ha avuto parole forti contro coloro che ignorano la situazioni dei cristiani in certe regioni del mondo, rivolgendo il suo pensiero ai cristiani "perseguitati e crocifissi sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice… Nella crudeltà della tua passione, Signore, vediamo la crudeltà delle nostre azioni. E tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, quanti sono privati della solidarietà. Nel tuo corpo ferito vediamo quelli che sono sfigurati dalla nostra indifferenza", ha pregato Francesco al termine della “Via Crucis”. Per il Venerdì Santo, il Papa ha chiesto anche di fare "grande attenzione alla testimonianza delle donne” rivolgendo una “umile richiesta di perdono alle vittime di abusi".
Francesco ha presieduto il tradizionale rito della “Via Crucis” al Colosseo, dopo che aveva per il Venerdì Santo svolto la liturgia della Passione nella basilica vaticana. Poi ci sarà la Veglia Pasquale del Sabato Santo dalle 20.30 alle 23 in piazza San Pietro. Nella stessa piazza, domenica alle 10 il Papa celebrerà la messa di Pasqua e impartirà dalla loggia centrale della basilica la benedizione “Urbi et Orbi”, alla città di Roma e al mondo.
"Adesso torniamo a casa col ricordo di Gesù, della sua passione, del suo grande amore, e anche con la speranza della sua gloriosa resurrezione". Così papa Francesco, alle grida di "viva il Papa" della folla, ha concluso il solenne rito della via crucis al Colosseo, al quale hanno preso parte decine di migliaia di persone. Prima il Pontefice aveva ricordato le ferite del crocifisso e della umanità, accennando ad alcuni dei temi delle meditazioni. In primo piano i cristiani perseguitati, le vittime della violenza.
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Il Papa ha detto queste parole:
"O Cristo crocifisso e vittorioso, la tua Via Crucis è la sintesi della tua vita e l'icona della tua obbedienza alla volontà del Padre e la realizzazione del tuo infinito amore per noi peccatori e la prova della tua missione e il compimento definitivo della rivelazione e della storia della salvezza. Il peso della tua croce ci libera da tutti i nostri fardelli. Nella tua obbedienza alla volontà del Padre noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disobbedienza. In te, venduto tradito e crocifisso dalla tua gente e dai tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella tua innocenza, Agnello immacolato, noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato, sfigurato, noi vediamo la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall'attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo sacrificato, squarciato e dilaniato noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete del tuo Padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l'umanità. In Te, Divino Amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice. Imprimi, Signore, nei nostri cuori sentimenti di fede, speranza, di carità, di dolore dei nostri peccati e portaci a pentirci per i nostri peccati che ti hanno crocifisso. Portaci a trasformare la nostra conversione fatta di parole, in conversione di vita e di opere. Portaci a custodire in noi un ricordo vivo del tuo volto sfigurato per non dimenticare mai l'immane prezzo che hai pagato per liberarci. Gesù crocifisso, rafforza in noi la fede che, non crolli di fronte alla tentazioni. Ravviva in noi la speranza che non si smarrisca seguendo le seduzioni del mondo. Custodisci in noi la carità che non si lasci ingannare dalla corruzione e dalla mondanità. Insegnaci che la Croce è via alla Resurrezione. Insegnaci che il Venerdì Santo è strada verso la Pasqua della luce. Insegnaci che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua infinita misericordia, ma insegnaci anche a non stancarci mai di chiedere perdono e di credere nella misericordia senza limiti del Padre".
Anche in questo breve discorso finale dunque il Papa ha ricordato i cristiani perseguitati, soprattutto in Medio Oriente e in Africa, con giovedì l'ennesimo e tremendo attacco ad una università in Kenya, con quasi 150 morti, e per il quale massacro papa Francesco ha espresso una propria ferma condanna.
Le sofferenze dei cristiani perseguitati avevano aperto anche le meditazioni della via Crucis, con il ricordo tra gli altri del ministro pakistano Bhatti assassinato nel 2011. Tra le invocazioni del rito, il no alla tortura e alla pena di morte, il ricordo delle vittime della violenza, in particolare i bimb e le donnei, le fragilità delle famiglie, con preghiere anche in vista del prossimo sinodo. A portare la croce nelle 14 stazioni, oltre al vicario di Roma Agostino Vallini, singoli e famiglie italiane, nigeriane, cinesi, egiziane, siriane, latinoamericane, e due frati della Custodia di Terra Santa.
Dalla prima stazione della “Via Crucis” come all’ultima, è stato appunto il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, a portare la Croce e a condurla così fino a Francesco, per la riflessione finale e la benedizione papale.
"Siamo fragili nella fede", è stata la frase della prima stazione. E' stata alla seconda stazione che è stata ricordata anche la strage del Kenya: "In questi giorni, vi sono uomini e donne che vengono imprigionati, condannati o addirittura trucidati, solo perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace". Alla terza fermata, si è sottolineato di "non somigliare al fariseo che loda se stesso ma al pubblicano che non osa nemmeno alzare il capo"; alla quarta è stata la volta dei "tanti drammi familiari presenti nel mondo". La quinta stazione ha visto "l’amore come sorgente di speranza", mentre alla sesta stazione, al centro sono state le donne, con la loro presenza nel Vangelo: "Il genio femminile ci sprona a vivere la fede con affetto verso Gesù".
La settima stazione della Via Crucis è stata incentrata sulla "tristezza nell’abisso di molte anime, ferite dalla solitudine, dall’abbandono, dall’indifferenza, dalla malattia, dalla morte di una persona cara". L’ottava ha biasimato "la cecità dell’umanità nei confronti di Cristo” e la nona ha criticato la "tiepidezza dei cristiani rispetto all’amore di Dio che è un mistero di fuoco". La decima stazione è stata una meditazione sugli "avvenimenti che violano la dignità dell’uomo… con le situazioni tremende del traffico di esseri umani, dei bambini-soldato, del lavoro come schiavitù, dei ragazzi e adolescenti feriti nella loro intimità e barbaramente profanati". Nellàundicesima si è domandato: "Quando sarà abolita la pena di morte, ancora oggi praticata in numerosi Stati? Quando sarà cancellata ogni forma di tortura e la soppressione violenta di persone innocenti?".
Nella dodicesima stazione si è pregato per "le sofferenze e le speranze del giusto"; nella tredicesima si è ricordato il ruolo della "Chiesa della misericordia, chiamata a essere povera e amica dei poveri". La quattordicesima e ultima stazione era quella dedicata alla Madonna, che "parla al nostro cuore dando consolazione a coloro che attraversano giorni bui".
Dopo la quattordicesima stazione, il cardinale Vallini ha portato la croce fino al cospetto di Papa Francesco, che poi ha pronunciato la sua benedizione. "Adesso – ha detto il Papa a braccio al termine della benedizione – torniamo a casa col ricordo di Gesù, della sua Passione, del suo grande amore e anche con la speranza della Sua gioiosa resurrezione".
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