Il giorno dell'insediamento del nuovo presidente della Repubblica è stato vissuto come una festa a Roma, dove una folla si è radunata per assistere alle celebrazioni. Tra tutti un senso di speranza, un desiderio di cambiamento di cui il Paese ha più che mai bisogno.
L’Italia ha un nuovo presidente della Repubblica, e già questa è una notizia: due anni fa il Parlamento non era stato capace di eleggerne uno e allora tutti a implorare Napolitano di rimanere. Ora invece il presidente c’è e si chiama Sergio Mattarella, siciliano, cattolico, giudice costituzionale, vittima di uno dei drammi dell’Italia e della Prima repubblica come la mafia, profondo conoscitore del Palazzo e dei suoi (fragili) equilibri ma non al punto da esserne macchiato.
Il profilo di Mattarella racchiude in sé tutte le mille sfaccettature della storia di “questo benedetto assurdo belpaese”, tanto per citare Guccini. Ma non siamo (più) nella prima Repubblica, adesso i fantasmi da esorcizzare si chiamano crisi e antipolitica; il neopresidente si è subito immedesimato e ha chiamato in causa “i giovani e le speranze, il volto di chi soffre e di chi ha perduto il lavoro a causa di una crisi che essendo durata così a lungo ha creato disunione nella società italiana”.
Il richiamo è anche a chi vive lontano dall’Italia: "Parlare di unità nazionale significa ridare al paese un orizzonte di speranza. Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero. Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso”. Un riferimento subito ben accolto da tutti e dalle forze politiche, che martedì hanno presenziato – e applaudito – il suo discorso di insediamento in seduta plenaria a Montecitorio.
Quando intorno alle 10.40 di martedì mattina il neopresidente ha lasciato Montecitorio, non a bordo della Flaminia ma di una Lancia Thema, a Roma pioveva. Per i romani non è certo inusuale fare i conti con cortei presidenziali, blocchi e transenne. Nonostante il clima, la folla faceva da ala al neopresidente. I commenti erano (quasi) tutti positivi: “Ha un faccia rassicurante”, si sentiva mormorare tra il pubblico. Tra la folla anche qualche turista, che pur non conoscendo Mattarella, era stato incuriosito da questa insolita manifestazione di italico patriottismo: il picchetto d’onore, i Lancieri di Montebello e i Granatieri di Sardegna sull’attenti, il corteo presidenziale con Matteo Renzi più sorridente che mai.
Andrea, romano di 49 anni, ha portato tutta la famiglia: “Ho fatto un po' di educazione civica – ci ha detto – ci sono mia moglie e i miei tre figli, il quarto è rimasto a casa, era troppo piccolo”. Positiva la sua prima impressione sul nuovo capo dello Stato: “La sua pacatezza è la cosa che mi è piaciuta di più”. Per Antonietta 71 anni, è stata “un’emozione nuova. Ho sempre visto la diretta TV, è la prima volta che assisto dal vivo”. Va bene Mattarella, “ma avrei preferito un po' più di innovazione – ha ammesso – Largo ai giovani, hanno più energia ed entusiasmo”. Ma intanto escono i corazzieri a cavallo in alta uniforme, e va bene così.
Tanti i piccoli che hanno assistito alla cerimonia accompagnati dai genitori; chi si copre le orecchie spaventato dal boato dei cannoni, chi aspetta ansioso il momento del prossimo colpo di cannoni. “Ancora!”, chiede qualcuno dopo il ventunesimo: ci aveva preso gusto. Altri si improvvisano soldati in trincea: “caricare, fuoco!”, mentre la piazza comincia a svuotarsi. Anche perché il corteo riparte dall’Altare della Patria e va via in fretta, piove e non si può stare sotto la pioggia che ha ripreso a battere copiosa. Mattarella è già arrivato al Quirinale, ha inizio il suo settennato, il dodicesimo della storia repubblicana di “questo benedetto assurdo Belpaese”.