Esattamente 70 anni fa l’esercito russo entrò nel campo di sterminio di Auschwitz per liberare i pochi deportati sopravvissuti all’inferno nazista.
Yacov Vincenko, un giovanissimo soldato sovietico, dirà tanti anni dopo: “Io ho incontrato solo spettri… La verità è che nessuno di noi soldati si era reso conto di aver varcato un confine da cui non si rientra… Pensai a qualche migliaio di morti, non alla fine dell’umanità”.
In quel luogo si era varcato il confine dell’umanità per entrare nella dimensione del male assoluto.
Il Giorno della Memoria è stato istituito 15 anni fa per ricordare quanto è accaduto al popolo ebraico e a tutti i deportati nei campi nazisti, soprattutto attraverso iniziative rivolte alle scuole, alle nuove generazioni.
Proprio nel lager di Auschwitz è riuscito a sopravvivere il mio amico Nedo Fiano. Non era più, come i tanti suoi compagni deportati, una persona con un nome e cognome, ma solo un numero, quello tatuato per sempre sul suo braccio. Questo era lo scopo dei carnefici nazisti: ridurre le persone a numeri, annullare la loro dignità. Prima di ucciderli.
Auschwitz fa parte, una parte terribile, della nostra storia, che non si può profanare. E dimenticare è la peggiore profanazione.
Sono passati 70 anni, e dobbiamo continuare a ricordare perché non debba accadere di nuovo.
Perché gli uomini rimangano uomini e non diventino numeri.
Perché il nostro passato non diventi il futuro dei nostri figli.
Perché la lezione che ricaviamo dalla storia ci sia di guida giorno dopo giorno.
* Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana.
Discussion about this post