Se mi domandassero: se tu fossi un direttore di giornale, scateneresti un casino mediatico sui vigili urbani di Roma che a Capodanno invece di lavorare se ne sono andati al cenone? La mia risposta sarebbe: no, ci sono problemi molto più seri e personaggi con responsabilità infinitamente maggiori (che dire dell’assenteismo sistematico e totalmente impunito di parlamentari pagati molto più dei vigili?). I vigili romani hanno delle colpe gravi, incluso il metodo scelto da parecchi di loro (dichiararsi ammalati) per esprimere la loro insoddisfazione; per non parlare del fatto che troppi il loro dovere non lo fanno neppure negli altri giorni dell’anno. È una vergogna però può essere corretta e comunque non è una priorità, avrei aggiunto: occorre partire dall’alto.
Ma questa è accademia. Ai renziani non gli è parso vero di pigliare due piccioni con una sola campagna della loro collaudata macchina del fango e indebolire sia i sindacati che Ignazio Marino, due fra i loro pochi avversari pericolosi. Questo è il vero punto di partenza: la situazione provocata dai media. È un’enorme porcheria ma ormai esiste.
In tale situazione difendere l’operato di quei vigili urbani che si sono serviti del sotterfugio del certificato medico (a quanto pare molti meno dell’83% annunciato dal governo e dai media) e in generale equiparare ai lavoratori in lotta una lobby corporativa che sta attaccando un sindaco che sta cercando di fare un po’ di pulizia (come i poliziotti di New York il sindaco Bill De Blasio), è un suicidio. Un suicidio politico ma anche un suicidio etico, in quanto si fa esattamente il gioco liberista di negare o svuotare i valori, a cominciare da quelli della trasparenza e della fiducia.
Detesto Renzi, credo che sia più che evidente dai miei blog. E mi fa rabbia pensare che oggi starà fregandosi le mani per la stupidità dei suoi avversari. Era in difficoltà e gli stanno dando l'opportunità di recuperare parte della sua credibilità.
La colpa maggiore di quello che è successo a Roma è di Renzi e dei suoi complici: è tipico del liberismo rendere il servizio pubblico inefficiente e aizzare contro di esso i giornali in modo da renderlo odioso alla gente per poi svenderlo alle multinazionali con la scusa che è inefficiente e odioso. Però la gente non lo sa, la gente crede ai media, che mentono, ma la gente non sa neanche quello. Quando se ne accorgerà sarà tardi. In America cominciano a sospettarlo solo oggi, dopo trent’anni di privatizzazioni, di deregulation e di concentrazione dei mezzi di informazione; e la maggioranza ancora preferisce illudersi che il capitalismo alla fine diventerà buono per conto suo, esentandola dalla fatica e dai rischi di una lotta obiettivamente diventata parecchio difficile.
Ci sono importanti lotte da fare, in Italia, e c’è da imparare di nuovo a lottare, con determinazione ma anche con scaltrezza. Imparare a non fare banali errori che diano pretesti agli avversari. E imparare anche che non si può lottare contro il potere e contro la gente allo stesso tempo. Serve populismo. Populismo non significa sacrificare i propri principi o la verità. Significa riconoscere le proprie priorità e significa rassegnarsi alla necessità di azioni tattiche. L’onestà è un valore della sinistra e alcuni vigili di Roma non sono stati onesti. Quale migliore occasione per rilanciare la questione morale? per chiedere rigore contro il lassismo e per denunciare le connivenze e il buonismo di chi non vuole che nulla cambi? Invece di dire: tanti altri sono corrotti, quindi assolviamoli; dire: cominciamo da loro ma poi andiamo avanti contro i veri colpevoli.
Renzi andava spiazzato da una chiara richiesta di rigore, impedendogli di usare l’episodio per incassare consensi per la sua politica di smantellamento del settore pubblico e dello statuto dei lavoratori; e per di più solo a chiacchiere, come è solito fare, senza neppure inimicarsi la lobby dei vigili. Vi siete già scordati cosa accadde dopo lo scandalo di Mafia Capitale, poche settimane fa? Un duro intervento in tv, a dire le cose che avrebbe dovuto dire la sinistra, poi l’insabbiamento di fatto con in più la promessa delle Olimpiadi e dei colossali affari che le precederanno; per i magistrati impegnati nell’inchiesta, niente.
Il punto è che la solidarietà e l’onestà sono le irrinunciabili premesse dell’eguaglianza e della giustizia mentre i comportamenti egoistici e le furbizie asociali ne sono i principali ostacoli. Ogni occasione deve essere buona per rimarcarlo e cominciare così a far uscire l’Italia dalla palude di quotidiani favoritismi e ordinari soprusi in cui il permissivismo di una classe dirigente incapace e corrotta, interessata solo a derubare indisturbata il paese, l’ha fatta scivolare.
Renzi è un uomo e politico mediocre ma per batterlo bisogna dimostrarsi molto, molto più abili di lui. Bisogna abbandonare la politica dilettantesca e velleitaria a cui troppi si sono abituati. Non lo sapevate? La strada della sinistra è sempre in salita: se pensavate che fosse comoda passate al Pd insieme a Gennaro Migliore.
Altri articoli di Francesco Erspamer nei blog Controanalisi e Il pensiero inelegante.