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Arte e Design
January 6, 2015
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January 6, 2015
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Bath House, igiene progressista dall’antica Roma a New York

Daniela Tanzj e Andrea BentivegnabyDaniela Tanzj e Andrea Bentivegna
The Asser Levy Public Baths, 1907, Avenue A tra la 23rd e la 24th Street, New York

The Asser Levy Public Baths, 1907, Avenue A tra la 23rd e la 24th Street, New York

Time: 5 mins read

 

Scriveva Plinio: "Chi vorrà considerare con attenzione la quantità delle acque di uso pubblico per le terme, [..] la distanza da cui essa proviene, i condotti che sono stati costruiti, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso". Un capolavoro di ingegneria certo ma prima di tutto una dimostrazione, tra le più eloquenti, di quanto fosse evoluta la civiltà romana due millenni fa.

Oltre ad intuire la magnificenza ingegneristica, nella descrizione di Plinio, percepiamo quanto le terme fossero diffuse nella Roma di duemila anni fa. La città era infatti disseminata di grandi e splendidi edifici termali a cui praticamente tutti potevano accedere. Le terme erano infatti, a differenza di oggi, un servizio a disposizione del popolo, senza distinzione di ceto e costituivano, insomma, un’infrastruttura fondamentale che rendeva Roma, con i suoi due milioni di abitanti (la più popolosa metropoli della storia fino all’avvento dell’era industriale nel XIX secolo), un luogo salubre con un elevatissimo livello igienico per i suoi abitanti.

diocleziiano

Le terme di Diocleziano a Roma

Le terme di Traiano e quelle non lontane di Caracalla alle pendici dell’Aventino erano due vasti e imponenti complessi di edifici costruiti dagli imperatori, successivamente vennero realizzate quelle di Diocleziano, ultimate nel terzo secolo, le più grandi di Roma che tutt’oggi, anche se in rovina, si distinguono come monumenti spettacolari, giganteschi, che ci fanno facilmente intuire come dovessero apparire in origine e che hanno, per questo, avuto un’ importanza determinante per la storia dell’architettura occidentale.

Successivamente alla caduta dell’impero, le invasioni barbariche e quindi il governo della città passato nelle mani della Chiesa, inizia anche il declino del concetto di terme, fino a che questi edifici furono abbandonati e ben presto caddero in rovina. Si dovrà attendere gli anni venti del novecento, in un clima culturale che guardava con ammirazione gli antichi monumenti romani che, al tempo stesso, faceva del culto del corpo un caposaldo, per vedere riproposti alcuni progetti per la realizzazione di imponenti, nuove, strutture termali: Vincenzo Fasolo propose un Centro Sanitario e Sportivo che sarebbe dovuto sorgere nella zona dell’odierna piazza Risorgimento e sarebbe stato una riproposizione del modello antico adattato però alle mutate esigenze moderne. Anche l’architetto Alessandro Limongelli, seguito dal visionario Armando Brasini, proponeva edifici che si rifacevano in tutto e per tutto alle terme romane, con imponenti spazi sormontati da grandi volte che coprivano piscine e ambienti a diverse temperature.

Caracalla

Una rappresentazione degli interni delle Terme di Caracalla nell’antica Roma

A cavallo tra Ottocento e Novecento, New York era una città industriale popolosissima e, come Roma nell’ epoca antica, molti dei suoi abitanti vivevano in squallide case del tutto prive di strutture per l’igiene quotidiana. In linea con il forte spirito progressista di quel periodo, la città iniziò allora a promuovere la costruzione di quelle che vennero subito definite “bath house“. Come Caracalla e Diocleziano due millenni prima, i sindaci di New York City si dedicarono alla promozione e realizzazione di grandi bagni-pubblici, per motivi tutto sommato simili a quelli che avevano spinto anticamente gli imperatori a realizzare le terme, e anche se a New York gli edifici non erano destinati a diventare durature meraviglie architettoniche, le bath house sono state un investimento significativo in infrastrutture per la città.

Dal 1897 le bath house saranno considerate uno dei più importanti servizi che l’America del progresso abbia fornito ai suoi cittadini. La pulizia personale era in quel periodo divenuta una necessità, sia per quanto riguarda la sanità pubblica che, a livello più personale, per una sorta di accettazione sociale, essendo ormai dimostrazione di educazione e buon carattere. La pulizia si affermava finalmente come un diritto per tutti i cittadini, in un paese che in quell’epoca dava rifugio a immigrati provenienti da tutto il mondo che aspiravano all’integrazione sociale più di ogni altra cosa. Esiste una relazione reciproca tra carattere morale e ambiente pulito; le bath house erano dunque il mezzo più efficace per la promozione della salute pubblica e della morale civile. 

La prima bath house di successo negli Stati Uniti fu costruita a New York nel 1891. Chiamata The People’s Bath, si trovava nel Lower East Side, a nord di Grand Street tra Centre e Mulberry, zona ad alta concentrazione di immigrati, ed era il risultato degli sforzi di una coalizione di associazioni di beneficenza private della città. Un' iscrizione sopra il grande arco ne sormontava l’accesso e proclamava fieramente: cleanliness is next to godliness. Questo edificio segnò, all’epoca, una profonda innovazione: a differenza delle precedenti bath house infatti, quest’ultima era dotata di docce anzichè delle allora più comuni vasche. Questa caratteristica, che oggi potrebbe sembrare di poco conto, rappresentava in realtà una novità efficace e funzionale: con l’utilizzo della doccia si riusciva a ridurre drasticamente la quantità d’acqua necessaria, e, a parità di frequentatori, lo spazio, e il tempo necessario all’utilizzo. Inoltre venivano per la prima volta introdotti materiali come cemento e ferro al posto del legno, che risultavano essere molto più economici e sicuri.

fila

Persone in fila davanti al Rutgers Place Free Public Bath; 27 Luglio 1912

Da questo momento in poi, il modello, così concepito, dei bagni pubblici si diffonde in tutto il Paese e, come molte altre innovazioni del periodo, si sviluppa una vera e propria rete nazionale di condivisione di competenze distribuita attraverso giornali di informazione. Il modello rapidamente diviene consolidato: gli edifici, in genere di due piani, erano costruiti frequentemente con mattoni chiari e finiture in pietra. Le facciate erano luminose e colorate per dare dignità al quartiere. Gli architetti focalizzavano i propri progetti sulla funzione, con una particolare attenzione ai percorsi da seguire e, naturalmente, ai servizi igienico-sanitari, con l’obiettivo di rendere l’edificio maggiormente efficiente per soddisfare così il grosso flusso di persone.

È interessante vedere come molti echi del mondo classico scorrevano attraverso i modelli degli edifici pubblici dell’America nel tardo periodo vittoriano. Ironia della sorte, proprio negli anni in cui a New York viene costruita Pennsylvania Station, progettata sul modello delle lussuose Terme di Caracalla, per le bath house vengono invece presi ad esempio edifici meno “nobili” come i mercati coperti. 

L’analogia, a duemila anni di distanza, va certo interpretata con tutte le differenze del caso, ma è innegabile che queste due metropoli, New York e Roma, che in momenti storici differenti si sono trovate a ricoprire il ruolo di capitali mondiali, abbiano entrambe dovuto affrontare le problematiche derivanti dalla loro posizione che richiamava, di fatto, un gran numero di immigranti ed è interessante osservare come in epoche così tanto differenti alcune soluzioni siano state similmente adottate.

 

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