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February 2, 2014
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La pioggia: allora e ora

Rodolfo GuzzibyRodolfo Guzzi
Gli allagamenti di questi giorni nelle strade di Roma

Gli allagamenti di questi giorni nelle strade di Roma

Time: 4 mins read

 

Era il 1654 e per volere del granduca di Toscana, Ferdinando, fondatore tra l’altro dell’Accademia del Cimento, nacque la prima rete di stazioni meteorologiche. La grande rivoluzione scientifica operata da Galileo Galilei e dai suoi studenti, tra cui Torricelli, aveva permesso di costruire i primi strumenti di misura, della temperatura dell’aria, della pressione e dell’umidità. Galileo aveva inventato il termometro, non troppo dissimile dall’attuale. Era un tubo la cui estremità era immersa nell’acqua. Dilatandosi per effetto termico, l’acqua saliva e scendeva nel tubo. Aveva alcuni difetti, ghiacciava sotto lo zero e quindi non era del tutto utilizzabile. Si deve agli artigiani fiorentini se l’acqua fu sostituita con lo spirito. Ancor oggi questi termometri sono visibili presso il Museo Galileo di Firenze. Torricelli inventò il barometro e il granduca di Toscana la “mostra umidaria”, un dispositivo che forniva l’umidità dell’aria e il contenuto in acqua, mediante un cono rovesciato immerso nel ghiaccio. Il vapore si condensava sulle pareti e la fase acquosa era raccolta in un recipiente. L’attuale igrometro a capelli fu realizzato nella prima metà del diciottesimo secolo.

Da quel momento in avanti tutti i grandi scienziati, da Leibnitz a Pascal, da Hooke a Boyle diedero il loro contributo per migliorare i sistemi di misura dell’aria e dell’acqua. Nel diciottesimo secolo si stabilirono dei criteri standard cui tutti gli strumenti dovevano attenersi. In varie località da Parigi a Londra si cominciarono a fare delle osservazioni sistematiche. La rete di stazioni create dal Granduca di Toscana si allargò fino a comprendere la Russia e l’America. 

Nacquero le prime istituzioni nazionali, La Royal Metorological Society, l’Accademia Palatina delle Scienze e delle Lettere di Mannheim. Grazie ad un fascicolo intitolato “Monitum ad Observatores”, iniziò il coordinamento tra tutti gli osservatori. Nel 1876 venne fondato, in Italia,  l’Ufficio Centrale di Meteorologia.

Di pari passo furono scoperti i grandi fenomeni Climatici (a lungo termine) e Meteorologici (a breve termine). Milankovitch scoprì che esistevano dei cicli climatici di lunghissimo periodo legati alla variazione della forma dell’orbita della Terra, alla posizione dell’asse terrestre e alla oscillazione della Terra rispetto al suo asse.

Si capì come il sistema atmosferico era accoppiato con il sottostante suolo e il mare. Il riscaldamento della superficie della Terra, generato dalla radiazione Solare, a causa dell’inclinazione dell’asse Terrestre, scaldava di più la zona equatoriale che quella polare, per cui si generavano delle gigantesche brezze che andavano dall’equatore al Polo. 

Per effetto della rotazione terrestre l’aria richiamata verso l’equatore devia, assumendo una direzione prevalente da est, dando luogo agli Alisei cui corrispondono in quota i Controalisei. Analogamente accade per i blocchi delle calotte polari. L’aria ascende verso i circoli polari e discendendo verso i poli dà luogo a venti freddi da est. Queste sono le Correnti Occidentali che governano il tempo meteorologico sulle nostre regioni.

L’immenso sistema di correnti poteva essere descritto attraverso delle equazioni, quelle di Stokes su di una sfera. La Terra fu suddivisa in diverse celle, ognuna delle quali contribuiva all’intera circolazione planetaria. L’avvento dei satelliti meteorologici e dei grandi e veloci calcolatori permise di fare una previsione meteorologica puntuale e precisa, almeno nelle 48 ore. I dati di tutti i sistemi di osservazione venivano usati per fare una previsione accurata. A un certo punto si pensò che si potesse fare anche una previsione a lungo periodo, ma la previsione aveva un limite determinato dalla caoticità del sistema Atmosfera –Terra-Acqua. Edward Lorenz, nel 1972, scoprì questo fenomeno e lo descrisse in modo immaginifico associandolo a un battito di farfalla. L’Effetto farfalla racchiude in sé la nozione di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.  Il sistema Terrestre è soggetto a un fenomeno che impedisce di fare previsioni a lungo termine. 

Da allora sono passati 40 anni, le previsioni meteorologiche sono diventate uno strumento sempre più accurato. Ogni giorno sappiamo ciò che accade, ogni giorno possiamo attrezzarci per mitigare le avverse condizioni meteorologiche? NO! Sembra proprio di no. 

L’Arno è esondato, il Tevere e i suoi affluenti si sono riempiti di detriti come ogni anno. Le strade sono diventate degli acquitrini per mancanza di manutenzione se non addirittura per mala costruzione. Il Granduca di Toscana teneva meglio il suo territorio, più di quanto facciamo noi ora. 

I fenomeni alluvionali e franosi sono all’ordine del giorno. Manca un piano d’interventi globali sul territorio; la frammentazione delle competenze lo impedisce. La politica si è avvitata su se stessa alla ricerca di una soluzione salvifica, per loro, meno per noi. Prevale l’effetto riduzionista: una soluzione che risolva tutto. Intanto si attende, con i piedi nell’acqua, sotto una pioggia prevista.  

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Rodolfo Guzzi

Rodolfo Guzzi

Nato e cresciuto a Torino, mi sono laureato in Fisica a Bologna. All’inizio della mia carriera sono stato all’Imperial College a Londra, poi in altri centri di ricerca, tra Germania, Olanda e Boston. Sono, per il Ministero della Università e Ricerca (MUR), il Presidente del Comitato di valutazione dei Piani Triennali degli Enti di Ricerca, dei programmi Bandiera e dei Progetti di Interesse Nazionale. Sono Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Space Italy, un consorzio nazionale per lo sviluppo delle tecnologie Spaziali. Sono stato insignito dalla Accademia dei Lincei del Premio Antonio Feltrinelli per la classe di Astronomia, Geofisica, Geodesia e Applicazioni. Sono Accademico Onorario della Accademia Angelico Costantiniana. Sono stato direttore dell’Istituto per le Metodologie Geofisico Ambientali del CNR e direttore dell’Unità di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Italiana. Sono stato nel Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Ho lavorato con il premio Nobel per la Fisica Abdus Salam e con il premio Nobel per la Chimica Paul Crutzen. Insegno Fisica in università in Italia e all’estero. Alle pubblicazioni scientifiche alterno libri di divulgazione, romanzi e favole. Mi piace l’atletica leggera che negli anni '60 ho praticato a livello agonistico. Sono un curioso che si fa coinvolgere in progetti di varia natura che qualche volta diventano concreti, come quello attuale: la matematica applicata alla biologia.

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