Rosy Canale è tornata in libertà. Il tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato il 31 dicembre gli arresti domiciliari alla ex presidente del movimento Donne di San Luca, arrestata lo scorso 12 dicembre con l’accusa di malversazione e truffa, ma non per reati di mafia, nell’ambito di un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata operazione "Inganno". I giudici hanno così accolto la richiesta avanzata dal legale dell'attivista anti mafia, l’avvocato Giancarlo Liberati.
Rosy Canale, nel corso dell’udienza, ha risposto anche ad alcune domande fattele dai giudici del tribunale. Nei giorni scorsi, Rosy aveva annunciato le proprie irrevocabili dimissioni da socia e presidente dell’Associazione Movimento Donne di San Luca e della Locride “al fine di favorire la ricerca della verità e non interferire nell’attività dell’autorità giudiziaria”.
"La montagna di carta e di parole – ha dichiaratol'avvocato difensore, Giancarlo Liberati – ha partorito quattro topolini che la difesa ha saputo fare emergere e, pertanto, alla prima verifica di un giudice terzo, la Canale è stata rimessa in libertà".
Ovviamente, le indagini con l'accusa di truffa e peculato per Rosy Canale continuano. Ma alla VOCE di New York siamo soddisfatti: il principio di giustizia in democrazia è che un cittadino non è colpevole fino a quando non è stato giudicato da una sentenza di un tribunale. E soprattutto che la libertà di un cittadino in democrazia è sacra e inviolabile. La carcerazione preventiva dovrebbe essere limitata solo a reati gravissimi e violenti. Questa è la nostra opinione.