Non si parla che di “riforme”. Se ne parla sulle prime pagine dei giornali, in tv, nelle sezioni di partito. E’ come se il destino della Nazione dipendesse dalle “riforme”. Ne disquisiscono a rotta di collo capi e gregari di agglomerati politici; gli integrati, integratissimi al Sistema… Omogenei al Sistema… Uomini e donne ben pasciute, uomini e donne che, a quanto ci risulta, mostrano indifferenza nei riguardi dell’Italia che affonda, del Paese che nega un futuro alle giovani generazioni.
Ma ne sono state attuate fin troppe, di riforme in Italia. Una dopo l’altra. Vari organismi istituzionali sono stati creati negli ultimi nove o dieci anni. Tutto questo è stato applicato, a nostro modo di vedere, con frettolosità, con superficialità, con ottuso ottimismo, perciò senza tener conto di quelle che avrebbero potuto essere le “unintended consequences”; ma del resto nessuno dei nostri “campioni” della politica conosce la filosofia inglese, la Storia della filosofia inglese, la Storia del divenire dello Stato britannico, del Pensiero britannico in termini culturali, militari, geopolitici, istituzionali. Cominciammo con lo smantellamento della SIP e con la consegna della telefonia nazionale nelle mani dei privati. Proseguimmo con una legge elettorale che è uno scandalo e che, all’atto pratico, nega agli elettori la scelta sovrana, inalienabile dei candidati, secondo il miglior spirito democratico.
Che altro si vuol fare quando si parla, si straparla di “riforme”? Concedere ancora più spazio al settore privato? Dare quindi in pasto al settore privato l’intero tessuto nazionale? Si vuole che il privato si sostituisca allo Stato e sia quindi esso a varare ‘leggi’, promulgare ‘norme’, introdurre ‘misure’? E’ questo che si sta preparando nel Paese che oggi si presenta davvero (ascolti, Principe di Metternich…) come una semplice “espressione geografica” e nulla più?!
Il molto verboso, ampolloso chiacchiericcio sulle “riforme da adottare” nasconde, in realtà il vuoto intellettuale e intellettivo della nostra classe dirigente, bravissima, ‘brillante’ nel nascondere la propria pochezza, nel nascondere il proprio, esiguo “peso specifico”. E’ il vuoto di personaggi i quali non hanno viaggiato (le “due giorni” di convegni all’estero o le vacanze alle Seychelles, non vuol dire viaggiare!), i quali non sanno distinguere fra l’architettura “georgian” e quella “edwardian”; i quali non conoscono una sola lingua straniera, non hanno mai letto Nabokov, Remarque, Pirandello. Arrivano a New York o a Londra o a Parigi e gli si nota, all’istante, l’aria degli spaesati… Si vede che sono pesci fuor d’acqua. Da soli non saprebbero prendere nemmeno un taxi, comprare un biglietto aereo… Dopo un solo paio di giorni, desiderano una sola cosa: gli spaghetti!
Ecco in quali mani ci troviamo, altro che Principe di Metternich…
Discussion about this post