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January 4, 2014
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January 4, 2014
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Canada e USA, due americhe a confronto

Luigi TroianibyLuigi Troiani
Time: 3 mins read

Viaggiando in nord America, è inevitabile confrontare i due modelli di democrazia e  organizzazione del potere statale che vi trovano realizzazione. Gli Stati Uniti, contrariamente al progetto di padri fondatori ed establishment di proporsi al mondo come modello per la costruzione del regno di felicità e libertà, sono diventati soprattutto la potenza che amministra la sicurezza globale grazie al poderoso complesso militar-industriale. Un compito che fa spesso deragliare governo e sue agenzie dai binari del pieno rispetto dei diritti umani, come confermano le vicende Wikileaks/NSA e l’impossibilità a funzionare della riforma sanitaria di Obama. Il Canada, al contrario, ha rinunciato sin dagli albori a costituirsi in potenza militare, puntando a sviluppare uno stato che, sul modello europeo più che su quello realizzato dall’ingombrante vicino, punta a garantire innanzitutto crescita economica e solidarietà sociale ai suoi cittadini. 

Possono essere richiamate molte ragioni a spiegazione della diversità del percorso compiuto dalle due nazioni. Se ne ricordano alcune. Gli Stati Uniti si costituiscono, come la maggioranza degli stati, attraverso azioni violente: la rivoluzione anticoloniale passa attraverso battaglie sanguinose il cui esito resta incerto sino alla fine, la guerra civile tra federali e confederali è uno degli episodi più cruenti dell’Ottocento. Il Canada cresce all’interno di un meccanismo conciliativo con il potere britannico,  che ancora oggi vede Londra mettere a disposizione di Ottawa il suo capo di stato perché funga da istanza suprema alla democrazia della ex colonia. Il Canada, grazie alla provincia francofona del Quebec, si avvantaggia di un pluralismo strutturale costituzionale che costringe i funzionari pubblici al bilinguismo, e dona alla vita politica un humus biculturale che esclude l’appiattimento sul background culturale della maggioranza anglofona. 

In un ambiente istituzionale così concepito, il concetto di libertà individuale, perno della costruzione costituzionale negli Usa e in Canada, incontra in Canada migliori condizioni per realizzarsi rispetto agli Stati Uniti, ad esempio in fatto di diritti civili e tutela del pluralismo dì genere e famigliare. Altrettanto può dirsi dell’atteggiamento statunitense su pena di morte e difesa attraverso l’uso privato delle armi. E’ probabilmente vero, come ha scritto una ricercatrice di filosofia politica dell’università di Heidelberg guardando alle differenze tra nordamericani, che la cultura degli States è fondata su paura e sospetto, quella del Canada su tolleranza e fiducia. 

Il riflesso dell’atteggiamento più liberale in politica interna, si trasferisce sugli orientamenti internazionali, decisamente favorevoli al multilateralismo e all’esercizio di soft power. Contrariamente agli Stati Uniti, il Canada aderisce alla Corte penale internazionale; ha un atteggiamento collaborativo verso le Nazioni Unite e le sue agenzie; è, come la gran parte dei paesi europei Italia inclusa, in prima fila nel mettere suoi effettivi a disposizione delle missioni multilaterali di peace keeping e peace enforcing nelle quali ha perso un numero altissimo di caschi blu; opera tradizionalmente scelte responsabili rispetto ad ambiente e clima globali anche se nel 2013 ha stupito il suo allineamento sulle posizioni statunitensi.

La diversità tra le democrazie del nord America è frutto della capacità canadese di non farsi fagocitare da un vicino che in altri tempi ha anche tentato di annetterlo, in tutto o in parte. Durante  il conflitto vietnamita, il territorio canadese fu il santuario nel quale trovavano rifugio gli statunitensi renitenti alla leva. Quando Bush decise la seconda invasione dell’Iraq, Ottawa rifiutò di appoggiarla e divenne, grazie alle sue libere istituzioni, paese di accoglienza per antinterventisti.

Questo aarticolo viene pubblicato anche su Oggi7-America Oggi

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Luigi Troiani

Luigi Troiani

Insegno Relazioni Internazionali e Storia e Politiche UE all’Angelicum di Roma. Coordino le ricerche e gli studi della Fondazione Bruno Buozzi. Tra i promotori di Aiae, Association of Italian American Educators, ho dato vita al suo “Programma Ponte” del quale sono stato per 15 anni direttore scientifico. Ho pubblicato saggi e libri in Italia, tra gli altri editori con Il Mulino e Franco Angeli, e in America con l’editore Forum Italicum a Stony Brook. Per la rivista Forum Italicum ho curato il numero monografico del maggio 2020, dedicato alla “letteratura italiana di ispirazione socialista”. Nel 2018 ho pubblicato, con l’Ornitorinco Edizioni, “Esperienze costituzionali in Europa e Stati Uniti” (a cura). Presso lo stesso editore sono in uscita, a mia firma, “La Diplomazia dell’Arroganza” e “Il cimento dell’armonizzazione”. La foto mi mostra nella maturità. Questa non sempre è indizio di saggezza. È però vero che l’accumulo di decenni di studi ed esperienze aiuta a capire e selezionare (S. J. Lec: “Per chi invecchia, le poche cose importanti diventano pochissime”), così da meglio cercare un mondo migliore (A. Einstein: “Un uomo invecchia quando in lui i rimpianti superano i sogni”).

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