Il signor Paul Garner di Oklahoma City non era tipo da organizzazioni imperfette. Del resto anche la sua azienda di utensili in plastica per la cucina, la K Garner, era stata da lui concepita negli anni ’60 come una società perfetta, dove qualunque cosa era sempre al posto giusto. I conti da pagare, le spese, i contributi per gli operai, l’affitto dei capannoni, perfino i regali natalizi per i dipendenti, tutto era da sempre regolato nel modo più appropriato e lineare. Così anche quella vacanza in Italia, insieme a sua moglie Susy e alle loro due figlie gemelle di tredici anni Kathy e Pat, era stata organizzata in modo impeccabile.
Il programma stilato da Paul in persona prevedeva tre giorni a Venezia, tre a Firenze, quattro a Roma e infine quattro in Sardegna, alla ricerca della più bella spiaggia che il signor Garner avesse mai visto in tutta la sua vita ovvero la spiaggia della Pelosa, vicino a Stintino.
“Perché proprio quella spiaggia?”, gli domandò incuriosito il proprietario dell’Hotel Modigliani di Roma, subito dopo il suo arrivo.
“Ci sono stato da ragazzo, all’inizio degli anni ‘70, insieme ad altri quattro amici. Eravamo tutti americani, in giro per l’Europa. Ricordo quella spiaggia bianca come la neve e completamente vuota. Abbiamo giocato a baseball. Ampi spazi, mare cristallino, ci sembrava di stare su un’isola deserta e la sera abbiamo anche piantato le tende sulla spiaggia e acceso un fuoco per cuocerci le salsicce”.
“Guardi, Mr. Garner, mi dispiace dirglielo, ma adesso, purtroppo, non è più così”, aggiunse l’italiano, scuotendo la testa.
“Non è possibile. Le cose belle sono belle per sempre!”, concluse indispettito l’americano, girandogli le spalle e dirigendosi verso l’ascensore, mentre sua moglie e le sue due figlie lo guardavano perplesse.
E così, quattro giorni dopo, la famiglia Garner salì sul volo diretto in Sardegna.
La ferrea organizzazione via internet prevedeva l’affitto di una sontuosa automobile presso un autonoleggio di Alghero e già lì iniziarono le prime pecche, poiché l’auto che trovarono fu una semplice Fiat Punto, neanche troppo recente.
“Sarebbe questa la sontuosa automobile?”, domandò molto irritato il signor Garner all’impettito giovane di turno presso il bancone dell’autonoleggio.
“E’ una Fiat, signore. Le nostre sono senza ombra di dubbio le auto migliori del mondo” replicò questi “Infatti anche voi americani ve ne siete accorti, visto che ci avete affidato la vostra Chrysler. Non è così?”
Per niente convinto il signor Garner cercò di stipare in qualche modo i quattro grandi troller della sua famiglia all’interno del portabagagli, ma riuscì a infilarne lì dentro solo due. Gli altri finirono sulle gambe delle gemelle, molto irritate per il disagio.
“Paul!”, gridò indispettita sua moglie Susy “ma ti rendi conto, il grande fastidio che procuri alle bambine?”
Arrivarono a Stintino verso sera e andarono subito in albergo, cioè in quello che il signor Garner credeva che fosse l’albergo, visto che così era promosso sul web.
In realtà si trattava di un vecchio villaggio vacanze utilizzato negli anni precedenti dai gruppi scout e da quelli religiosi delle parrocchie riadattato da poco a bed & breakfast per tutti. I lavori di ristrutturazione della struttura non erano ancora del tutto conclusi, c’era odore di vernice fresca e dovunque potevi scorgere cavi elettrici ancora vaganti, mentre molte delle stanze erano ancora prive di arredi fondamentali quali i comodini, gli abatjour e perfino il frigobar.
“Paul, ma hai visto? Non c’è il frigo!”, esclamò Mrs. Garner, fuori di sé “Dove sistemerò adesso la bottiglia di Limoncello che abbiamo acquistato all’aereoporto?”
“Non preoccuparti, amore. Domattina, quando vedrai quella meravigliosa spiaggia, tutte le tue preoccupazioni passeranno!”
E così il giorno seguente, finalmente, la famiglia Garner si mise in macchina per raggiungere la Pelosa. “Vedrete che roba, ragazzi! Altro che Caraibi!”, esclamò entusiasta Mr.Garner.
Ma quando arrivarono su posto il sorriso dell’americano si spense improvvisamente, come fa il sole quando viene oscurato da un enorme nuvola scura.

La spiaggia della Pelosa affollata
La favolosa spiaggia della Pelosa, infatti, quella che lui aveva sognato per tutti quegli anni era totalmente ricoperta da uno strato pressoché continuo di teste, gambe, braccia, piedi, ombrelloni, venditori di palloncini, aquiloni e cianfrusaglie varie, e bambini che gridavano furiosamente. Impossibile vedere solo un centimetro di quella sabbia bianca morbida e farinosa che Mr.Garner ricordava in modo così romantico, impossibile vedere il mare anch’esso ricolmo di bagnanti, pattini, barchette a vela e a motore, canotti, materassini, windsurf e perfino cani che si tuffavano tranquillamente nell’acqua a rincorrere i freesbee lanciati dai proprietari.
“Papà, ti prego, confessa che non è questa la famosa spiaggia di cui ci hai parlato in tutti questi anni!”, disse una delle gemelle, incredula.
“Paul, ma ti stai rendendo conto? Qui sembra di stare a Disney World!”, aggiunse la signora Susy, digrignando i denti.
Ma Paul non sentiva più niente, con una piccola lacrima che gli spuntava dagli occhi, continuava a guardare quel drammatico e avvilente guazzabuglio umano che ricopriva il meraviglioso luogo della sua memoria, ripensando alle parole del proprietario dell’albergo romano: “Purtroppo adesso non è più così”.