Il signor Paul McAbry era un tranquillo americano di settantacinque anni. Abitava nel New Jersey e più esattamente a Somerville, nella contea di Somerset, una cittadina di circa dodicimila anime.
Da quando era rimasto vedovo della sua amata Pauline, scomparsa quattro anni prima per un tumore, aveva deciso di andarsene in giro per il mondo e di prendere appunti. E questi suoi minuziosi appunti, una volta tornato in patria, diventavano poi racconti, bellissimi racconti che venivano pubblicati a puntate la domenica sul giornaletto locale, The Messenger-Gazette.
Erano molto apprezzati i suoi scritti, tanto che il signor Paul era considerato una specie di celebrità, uno di quei cittadini importanti, in una cittadina in cui di importante c’era poco o niente.
Quell’anno il signor McAbry aveva scelto di andare a Roma, in Italia.
C’era già stato negli anni settanta, insieme alla sua Pauline che allora era così bella e provocante da far girare la testa a tutti gli uomini per strada.
“Ammazza quanto sei bona!”, le gridavano dietro i ragazzi e lei sorrideva, anche perché non capiva esattamente cosa significasse quella strana parola “bona”. Poi le spiegarono meglio, paragonando le sue abbondanti misure e le sue vertiginose curve a quelle della famosissima Sophia Loren. E lei ne fu entusiasta, perché Sophia era una delle sue attrici preferite e, proprio in quegli anni, aveva molto apprezzato un film da titolo “Una giornata particolare”, proiettato un sabato pomeriggio in lingua originale e con i sottotitoli al Triplex del Somerville Circle Shopping Centre.
Ricordando tutto questo il signor McAbry sorrise, mentre porgeva la chiave della sua camera al receptionist dell’Hotel Modigliani.
“Dove va oggi, signore?”, gli domandò il ragazzo.
“Colosseo.”, rispose lui.
“Ottima scelta. Ma attento ai gladiatori!”
“Combattono ancora contro i leoni?”, domandò lui, divertito.
“No, combattono contro i turisti. Ma lo scoprirà da solo, appena arriva.”, rispose ancora il giovane.
Incuriosito da questa battuta il signor Paul iniziò a camminare verso la sua meta e, quando arrivò nei pressi del più celebre monumento esistente al mondo, comprese. Intorno alla costruzione, infatti, si muovevano numerosi uomini perfettamente vestiti da gladiatori dell’antica Roma. Si facevano fotografare insieme ai turisti, in cambio di dieci euro.
Inevitabilmente uno di questi venne verso di lui.
“Una foto con il gladiatore, signore?”
E il signor McAbry si fece scattare una foto insieme al gladiatore ma poi gli propose un affare.
“Nun ho capito un prospero. Che vuoi, signò?”, gli domandò l’uomo in romanaccio.
“Voglio che mi racconti la tua storia. Insomma com’è che sei finito qui a fare il gladiatore?”.
“Ah, vuoi conosce la storia mia? E quanto me dai in cambio?”
“Venti euro ?”, propose il signor Paul.
“Facciamo trenta e ti racconto da quando ero pischello fino a oggi.”
E così il gladiatore iniziò il suo racconto, in un americano davvero improbabile che però McAbry riusciva misteriosamente a capire.
Gli raccontò che era nato nel popolare quartiere di Trastevere e che sua madre era morta di parto, dopo aver dato alla luce il suo quinto figlio e che suo padre faceva il muratore a giornata.
“Ma erano più le giornate che non lavorava di quelle buone. Insomma, americà, a casa mia un giorno nun se magnava e l’altro pure. Era dura.”
A undici anni era andato a fare il garzone in una bottega di barbiere, dalle parti di corso Vittorio.
“Ragazzo, spazzola ! Mi diceva il proprietario, dopo aver finito il suo taglio. E io, subito, prendevo la scopa e iniziavo a pulire, togliendo tutti i capelli che erano finiti per terra. A forza di pulire so’ diventato maggiorenne. Ma poi, a diciotto anni, me ne so’ andato!”
“E dove sei andato?”, domandò il signor Paul, pieno di curiosità.
Il giovane raccontò che si era imbarcato come marinaio ed era partito. Ma la storia non era cambiata perché, invece di pulire i capelli per terra, adesso doveva pulire i ponti delle navi. Un gran mal di schiena e anche una gran fatica. In compenso aveva visto posti magici e finora sconosciuti. Era arrivato in Asia, in Africa. E aveva conosciuto molte donne. Qualcuna era sicuramente una prostituta, su questo non c’erano dubbi, ma c’erano anche delle ragazze normali, una in particolare, una certa Janet che aveva conosciuto in Sud Africa e che gli aveva fatto davvero girare la testa. Ma poi il lavoro sulle navi era finito, colpa della crisi e così un suo amico gli aveva proposto di tornare a Roma, a fare il gladiatore. E così, eccolo lì, a vendere sorrisi ai turisti in cambio di qualche euro. Non era male come lavoro e poi si conosceva tanta gente simpatica. Alla fine il signor Paul regalò al gladiatore dieci euro in più e gli disse che lo aspettava nel New Jersey e che lo avrebbe ospitato a casa sua. Il racconto “Il gladiatore” uscì su The Messenger Gazette il mese successivo e tutti gli abitanti di Somerville si commossero un po’, seguendo le peripezie di quel giovane romano.
Gli appunti di viaggio del signor Paul McAbry avevano colpito ancora.