Tre giorni per studiare ogni possibile mossa. Donald Trump, dopo essere stato incriminato per il pagamento in nero alla pornostar Stormy Daniels, che durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016 aveva minacciato di rivelare la loro breve relazione avvenuta 10 anni prima, sa che martedì sarà protagonista di un evento senza precedenti nella politica americana.
A Miami, dove l’ex presidente si trova attualmente barricato nella villa di Mar-a-Lago, la tensione sembra essere già passata. Fuori dalla residenza la polizia è stata ritirata e nelle strade attorno al resort, a due passi dal mare, anche i pochi manifestanti rimasti dopo il clamore delle prime ore hanno lasciato posto ai soliti passanti.
New York, invece, si sta ancora preparando ad ogni possibile moto di protesta, schierando per le strade tutte le forze di polizia disponibili. La Trump Tower sulla Fifth Avenue è già transennata e anche davanti alla procura distrettuale, casa del “nemico” dell’ex presidente Alvin Bragg, le forze dell’ordine sono pronte a reagire in caso di necessità. Saranno gli agenti del Secret Service ad occuparsi della sicurezza di Trump nel trasferimento a New York, mentre durante le foto segnaletiche e il rilevamento delle impronte digitali, ad accompagnarlo sarà il servizio del tribunale.
Di sicuro, martedì pomeriggio a Lower Manhattan sarà un via vai di fotografi pronti a immortalare un momento destinato a rimanere nella storia. Non ci saranno manette, però, nelle foto dell’evento. Lo ha già escluso Joe Tacopina, avvocato di Trump, che ha fatto anche sapere come le ipotesi che da parte della difesa venga chiesto un patteggiamento siano nulle.

I capi di imputazione che pendono sulla testa dell’ex presidente, ancora tenuti segreti, sono 34. Troppi, per poter riuscire a prevedere con certezza ciò che accadrà nell’aula del tribunale di fronte al severissimo giudice Juan Merchan.
Ieri, a meno di ventiquattro ore dalla notizia dell’incriminazione votata dal gran giurì del Tribunale di New York, i parlamentari repubblicani hanno iniziato i loro attacchi: un’iniziativa discutibile, se si tiene presente il fatto che l’inchiesta sia portata avanti a livello statale e non federale.
Il senatore Lindsey Graham, che in passato aveva accusato Bragg di essere troppo permissivo con i piccoli reati, ha rincarato la dose non senza un pizzico di ironia: “Un modo per evitare a Trump di essere arrestato c’è: basta che rompa una finestra o aggredisca un poliziotto e sarà subito rimesso in libertà”.
A non aver aperto bocca sulla questione è invece Mitch McConnell, leader al senato del GOP, che con l’ex presidente non coltiva ottimi rapporti. La figlia Ivanka, dopo ore di silenzio, ha fatto una dichiarazione su Instagram sostenendo di amare “mio padre e il mio Paese. Oggi sono in pena per entrambi. Apprezzo le voci arrivate da tutto lo spettro politico che hanno espresso sostegno” e il genero Jared Kushner ha commentato: “Da americani è veramente preoccupante vedere il leader del partito di opposizione venire incriminato. Penso – ha aggiunto – che questo mostri la paura che i Democratici hanno di Trump e della forza politica che ha”. Donald Trump Jr. ha paragonato il voto del gran giurì ai regimi di “Mao, Stalin e Pol Pot”, mentre Eric, l’altro figlio dell’ex presidente, ha scritto su Twitter che si tratta di una “persecuzione da terzo mondo”.
Un’indignazione che lo staff di Trump ha subito pensato di trasformare in denaro: in poche ore, nelle casse del repubblicano sono arrivati oltre 4 milioni di dollari. Soldi utili per la campagna elettorale, dato che né l’incriminazione, né un’eventuale condanna, potranno impedirgli di correre per la Casa Bianca nel 2024.
La sua esclusione dalla vita politica del Paese sarebbe stata possibile solo nel caso in cui Trump fosse stato ritenuto colpevole in uno dei due procedimenti di impeachment a suo carico, da cui però è stato assolto.
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