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April 14, 2022
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Il GOP si sfrega le mani per le elezioni di midterm, ma c’è la mina vagante Trump

I repubblicani pronti ad approfittare dello scontento per l'inflazione record e togliere ai dem il Congresso. Ma pesano le lotte intestine con i trumpiani

Massimo JausbyMassimo Jaus
Usa: Trump deciderà sul 2024 anche in base alla sua salute

Former US President Donald Trump addresses an outdoor Save America rally at the Florence Regional Airport in Florence, South Carolina, USA, 12 March 2022 EPA/RICHARD ELLIS

Time: 5 mins read

Con le elezioni di midterm tra sei mesi, l’apparato politico statunitense è in fibrillazione. I repubblicani gongolano per le ambasce inflazionistiche in cui si opprime la Casa Bianca, immobilizzata da alcuni stessi compagni di partito del presidente che con i loro capricci hanno bloccato le riforme promesse da Biden durante la campagna elettorale. Munizioni per l’opposizione, che a novembre punta a riconquistare la maggioranza sia al Senato che alla Camera.

Il Senato, composto da 100 senatori (due per ogni Stato dell’Unione), è attualmente equamente diviso 50-50. Sinora i democratici hanno solitamente ottenuto una (risicata) maggioranza grazie al voto del presidente del Senato, che istituzionalmente è la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, che con il suo voto, in caso di parità, rompe gli equilibri.

L’8 novembre un terzo dei senatori, 33 quest’anno, si presenteranno al giudizio dei loro elettori. La Camera dei Rappresentanti, invece, rinnova tutti i 435 seggi. Attualmente i democratici sono 221, i repubblicani 209, cinque seggi sono rimasti vacanti.

I due attuali leader del GOP, Mitch McConnell al Senato e Kevin McCarthy alla Camera, non fanno mistero delle loro aspirazioni di guidare la futura maggioranza. Ma l’impresa, stranamente, è più difficile di quello che potrebbe sembrare. A rendere più ardui i piani dei repubblicani c’è l’ex presidente Donald Trump, che non ha mai fatto gioco di squadra in quanto convinto che la squadra sia tutta sua.

Mitch McConnell – ANSA/KEVIN DIETSCH / POOL

Il famoso sondaggista del GOP Frank Luntz ha affermato in una recente intervista al Daily Beast che i repubblicani in privato si fanno scherno dell’ex presidente e sono “stufi e imbarazzati di dover difendere le bugie elettorali del 2020”. Luntz ha detto di non essere sorpreso dai commenti fatti dal governatore repubblicano del New Hampshire, Chris Sununu, alla cena annuale del Gridiron Club. “È f*ttutamente pazzo”, aveva detto Sununu parlando dell’ex presidente Trump nel corso della cena. “Non penso che sia così folle da essere internato in un istituto psichiatrico – aveva aggiunto – ma se dovesse essere ricoverato difficilmente riuscirebbe ad uscire”.

Luntz ha sottolineato come i commenti del governatore fossero stati fatti in tono scherzoso, ma molti membri del Partito Repubblicano sembrano pensarla esattamente come lui. “Non conosco un solo repubblicano che sia rimasto sorpreso da ciò che ha detto Sununu. Ha detto quello che pensa la maggior parte dei repubblicani a Washington. Non lo dicono pubblicamente, ma ne parlano sottovoce tra di loro ritenendo Trump un bambino capriccioso e vanitoso, ridendo di lui”. Luntz ha aggiunto: “Trump non è lo stesso che era un anno fa e ha perso l’attrazione che aveva su molti repubblicani stanchi di continuare a difendere le elezioni del 2020. Tutti hanno voltato pagina a Washington. Tutti sanno che ha perso”, ha detto il sondaggista, “ma tutti sanno perfettamente la presa che Trump ha sulla sua base e nessuno vuole perdere i loro voti”.

Sununu, alcuni giorni dopo le sue affermazioni roventi, ha ritrattato dicendo che si trattava di una cena tra amici e che le sue erano solo battute di spirito. Alcuni mesi fa il senatore dell’Iowa Chuck Grassley, che subito dopo il tentativo insurrezionale del 6 gennaio aveva aspramente criticato Trump accusandolo di aver incitato la folla con la sua infuocata retorica, ha preso parte ad uno dei comizi dell’ex presidente. L’88enne senatore, che ha già ricoperto la carica per 7 mandati, cerca infatti la rielezione. “Sono nato di notte, ma non ieri sera”, ha detto Grassley alla folla, con Trump accanto a lui sul palco. “Quindi se non accettassi l’approvazione di una persona che ha il voto del 91% degli elettori repubblicani in Iowa, non sarei troppo furbo. Sono abbastanza intelligente da capirlo”. La folla ha riso e applaudito.

Grassley è il tipico esempio di repubblicano in vista delle prossime elezioni: vogliono il sigillo di Trump non perché lo ammirano o sono d’accordo con lui sulla politica, oppure perché pensano che l’ex presidente abbia una visione per portare avanti l’America. Al contrario, vogliono l’approvazione di Trump perché Trump è popolare con la base del GOP.

Ma se per Grassley in Iowa i giochi sono facili, in altri stati la vicinanza all’ex presidente è perniciosa. Ad esempio in Georgia, lo stato che ha “condannato” Trump alla sconfitta, e in cui l’ex presidente cercava dai responsabili delle elezioni 7.000 voti per ribaltare il risultato elettorale, e per questo è stata aperta una indagine criminale dalla Procura Distrettuale della Contea di Fulton. I voti non sono stati “trovati” e la sua rabbia contro il Partito Repubblicano locale è stata distruttiva, tanto che ai successivi ballottaggi il GOP ha perso i due seggi al Senato consegnando la maggioranza ai democratici. Ora nel mirino dell’ex presidente c’è il governatore repubblicano Brian Kemp, che il 24 maggio è stato sfidato dall’ex senatore Perdue, un candidato scelto da Trump.

Più che in qualsiasi altro stato, l’ex presidente si è tuffato nella politica georgiana incoraggiando e selezionando una lista di sei candidati a lui fedeli e che ancora sostengono le fantasiose tesi sul “furto” dell’ultima elezione. Una dimostrazione di forza per Trump e una prova della sua popolarità tra i repubblicani dello stato, dove l’efficacia della sua approvazione è stata messa in discussione. Jay Williams, uno stratega del GOP, ha affermato che la vendetta personale di Trump contro il governatore Kemp è il banco di prova per capire se l’ex presidente ha ancora presa sul partito.

“Penso che sarà problematico per Trump, perché si è messo contro politici che hanno grande sostegno popolare”, ha detto Williams in un’intervista. “Il problema che Trump ha in Georgia è che tutti questi funzionari repubblicani, in particolare il governatore, hanno fatto davvero un buon lavoro”, ha concluso Williams, sottolineando l’ottima gestione da parte di Kemp della pandemia e la sua agenda economica. “Il presidente Trump, che finora ho sostenuto, sta lanciando questa campagna per migliorare lo stato della Georgia?”, ha chiesto Ed Muldrow, ex presidente del GOP della contea di Gwinnett. “O è una sua vendetta personale?

Former US President Donald Trump addresses an outdoor Save America rally at the Florence Regional Airport in Florence, South Carolina, USA, 12 March 2022. EPA/RICHARD ELLIS

La maggior parte dei repubblicani della Georgia è convinta che l’ex presidente sia troppo ossessionato dalla sconfitta nelle presidenziali del 2020. Senza nessuna prova, Trump ha accusato di brogli per la sua sconfitta nello stato. Alcuni strateghi del GOP hanno suggerito che il suo discorso furioso sulle elezioni truccate ha determinato la perdita dei ballottaggi di due senatori repubblicani il 5 gennaio 2021. Il giorno successivo, i sostenitori di Trump a Washington hanno lanciato l’assalto al Campidoglio per impedire al Congresso di contare i voti elettorali alle elezioni del 2020. Eppure, nonostante i molteplici riconteggi, cause legali e indagini federali e statali che hanno dimostrato che non ci sia stata alcuna frode elettorale, Trump ha continuato a insistere che le elezioni sono state rubate e la maggioranza dei repubblicani continua a dubitare della legittimità della vittoria del presidente Joe Biden.

L’ex senatore repubblicano Saxby Chambliss ha detto di essere preoccupato per il comportamento di Trump. “Se dovesse dire ai suoi simpatizzanti di non andare a votare a novembre per chi non lo sostiene, non so quale sarà la loro reazione”, ha detto Chambliss. “Non lo so, ma ne ho paura.”

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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