Il partito repubblicano, che solo alcune settimane fa gongolava per le aspre divisioni dei democratici che hanno mandato all’aria i piani della Casa Bianca, è ora alle prese con i suoi contrasti all’interno dello schieramento.
E’ una lotta tra i ferventi seguaci dell’ex presidente che ciecamente continuano a credere alle sue verità e quanti nel partito non accettano le menzogne convinti che continuare a difendere Trump alienerebbe l’elettorato repubblicano moderato che non andrebbe a votare alle prossime elezioni di Mid Term.
Durante i programmi di approfondimento politico della domenica molti leader repubblicani hanno difeso i loro colleghi Liz Cheney e Adam Kinzinger che sono stati censurati dal Republican National Committee, perché entrambi fanno parte della Commissione d’inchiesta creata dalla Camera dei rappresentanti per chiarire le responsabilità dell’assalto del 6 gennaio. Inoltre, nella sua mozione di censura, il Republican National Committee ha anche definito l’assalto al Congresso come un “legittimo discorso politico”.
In seguito al tentativo insurrezionale 5 persone sono morte, 140 agenti sono rimasti feriti e 750 persone sono state arrestate dagli agenti dell’FBI. Dieci di loro, tutti del gruppo della milizia degli Oath Keepers sono stati incriminati di “cospirazione sediziosa”.
Molti repubblicani si rendono conto che le bugie hanno le gambe corte e le elezioni si terranno tra otto mesi. Il congressman repubblicano del Texas, Michael McCaul ha dichiarato su “This Week” della ABC News di non essere d’accordo con il Republican National Committee per quanto riguarda le persone che hanno commesso le violenze. Lisa Murkowski, una dei sette senatori repubblicani che hanno votato per condannare Trump nel suo processo di impeachment con l’accusa di incitamento alla violenza, ha dichiarato allo “State of the Union” della CNN che era “assolutamente sbagliato” censurare i due congressmen repubblicani della Commissione d’Inchiesta della Camera dei rappresentanti facendo eco ai sentimenti che il senatore Mitt Romney aveva espresso poco prima.
In risposta alla mozione di censura la congresswoman Liz Cheney ha postato con un twit un video che mostra in dettaglio la violenza avvenuta il 6 gennaio per controbattere alle affermazioni dei suoi compagni di partito che difendono Trump che non si trattava di un “discorso politico legittimo” è stato visto durante il weekend da più di 4 milioni di repubblicani. Più di 725 persone sono state finora arrestate in relazione all’attacco del 6 gennaio, in cui sono rimasti feriti più di 100 agenti di polizia. Undici membri del gruppo di estrema destra Oath Keepers sono stati anche accusati di cospirazione sediziosa dopo aver presumibilmente complottato per fermare violentemente la certificazione dei risultati delle elezioni del 2020 a favore di Joe Biden.
This was January 6th.
This is not “legitimate political discourse.” pic.twitter.com/lKgbVyVcJr— Rep. Liz Cheney (@RepLizCheney) February 4, 2022
In un intervento fatto prima del voto, Liz Cheney ha accusato i suoi colleghi del GOP di essere “ostaggi volontari” di Donald Trump anche dopo aver ammesso che il suo obiettivo il 6 gennaio era quello di ribaltare i risultati elettorali e ha promesso di perdonare i condannati in relazione all’insurrezione. “Sono una repubblicana conservatore che rispetta la Costituziona e non un repubblicano che per convenienza ha abbandonato la Costituzione per abbracciare Donald Trump”, ha detto Cheney. “La storia sarà il vostro giudice. Non smetterò mai di lottare per la nostra repubblica costituzionale. Qualunque cosa accada”.
Parole di fuoco dopo che anche l’ex vicepresidente Mike Pence parlando alla Federalist Society, l’importante think tank conservatore ha detto che l’ex presidente aveva “torto” nel credere di avere il diritto di ribaltare le elezioni quando lui ha supervisionato il conteggio ufficiale dei voti elettorali il 6 gennaio. Diversi repubblicani domenica hanno sostenuto che Pence ha fatto il suo dovere nel respingere le insensate pretese di Trump.
Il senatore della Florida Marco Rubio ha detto a “Face the Nation” della CBS che “i vicepresidenti non possono semplicemente decidere di non certificare un’elezione”. Il senatore John Barrasso ha detto a “Fox News Sunday” che Pence “ha fatto il suo dovere costituzionale. Non è il Congresso che elegge il presidente, è il popolo americano”, ho aggiunto. L’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha detto che “le azioni che il vicepresidente ha intrapreso il 6 gennaio hanno parlato ad alta voce”, aggiungendo di essere “felice” che Pence “abbia finalmente chiarito che non spettava a lui ribaltare il risultato elettorale”.”Non so perché abbia aspettato così tanto tempo, ma sono felice che l’abbia fatto”, ha detto Christie. L’ex goverrnatore, che è stato anche uno dei consiglieri di Trump, ha definito l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio uno sforzo dell’ex presidente “per intimidire Mike Pence e il Congresso per ribaltare il risultato delle elezioni”. E durante un’intervista a “Face the Nation”, H.R. McMaster, che è stato consigliere per la sicurezza nazionale con Trump, ha detto di essere “assolutamente” d’accordo con l’opinione di Pence. “Tutti gli americani dovrebbero essere d’accordo con il vicepresidente Pence”, ha concluso McMaster, “credo sia giunto il momento di chiedere più coraggio ai nostri leader politici”.
Donald Trump, invece, ha celebrato la mozione di censura di Cheney e Kinzinger. In una dichiarazione l’ex presidente ha descritto la coppia come “due orribili RINO [repubblicani solo di nome] che si sono posti davanti al nostro Paese”.
Il Washington Post scrive che l’ex presidente quando è stato sfrattato dalla Casa Bianca si è portato via anche diversi scatoloni di documenti, che sono stati recuperati il mese scorso da funzionari dei National Archives and Records Administration nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. Il quotidiano ha spiegato che a gennaio i funzionari sono andati nella megavilla di Palm Beach per sequestrare documenti che Trump si era portato via dalla Casa Bianca. Tra i ricordi anche le “lettere d’amore” del leader nordcoreano Kim Jong Un e la nota che il predecessore Barack Obama gli ha lasciato sulla scrivania dello Studio Ovale nel 2017.
Un consigliere di Trump ha detto al Washington Post che i documenti non sono stati presi per impedire che venissero esaminati, ma come ricordi del suo mandato da presidente. Già nelle settimane scorse era emerso che durante il suo periodo alla Casa Bianca, Trump ha violato i requisiti sulla conservazione dei documenti strappando testi ufficiali, e alcune pagine sono arrivate ai National Archives incollate con lo scotch tape dopo che l’ex presidente le aveva stracciate.