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Politica
January 31, 2022
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Trump preannuncia il suo “perdono” a tutti i condannati per l’assalto del 6 gennaio

La vicepresidente della Commissione d'inchiesta, Liz Cheney: “Se gli venisse data l’opportunità rifarebbe tutto da capo”; intanto le indagini vanno avanti

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 4 mins read

Un Donald furioso carico di rabbia e di retorica che per 80 minuti ha affermato che il Paese sta morendo “e dobbiamo salvarlo” quello che sabato notte si è presentato davanti a migliaia di suoi seguaci in Texas ad un suo comizio MAGA.  Con accanto il governatore Gregg Abbott e l’Attorney General dello Stato, Ken Paxton l’ex presidente ha fatto una chiamata alle armi al suo esercito infarcito di seguaci QAnon e estremisti della milizia di destra, invitati “a tenere le più grandi proteste che abbiamo mai avute” nelle città in cui è indagato dalla magistratura. Ma non solo.  Per rinforzare il suo appello ha promesso che se sarà eletto concederà il perdono a tutti i condannati per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio. E ora il District Attorney di Atlanta vuole l’intervento dell’Fbi per valutare i rischi e analizzare le misure di sicurezza e protezione per chi sta indagando sui tentativi dell’ex presidente di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali in cui è stato battuto da Biden.

Le inchieste giudiziarie su di lui incalzano e lasciano poco spazio alle fantasiose ricostruzioni alternative fornite dall’ex inquilino della Casa Bianca che continua falsamente a ripetere che l’ex vicepresidente poteva bloccare la certificazione della vittoria elettorale di Biden. Si indaga pure sui tentativi di ribaltare il risultato elettorale delle presidenziali con la sua telefonata, registrata, fatta al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger “di trovargli 7 mila voti”. Si indaga a livello statale a New York sulla gestione delle sue società con i valori immobiliari che accrescono o diminuiscono a convenienza. E a livello conteale a Manhattan si indaga sull’evasione fiscale per cui sono stati incriminati il suo CFO, Allen Weisselberg e la stessa Trump Organization.

Indagini giudiziarie per crimini penali, mentre a Washington la Commissione d’Inchiesta sul tentativo insurrezionale convoca testimoni e con perseveranza indaga nel tentativo di smascherare mandanti e strateghi che hanno lanciato l’assalto al Campidoglio. E Trump per contrastare queste indagini, a corto di argomenti che lo possono scagionare, risponde con le minacce.

“E’ più che mai evidente che Donald Trump non è in grado di ricoprire il ruolo di presidente degli Stati Uniti” ha commentato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. “Ha difeso le azioni dei suoi sostenitori, che hanno preso d’assalto il Campidoglio e attaccato brutalmente le forze dell’ordine che lo proteggevano. Penso che sia importante farlo sapere e denunciarlo all’opinione pubblica”, ha detto Psaki. Più graffianti i commenti dei due congressmen repubblicani che fanno parte della Commissione d’inchiesta. “Se gli venisse data l’opportunità rifarebbe tutto da capo” ha detto la vicepresidente della Commissione Liz Cheney.  Mentre il suo compagno di partito, Adam Kinzinger ha affermato che le affermazioni di Trump sono “un’ammissione” delle sue responsabilità nel tentativo insurrezionale e sono “estremamente antiamericane”. Ha quindi lanciato un ultimatum ai leader del GOP, invitandoli a “prendere posizione” tra Trump e la Costituzione. “Non ci sono più vie di mezzo per difendere la nostra nazione dai tentativi sovversivi di Trump”.

Police respond on the East Front of the US Capitol after Pro-Trump protesters stormed the US Capitol, in Washington, DC, USA, 06 January 2021 – ANSA/EPA/MICHAEL REYNOLDS

Oggi si è saputo anche che quel 6 gennaio dello scorso anno l’auto con la vicepresidente Kamala Harris è transitata a pochi metri da un ordigno lasciato fuori dal Comitato Nazionale Democratico. Per due ore, per motivi di sicurezza, la vicepresidente rimase rintanata negli uffici fintanto che la bomba venne trovata. Un altro ordigno venne anche lasciato vicino l’entrata del Comitato Nazionale Repubblicano. Ancora sconosciuti i terroristi che hanno depositato le bombe.

I testimoni vengono convocati, le inchieste procedono e da parte dell’ex presidente l’unico modo per cercare di bloccare gli inquirenti è quello di delegittimare le inchieste e minimizzare la gravità degli episodi e per questo sabato sera ha scaricato i suoi veleni nell’attacco più significativo alla sede del governo dalla guerra del 1812. I partecipanti hanno sfondato porte e finestre. Cinque persone sono morte, centinaia i feriti tra le forze dell’ordine bastonati o aggrediti con estintori di metallo e mazze di baseball mentre congressmen e senatori fuggivano per salvarsi la vita. Un assalto nel tentativo di fermare la transizione pacifica del potere e la certificazione della vittoria del presidente Biden.

Donald Trump e l’Assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 nell’illustrazione di Antonella Martino

Più di 700 persone sono state arrestate e accusate di crimini federali in connessione con la rivolta, segnando la più grande indagine nella storia del Dipartimento di Giustizia. Il conteggio include più di 150 persone accusate di aver aggredito agenti di polizia, più di 50 accusate di cospirazione e accuse di cospirazione sediziosa contro il fondatore e leader del gruppo di milizie di estrema destra Oath Keepers e altri 10 membri o associati. Più di 100 gli agenti di polizia sono rimasti feriti, alcuni in modo critico. E ora promette la grazia, se eletto, per loro. In precedenza in qualità di presidente, Trump ha usato il suo potere di grazia per perdonare o commutare le condanne di numerosi suoi alleati politici, amici e collaboratori, incluso il suo ex guru politico, Steve Bannon, incriminato per una truffa; il suo ex presidente della campagna elettorale, Paul Manafort, anche lui in prigione per frode fiscale e bancaria; il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn condannato per aver mentito agli agenti federali, così come Roger Stone, amico di lunga data.

E poi domenica, con una dichiarazione rilasciata dalla sua residenza a Mar A Lago in Florida Trump è tornato all’attacco affermando, falsamente, che lo sforzo del Congresso per riformare l’Electoral College Act è la prova che l’ex vicepresidente Pence “aveva il diritto di cambiare il risultato” e “purtroppo” non ha “esercitato quel potere che avrebbe potuto ribaltare le elezioni!” Il ruolo di Pence nella supervisione della certificazione del voto del Collegio Elettorale era, come tutti i vicepresidenti, solo cerimoniale. Ha preceduto una sessione congiunta del Congresso il 6 gennaio in cui ha dato la parola ai senatori del GOP e ai membri della Camera che si sono opposti ai risultati del conteggio dei voti in stati specifici ma, siccome la loro opposizione non era sostenuta dai fatti, le loro mozioni sono state respinte.  Da qui l’assalto al Campidoglio. Ma il Congresso dopo che la Guardia Nazionale ha preso militarmente possesso del Campidoglio, è tornato in serata per continuare il suo lavoro.

La dichiarazione di Trump fatta domenica era simile all’argomento presentato dall’avvocato John Eastman, che è stato convocato a testimoniare dalla Commissione d’inchiesta.  Gli affondi dell’ex presidente arrivano mentre il Congresso tenta di riformare l’Electoral College Act con molti legislatori di entrambi i partiti che discutono le modifiche ad una legge oramai fuori dai tempi . L’Electoral College Act è stato emanato nel 1887 e delinea il modo di conteggiare i risultati del Collegio elettorale. Un gruppo bipartisan di senatori si è alcuni giorni fa per discutere le modifiche a questo statuto.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. E’ stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Now retired. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

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