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January 25, 2022
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La Casa Bianca paga il prezzo dei veleni di Washington: tensioni tra democratici

I dem hanno paura di perdere la maggioranza sia alla Camera che al Senato alle prossime elezioni di Mid Term

Massimo JausbyMassimo Jaus
Raggiunto accordo dem su un piano infrastrutturale da 3.500 miliardi

Capitol Hill, Washington DC (wikimedia.commons)

Time: 4 mins read

Risentimenti e manovre tra le fila del partito democratico. Gli insuccessi sia per far passare il piano della Casa Bianca sul welfare familiare e sull’ambiente che quello per modificare le regole del filibuster per far passare la riforma elettorale, hanno creato una frattura difficilmente colmabile tra i senatori Joe Manchin e Kyrsten Sinema con il resto dei colleghi del loro stesso partito e con la Casa Bianca. I veleni della politica, alimentati dal protagonismo e dalle convenienze elettorali e personali stanno creando risentimenti e reazioni nel partito di maggioranza che alle prossime elezioni di Mid Term rischia di perdere la maggioranza sia al Senato che alla Camera.

Secondo il Washington Post il senatore Manchin vede tutti i problemi di Joe Biden nel suo capo di gabinetto, Joe Klain, che avrebbe portato il presidente a sposare la linea progressista del partito. Da sinistra le accuse sono quelle che il senatore della West Virginia sarebbe troppo, e personalmente, interessato all’industria del carbone. Il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer cerca di calmare gli animi e difende la Casa Bianca ammettendo che se un errore è stato fatto (quello di aver preso per scontato l’appoggio di Manchin al progetto del welfare familiare e Ambiente) la reazione del politico della West Virginia che con il suo voto ha bocciato il progetto, è stata fuori misura.

Nella composizione il senatore Joe Manchin ha in mano la testa di Joe Biden

In tutto questo i democratici dell’Arizona sono sempre più allarmati dal fatto che lo strano comportamento della senatrice Kyrsten Sinema, che ha votato contro la proposta delle modifiche procedurali bloccando la riforma della legge elettorale, renderà più difficile per l’altro senatore del suo Stato, Mark Kelly, vincere la rielezione a novembre. Perdendo un senatore i democratici perderebbero la maggioranza alla Camera Alta. Un effetto collaterale per l’indignazione dell’elettorato contro la democratica Sinema che mette in difficoltà Mark Kelly, l’ex astronauta che corre nuovamente un anno dopo essere stato eletto. A novembre scorso Mark Kelly ha battuto la candidata repubblicana in un’elezione speciale tenuta per scontare gli ultimi due anni del mandato del defunto senatore John McCain. Kelly è un’attivista per la sicurezza delle armi e marito di Gabrielle Giffords, l’ex deputata democratica dell’Arizona che nel 2011 è stata gravemente ferita a colpi di arma da fuoco durante un comizio. L’attrito all’interno del partito è aumentato dopo che sabato scorso i funzionari statali hanno censurato la senatrice Sinema per il suo voto contro una modifica delle regole sull’ostruzionismo al Senato. “Il suo voto – ha motivato il Comitato Esecutivo del Partito Democratico dell’Arizona – ha mostrato la sua incapacità di fare tutto il necessario per garantire la salute della nostra democrazia”.

La senatrice democratica dell’Arizona Kyrsten Sinema (Wikimedia Commons/Gage Skidmore)

In queste incertezze, non sapendo se poter contare sui voti della maggioranza, la Casa Bianca non riesce a preparare un piano d’azione per superare la duplice sconfitta e il tasso di approvazione del presidente ha raggiunto un nuovo record negativo. Secondo l’ultimo sondaggio di Harvard/Harris Poll è al 39%, mentre il 53% disapprova il suo lavoro. L’indice di gradimento di Biden ha perso sei punti rispetto allo stesso sondaggio di novembre, quando era al 45%.
“Questo è un nuovo minimo per il presidente mentre lotta per risolvere una miriade di problemi che preoccupano i cittadini, dalla pandemia all’economia, dall’immigrazione alla criminalità”, ha affermato il sondaggista Mark Penn. Tra le preoccupazioni principali c’è l’aumento dell’inflazione, arrivata al livello più alto degli ultimi decenni.

A Washington la mattinata è stata caratterizzata dall’udienza in tribunale per gli Oath Keepers arrestati la scorsa settimana. Stewart Rhodes, il leader del gruppo di miliziani armati antigovernativi, accusato all’inizio di questo mese di cospirazione sediziosa per il suo coinvolgimento nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio si è dichiarato non colpevole, così come tutti gli altri coimputati che in videoconferenza dalle carceri federali in cui sono detenuti sono virtualmente entrati nell’aula davanti al giudice federale Amit Metha il quale ha fissato l’inizio del processo per il prossimo 11 luglio. Degli arrestati mancava solo Edward Vallejo, il braccio destro di Rhodes, detenuto in una prigione federale dell’Arizona, che non è comparso e non era rappresentato dall’avvocato. I pubblici ministeri hanno rivelato che ci sono “discussioni in corso” con gli avvocati difensori per alcuni possibili patteggiamenti.

Stewart Rhodes (YouTube)

Rhodes e la maggior parte dei suoi coimputati sono accusati di cospirazione sediziosa. Rischiano 20 anni di carcere. Il Dipartimento di Giustizia accusa Rhodes, un 56enne laureato alla Yale University Law School, di aver guidato l’assalto al Campidoglio per bloccare la certificazione elettorale al presidente Biden. L’accusa del gran giurì descrive in dettaglio i suoi sforzi per radunare i compagni per andare a Washington alla manifestazione “Stop the Steal” del 6 gennaio. Secondo i documenti di accusa, i preparativi di Rodes includevano l’acquisto di armi da fuoco e attrezzature per un valore di migliaia di dollari oltre che incitare i suoi miliziani di prepararsi alla violenza. Durante l’attacco al Campidoglio, Rhodes sarebbe rimasto fuori dall’edificio mentre gruppi di Oath Keepers si muovevano tra la folla in formazioni stile militare e una “forza di reazione rapida” armata è rimasta in un albergo appena fuori Washington, in attesa dell’ordine di usare le armi per generale il caos.

La scorsa settimana gli inquirenti federali hanno sostenuto che Rhodes dovrebbe rimanere in prigione in attesa del processo, dicendo a un giudice federale in Arizona che è troppo pericoloso per essere rilasciato su cauzione. L’avvocato di Rhodes, Jonathon Moseley, ha detto che le accuse del governo sono infondate. Per ora, comunque, tutti restano in carcere senza libertà su cauzione. Secondo quanto affermato dai pubblici ministeri, gli Oath Keepers avevano iniziato a pianificare la violenza a Washington settimane prima del 6 gennaio. Uno di loro, Thomas Caldwell, ha confessato di aver fatto un viaggio di ricognizione a Washington prima di Natale. Rhodes ha speso quasi 18 mila dollari per acquistare armi e munizioni da portare nell’albergo in Virginia.

La Commissione d’inchiesta della Camera ha interrogato virtualmente lunedì sera il teorico della cospirazione di destra Alex Jones che ha detto di aver invocato il Quinto Emendamento circa 100 volte. Jones ha detto che mentre voleva rispondere alle domande, aveva paura di farlo perché crede che il congressman democratico Adam Schiff della California, avrebbe distorto le sue parole.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

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