Per tre anni è stato ingiustamente fuori dal Senato. Vittima di un enorme broglio elettorale, ha dimostrato con i fatti che le elezioni del 4 marzo 2018, nella circoscrizione del Sud America, le aveva vinte lui.
Lui e non Adriano Cario, che con migliaia di schede truccate e firmate dalle stesse mani era riuscito a ribaltare il risultato. Oggi, dopo un iter giudiziario lunghissimo che verso la fine sembrava averlo beffato, Fabio Porta ha vinto ed è a tutti gli effetti un Senatore della Repubblica Italiana.
Senatore Porta, com’è stato l’ingresso al Senato, dopo tutto quello che le è successo?
“Dopo una lunga e difficile battaglia, condotta in nome della legalità e per restituire dignità al voto all’estero, il mio rientro in Senato è stato un momento di grande impatto emotivo. Sapevo in quel momento di aver dato un importante contributo per ridare speranza e fiducia a tutti coloro che nel mondo avevano seguito la mia vicenda confidando in un esito positivo. Una doppia emozione quindi: personale, per essere tornato in Parlamento e questa volta nel Senato della Repubblica, ma anche per avere dimostrato che è possibile sconfiggere quanti pensavano che le elezioni potessero essere vinte grazie ai brogli e non onestamente!”.
Per dieci anni, dal 2008 al 2018, è stato deputato. Rientrando in Parlamento dopo quasi tre anni, ha trovato qualcosa di diverso?
“Ho provato la stessa grande emozione che ho vissuto quando entrai per la prima volta nell’aula della Camera dei Deputati, con la novità di sedere adesso a Palazzo Madama, sede del Senato. Ritrovando diversi colleghi che avevo lasciato qualche anno fa a Montecitorio mi sono sentito subito “a casa”, anche perché ho sempre considerato il Parlamento la casa di tuti gli italiani, con il dovuto rispetto che si deve alla massima istituzione democratica del Paese”.
Che clima si respira, in questi giorni che precedono le elezioni del Presidente della Repubblica?
“In questi giorni il pensiero di noi tutti e in primis dei parlamentari che saranno presto i grandi elettori del prossimo Presidente della Repubblica è rivolto a questo importantissimo evento. Ho avuto la fortuna e l’onore di votare due Presidenti della Repubblica (Napolitano e Mattarella) e già conosco la grande trepidazione che si prova nell’essere protagonista di uno dei momenti più alti della vita di un parlamentare. Una grande responsabilità, che si percepisce in queste ore nei contatti con gli altri colleghi, sia alla Camera che al Senato”.
ll voto è segreto, ma ci può dire, tra i nomi che circolano, per chi proprio non voterebbe mai?
“Il mio partito, il PD, ha scelto saggiamente di evitare il toto-nomi, ossia l’indicazione di nominativi prima che si arrivasse ad un metodo comune per la ricerca del prossimo Presidente e quindi all’indicazione del nome o dei nomi che meglio di altri rispondessero ai criteri per la più alta carica dello Stato. Questo vale anche in negativo, ossia per i nomi che ciascuno di noi non voterebbe mai. Va da sé che non voterei mai un candidato divisivo, che si identifica con una sola parte del mondo politico del Paese e che non abbia quel prestigio internazionale e credibilità istituzionale per ricoprire quel ruolo”.
Ha la sensazione che in Parlamento ci possano essere tanti “franchi tiratori”?
“Dietro il voto segreto si sono sempre nascosti i cosiddetti ‘franchi tiratori’, ossia coloro che votavano in dissenso dalle decisioni e le indicazioni dei partiti. Questo è fisiologico, anche se quando questa fisiologia è divenuta patologia il Parlamento non sempre ha dato la migliore dimostrazione di sé. Per questo spero in un ampio consenso intorno alla figura del prossimo Presidente, unico vero antidoto al festival dei franchi tiratori”.
Se Draghi dovesse salire al Quirinale, crede sarebbe opportuno tornare a votare, oppure sarebbe meglio provare a formare un nuovo governo?
“Il Presidente Draghi ha dimostrato alla guida del Governo quanto sia importante avere un esponente competente e internazionalmente stimato e riconosciuto come leader ed elemento di stabilità per la tenuta del Paese in un contingente così difficile e delicato come quello segnato dalla pandemia. Personalmente credo che una risorsa del genere vada preservata, se possibile a capo del Governo, ma è evidente che avrebbe anche tutte le caratteristiche per il Quirinale. Quanto alle elezioni anticipate, si tratta sempre di un’eventualità possibile ma equivarrebbero a mesi di instabilità e turbolenza politica; non credo che l’Italia alle prese con la recrudescenza della pandemia e le fasi delicatissime e complesse di gestione dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) possa permettersi un simile passaggio”.
In ultima battuta, un suo pronostico sul risultato delle elezioni?
“Spero in un grande nome, all’altezza della Presidenza di Sergio Mattarella. Un Presidente del quale tutti, in Italia e all’estero, potremo dirci orgogliosi”.