La storia di Adriano Cario e dei brogli elettorali che lo hanno portato a occupare un seggio del Senato sta avendo risvolti inaspettati.
La Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato, l’organo parlamentare che si occupa di verificare la legittimità delle elezioni, ha convalidato il suo posto in Parlamento. Nulla di definitivo, perché il voto dovrà essere ratificato dal Senato, ma comunque sconvolgente se si pensa al fatto che sia stata addirittura la Procura di Roma ad accertare le irregolarità nel voto all’estero del 4 marzo 2018.
Dobbiamo dunque pensare che la Giunta abbia accertato la validità di una truffa elettorale? Abbiamo ricontattato Fabio Porta, parlamentare per due legislature e vittima dell’imbroglio a favore di Cario, che in un’intervista di qualche settimana fa si era detto ottimista circa il voto che di lì a poco si sarebbe tenuto. Troppo grandi le irregolarità e troppo palesi le contraffazioni.
Eppure, nonostante le numerose prove accertate dai magistrati, La Giunta presieduta da Maurizio Gasparri ha fatto spallucce.
Onorevole Porta, come si spiega questo voto?
“Non me lo spiego, e comunque non abbiamo ancora le motivazioni ufficiali. Quelle accampate dalla difesa del Sen. Cario, probabilmente accolte in tutto o in parte dalla Giunta, sono assolutamente inconsistenti. La prima sulla mancata tempestività del ricorso, visto che la Giunta ha tutto il diritto di accogliere i ricorsi anche fuori termine che, in caso contrario, vengono rispediti al mittente; la seconda sull’opportunità di attendere gli esiti dell’indagine giudiziaria, visto che ai fini della decisione della Giunta l’importante è l’esistenza o meno di voti falsi e non l’individuazione degli autori del reato; infine il fatto che la decisione si basa su un campione e non sulla totalità dei voti, fattispecie prevista dal regolamento (e dai precedenti) della Giunta, soprattutto in casi (come questo) dove l’accertamento di quasi cinquemila schede su tredici sezioni sequestrate (su un totale di 32 indiziate) ha già evidenziato l’esistenza di brogli relativi a quasi il 100% dei voti”.
Qual è stata la sua reazione dopo il voto della Giunta?
“In un primo tempo stupita e perplessa; non potevo credere che dopo oltre tre anni e mezzo di indagini da parte della Giunta, suffragate dalle prove scientifiche della magistratura italiana, sarebbe stato possibile convalidare l’elezione di un Senatore della Repubblica italiana. Subito dopo, di serena indignazione e di determinata volontà di lottare fino all’ultimo minuto affinché il Senato non confermi una decisione che, oltre che ingiusta, reputo pericolosa per gli effetti che avrà sul futuro del voto all’estero”.
Come intende procedere?
“Tutte le decisioni della Giunta devono essere sottoposte alla ratifica o al voto dell’aula del Senato, che ha sempre l’ultima parola anche in casi come questo. Spero che nelle prossime settimane il voto in aula possa cancellare questa decisione, probabilmente viziata da un parziale approfondimento della complessa e articolata documentazione che ha supportato il mio ricorso. Sono certo che i senatori vorranno documentarsi e leggere personalmente l’ampio materiale che sarà messo a loro disposizione dagli uffici parlamentari, comprese le numerose perizie grafologiche e la relazione giurata di un esperto di statistica che dimostrano l’esistenza di una massiccia e sistematica manipolazione delle schede elettorali, insieme a una anomala e “aberrante” distribuzione dei voti tra le 99 sezioni del consolato di Buenos Aires”.
Da ex parlamentare, può ancora avere fiducia nella politica dopo un evento come questo?
“Proprio perché sono stato parlamentare e ho ancora fortissimo il senso quasi sacrale delle istituzioni, voglio continuare ad avere fiducia nel Parlamento e nelle sue decisioni. Certo, se dal Senato uscisse confermata una decisione che sostanzialmente legittima i brogli e trasmette un inquietante messaggio di impunità in materia di voto all’estero, da cittadino comune farei fatica a continuare a credere nell’esercizio del voto e nel rispetto della mia dignità da parte di coloro che dovrebbero rappresentarmi. Voglio mantenere la fiducia e soprattutto la speranza in uno scatto di orgoglio da parte dei nostri legislatori, anche perché il voto sarà segreto e permetterà a tutti i senatori di votare secondo coscienza e in base al merito di una vicenda gravissima”.
La Giunta per le elezioni ha di fatto mandato il messaggio che i brogli elettorali siano ammessi. Come ne esce il voto degli italiani all’estero da questa vicenda?
“Il voto all’estero ne esce comunque male, anche se la condanna dei brogli e la mancata convalida dell’elezione di chi ne ha tratto beneficio funzionerebbe da deterrente rispetto al ripetersi di simili reati nelle prossime elezioni. Un voto a favore della legalità aprirebbe la strada a una seria revisione della legge elettorale e preserverebbe il diritto al voto attivo e passivo degli italiani all’estero. Al contrario, una decisione allineata con quanto deliberato dalla Giunta avrebbe l’inevitabile conseguenza di moltiplicare pericolosamente e irreversibilmente la disaffezione e la disillusione degli italiani nel mondo già lontani dagli organismi di rappresentanza, come dimostrano le percentuali di partecipazione alle elezioni per i Comites. Se il voto all’estero deve essere semplicemente uno strumento in mano a faccendieri e imbroglioni, occorrerà riflettere una volta per tutte sull’opportunità o meno di essere strumenti inconsapevoli di queste oscure macchinazioni”.
Gli italiani all’estero, venuti a conoscenza di questo risultato, hanno deciso di aprire una petizione su Change.org, indicendo un appello per ridare dignità a chi vive e lavora all’estero.
“Noi, italiani onesti che vivono all’estero – scrivono – e che vogliono continuare a credere nelle istituzioni e nella legalità del voto, non possiamo accettare che il Parlamento italiano confermi questa decisione sbagliata e pericolosa. Da tutto il mondo dell’associazionismo italiano, dai dirigenti e dai militanti di tutti i partiti politici, da chi volontariamente lavora ogni giorno negli organismi democratici di rappresentanza degli italiani all’estero, inviamo un accorato appello affinché i senatori della Repubblica italiana votino secondo la loro coscienza, prendendo visione completa dei fatti e cancellando una richiesta di convalida che avrebbe come conseguenza l’inesorabile e ingloriosa fine del voto all’estero e, più in generale, di anni di politiche a favore delle nostre grandi collettività italiane nel mondo. In gioco è la nostra democrazia, il rispetto della legge e l’immagine dell’Italia nel mondo!”.