Gavin Newsom resta governatore della California. Il tentativo dei repubblicani di rimuoverlo è fallito alle urne, dove gli elettori hanno confermato il trend che da oltre un decennio non vede ricoprire cariche statali da nessun rappresentante della destra. Niente da fare, dunque, per Larry Elder, un conduttore radiofonico conservatore che ha provato a prendere il posto di Newsom.
Il risultato premia l’atteggiamento tenuto dallo stato contro il Covid-19, che in California ha causato più di 67.000 vittime. Con uno dei più alti tassi di vaccinazione degli Usa, però, il paese si trova ora nella condizione di poter controllare la diffusione della malattia, facendo registrare un basso tasso di contagio giornaliero. Il merito sembra essere proprio di Newsom, che ha instancabilmente sostenuto l’importanza di vaccino e mascherine.
Le critiche al governatore sono state tante, in primis sulle sue posizioni in merito alla pena di morte e all’immigrazione, ma la politicizzazione della pandemia alla fine ha pagato. Sono stati gli elettori a confermarlo: per loro, nessun problema è al momento più urgente della lotta al virus.
A supportare la corsa di Newsom, negli scorsi giorni sono arrivati in California il presidente Joe Biden, la vicepresidente Kamala Harris e i senatori Elizabeth Warren e Amy Klobuchar, mentre il senatore Bernie Sanders e l’ex presidente Barack Obama sono apparsi nei suoi spot pubblicitari. Una strategia che ha raggiunto il suo obiettivo.

La matematica ha fatto il resto: in California i democratici sono più numerosi dei repubblicani e le regole di voto pandemiche, che incentivano all’utilizzo del voto postale, hanno incoraggiato un’alta affluenza. Come per le elezioni del 4 novembre 2020, anche in questo caso le schede inviate in anticipo sono state numerose.
Così, il ritorno alle urne avviato dal sergente repubblicano in pensione Orrin Heatlie, non è andato a buon fine. In California, dove la democrazia diretta è parte integrante della cultura politica, i “recall” sono una pratica comune. Nel 2003, ad esempio, gli strascichi dell’attentato alle Torri Gemelle e il fallimento delle dot-com, società di servizi online che all’inizio degli anni duemila furono al centro di una bolla speculativa, portarono i californiani a sostituire il democratico Gray Davis con il repubblicano Arnold Schwarzenegger, riconfermato poi per la stessa carica nel 2006.

A differenza di Davis, però, Newsom e la sua squadra hanno sgomberato il campo da potenziali alternative democratiche, adottando una politica aggressiva per dimostrare ai cittadini la loro capacità di proteggere sia l’economia che la salute dei cittadini. Negli ultimi mesi, in piena campagna elettorale, hanno spinto sulle vaccinazioni, ripulito la spazzatura nei quartieri trascurati, aperto le stanze dei motel ai californiani senzatetto e annunciato assistenza per l’affitto. Misure fondamentali per la classe media, che li hanno premiato con il voto.
Elder, che aveva costruito la sua campagna attaccando le cause liberali, ha ricevuto da Newsom un trattamento spietato. “Un clone di Trump”, lo ha definito il democratico, suggerendo il fatto che, se portato al governo, il repubblicano avrebbe imposto politiche di estrema destra su uno stato che da anni è il bastione del pensiero liberale.
Anche dal punto di vista economico, infatti, i repubblicani non sono riusciti a eguagliare la grande operazione di finanziamento portata avanti dai democratici. Newsom ha raccolto più di 50 milioni di dollari, mentre Elder si è fermato a 15 milioni.
“È inutile contribuire alla campagna – hanno detto alcuni dei più importanti donatori repubblicani – lo stato è troppo spostato a sinistra”. A conti fatti, avevano ragione.