Vuole il dialogo, ma alle sue condizioni. Joe Biden cerca l’appoggio dei repubblicani al megapiano presentato nelle settimane scorse per l’ammodernamento delle infrastrutture, a patto che i repubblicani siano seriamente interessati affinché i lavori si facciano. Non intende perdersi in una inutile diatriba politica che alla fine paralizzerebbe tutto. Lo ha detto ieri alla delegazione del Gop che ha ricevuto nell’Ufficio Ovale, lo ha ripetuto questa mattina uno degli assistenti della Casa Bianca che ha preso parte ai lavori.
Da quello che è trapelato i repubblicani sarebbero in linea di massima concordi nella necessità di rimodernare le infrastrutture. L’opposizione al piano viene dal reperimento dei fondi perché non vogliono che il piano venga finanziato togliendo gli sgravi fiscali che con Donald Trump hanno concesso con la riforma fiscale. Biden da giorni ripete che i repubblicani concordano per le ristrutturazioni, ma non le vogliono pagare. Di rimando i repubblicani insistono che i finanziamenti per i lavori vanno bene, ma non per quelli che riguardano la parte sociale legata ai lavori, come la facilitazione per gli acquisti delle case o l’assistenza sanitaria per i bambini, o i finanziamenti alle scuole. Lo chiamano “grasso” che secondo loro sarebbe facilmente eliminabile. Biden insiste che le due cose, le ristrutturazioni e la parte sociale per le ristrutturazioni si intrecciano e non sono separabili. Per ora il dialogo prosegue.
Il senatore democratico Alex Padilla, che ha preso parte all’incontro, ha detto che “tutte le differenze sono superabili sempre che, ovviamente, ci sia la volontà politica di superarle”. Aggiungendo anche che la delegazione repubblicana composta dal senatore Deb Fischer del Nebraska, Roger Wicker del Mississippi, e dai congressmen Garret Graves della Louisiana e Don Young dell’Alaska era molto interessata al progetto e che avrebbero discusso la proposta in commissione.
Oggi il presidente ha avuto una giornata piena di impegni: è andato al Campidoglio a portare l’ultimo saluto all’agente William Evans, ucciso giorni fa da Noah Green, uno squilibrato che lo ha investito forzando un posto di blocco. Green ha anche ferito con un coltello un altro agente, Ken Shaver. L’agente Shaver era presente alla cerimonia e ha deposto una corona di fiori. Il capo della Casa Bianca con commoventi parole ha ricordato il sacrificio dell’agente ucciso. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, lo ha definito “um martire della democrazia”. Accanto a lei i leader del Senato, il repubblicano Mitch McConnell e il democratico Chuck Schumer.
Nei giorni scorsi due dei colleghi dell’agente ucciso hanno citato in giudizio l’ex presidente Donald Trump accusandolo di aver incitato la folla che prendeva parte al suo comizio a lanciare l’attacco contro il Congresso.
Di prima mattina Biden ha avuto una lunga telefonata con il premier russo Vladimir Putin al quale ha proposto un incontro nei prossimi mesi in un paese da stabilire.

Un portavoce della Casa Bianca ha detto che l’incontro sarà per discutere le molte problematiche che i due Paesi devono affrontare a cominciare dalle tensioni che la Russia ha con l’Ucraina, per estendere il trattato Start sulla limitazione degli armamenti, per le continue ciberintrusioni russe nel sistema politico americano e per parlare delle crescenti tensioni in Medio Oriente, in Iran e in Afghanistan.
A questo proposito il Washington Post scrive che Biden sta preparando un piano per il ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan per il prossimo 11 settembre, data simbolo legata all’attacco alle Torri gemelle che trascinò gli Stati Uniti nella loro guerra più lunga.
La decisione significa che migliaia di soldati Usa resteranno in Afghanistan oltre il primo maggio, scadenza che l’amministrazione Trump aveva negoziato con i talebani per l’uscita delle truppe americane.