La High Line è considerata dai landscape designers uno dei giardini contemporanei più belli al mondo. A partire dal 2006, poco più di due chilometri di rotaie sopraelevate e abbandonate sono stati trasformati in una lunga passeggiata in cui fiori, arbusti e alberi si mescolano al vetro, ferro e cemento dei palazzi circostanti.

Fino a poco tempo fa la passeggiata era a senso unico per via del Covid: si partiva dall’ingresso accanto al Whitney Museum su Gansevoort Street, per poi dirigersi verso l’Hudson Yards sulla 30ma strada.
È in quest’ultima piazza che si trova il Vessel, un’enorme scultura passeggiabile fatta di bronzo, acciaio e cemento, incastonata tra i grattacieli e il deposito dei vagoni dei treni di West Side Yard.
L’opera è stata inaugurata nel marzo 2019 nell’ambito di un progetto di rifacimento più ampio della stessa area. La struttura è stata realizzata a partire dal progetto dell’architetto britannico Thomas Heatherwick. Mentre alcune parti sono state realizzate in Italia, a Monfalcone.
Alta ben 46 metri, l’opera si compone di 154 rampe di scale collegate tra di loro, per un totale di 2.500 scalini e 80 terrazze panoramiche. L’idea della struttura – afferma l’architetto Heatherwick – “è stata influenzata in parte da alcune splendide immagini che avevamo trovato nei pozzi a gradini che esistono in India, in Rajasthan”.

L’idea dell’architetto era quella di creare un punto focale nel paesaggio newyorchese, una specie di cuore tridimensionale che emerge dalle viscere di New York, “(…) qualcosa di magnifico che le persone possono toccare e usare anziché qualcosa che le persone semplicemente guardano, battono le mani e ammirano”.

Heatherwick non poteva immaginare che qualcuno decidesse di utilizzare la sua creazione per salirci in cima e lasciarsi cadere nel vuoto. Da quando il Vessel è stato inaugurato si sono verificati 3 suicidi. Prima un ragazzo di 19 anni del New Jersey. Poi una donna 24enne di Brooklyn. E infine un ragazzo 21enne di San Antonio, California.
Il New York Times è riuscito a intervistare un impiegato della struttura che era presente al momento dei suicidi. L’area era quasi deserta, con solo un paio di turisti che scattavano foto davanti all’attrazione. “Non sono riuscito a dormire la scorsa notte”, ha confessato l’uomo, sotto anonimato perché non autorizzato a parlare con i giornalisti.
Dopo l’ultimo suicidio del 12 gennaio 2021, l’organizzazione che gestisce la struttura, Hudson Yards Redevelopment Project, decide di chiudere i battenti. Niente più visite.

Il 1º aprile 2021, Hakim Bishara, giornalista di Hypeallergic – un giornale online con sede a Brooklyn che si occupa di raccontare il fermento artistico della città – annuncia che la struttura “avendo dimostrato di essere un pericolo per il pubblico a causa dei suoi bassi guardrail, sarà distrutta”. Facendo riferimento a un comunicato stampa fasullo, Hakim diffonde la notizia falsa che la struttura sarebbe stata smantellata e che il rendering dell’opera sarebbe stato venduto all’asta come NFT (non fungibile token).
La notizia viene riportata da diversi giornalisti, anche italiani.

Ma, come ci ricorda lo stesso Bishara, “l’articolo è stato pubblicato il primo di aprile come uno scherzo satirico ed era anche taggato ‘April Fools’”. Pesce d’aprile!
E ci spiega meglio perché l’ha fatto: “Ho scritto questo articolo satirico come pesce d’aprile, ma anche come desiderio. È in linea con il pensiero di molti lettori che vorrebbero vedere il Vessel smantellato. Il sito non è solo un simbolo antiestetico di sospette politiche di zonizzazione e di opulenza corrotta, ma ha anche dimostrato di essere un rischio per la sicurezza pubblica. Per anni, Heatherwick Studio e lo sviluppatore di Hudson Yards hanno ignorato le richieste della comunità di affrontare i problemi di sicurezza della struttura. Il mio cuore va alle famiglie delle vittime“.
Anche Hudson Yards New York, l’agenzia che si occupa della gestione delle strutture di Husdon Yards, ha smentito la notizia dello smantellamento. “Quella era una bufala – dice l’ufficio stampa – che purtroppo è stata spacciata per una notizia vera”. Ma non si sbilanciano nel dirci quando la struttura riaprirà al pubblico.
La struttura rimane chiusa indefinitivamente, anche perché il rischio di suicidi continua ad esserci.
Gli Stati Uniti sono il ventisettesimo paese al mondo per tasso di suicidi, con 15.3 ogni 100 mila abitanti. Il primo paese al mondo è la Lithuania (31.9), seguita da Russia (31) e Guyana (29.2). In generale, gli uomini si suicidano il doppio delle donne.
Secondo i dati raccolti dalla Oxford University, globalmente 800.000 persone muoiono per suicidio ogni anno. È il doppio del numero per omicidio. Il suicidio è una delle principali cause di morte nei giovani. L’1,4% delle morti globali nel 2017 sono state causate dal suicidio.

In questa classifica, l’Italia si colloca all’88° posto, con 8.2 suicidi ogni 100mila abitanti. Praticamente la metà di quelli degli Stati Uniti.
Nonostante questo, la mia terra non è messa proprio bene. La Valle d’Aosta è la regione italiana con il tasso più alto, pari a 11,0 ogni 100mila abitanti. Valori più simili agli Stati Uniti che non al resto dell’Italia.
Nel 2018 Aostasera accompagnava questi dati con quelli ospedalieri relativi a disturbi psicologici. Nel 2015 in Valle d’Aosta gli uomini dimessi almeno una volta con diagnosi primaria o secondaria di disturbo psichico erano stati 77,09 ogni 100mila abitanti (in Italia 49,79) e le donne 81,68 (47,75 in Italia). Mentre dal 2006 al 2016, il consumo di farmaci antidepressivi è passato da 27,86 ogni 1000 abitanti a 38,22.
L’isolamento sociale è uno dei principali fattori di rischio per il suicidio. La sensazione di non appartenere o di non sentirsi connessi ad altre persone può essere fortemente dannosa. La solitudine è collegata a conseguenze negative per la salute come la depressione, i disturbi del sonno, il declino cognitivo e l’immunità compromessa.
Noreena Hertz è un’accademica britannica. Nel 2001 è stata nominate dal Guardian “una delle giovani donne più influenti al mondo”. Pochi mesi fa ha pubblicato un saggio dal titolo”The Lonely Century”, “Il secolo della solitudine”. Secondo Hertz, la solitudine è diventata la condizione che definisce il ventunesimo secolo. Danneggia la nostra salute, la nostra ricchezza e la nostra felicità e minaccia persino le democrazie. Non è mai stata più pervasiva o più diffusa. “In tutto il mondo le persone si sentono sole, scollegate e alienate. Siamo nel mezzo di una crisi globale della solitudine. Nessuno di noi, da nessuna parte, è immune”. Hertz offre soluzioni che vanno dall’intelligenza artificiale compassionevole a modelli innovativi per la vita urbana. Nuovi modi di rivitalizzare i nostri quartieri e riconciliare le nostre differenze.