La tempesta su Andrew Cuomo non si placa. Lo scorso febbraio, un’inchiesta del New York Post aveva svelato un rallentamento nei conteggi sui decessi nelle case di riposo dello stato di New York. La notizia, che ha dato il via ad una serie di scandali riguardanti il Governatore dello stato, ha fatto venire alla luce un report di Letitia James, Attorney General di New York, che accusava l’amministrazione di aver omesso fino al 50% dei morti nelle strutture per anziani. In risposta alle accuse, Melissa DeRosa, braccio destro di Cuomo, aveva giustificato l’accaduto descrivendolo come un modo per non fornire assist all’amministrazione Trump, allora in prima linea contro le politiche del governo newyorkese. Adesso, grazie ad alcune rivelazioni del The New York Times, questa affermazione viene smentita.
Secondo il giornale newyorkese, che ha riportato dichiarazioni di almeno sei collaboratori stretti di Cuomo, i dati sulle case di riposo furono nascosti già dallo scorso giugno. In quel mese, il Dipartimento della Salute dello stato aveva inviato un report all’amministrazione Cuomo, mostrando il numero accurato dei decessi nelle strutture. Alcuni collaboratori del governatore decisero di non pubblicare lo studio, modificandolo ad hoc in modo che mostrasse soltanto i deceduti all’interno delle case di riposo e non anche coloro che morirono dopo un trasferimento in ospedale. Un modo, forse, per non subire attacchi politici anche alla luce dell’atto, firmato il 25 marzo, che consentiva la degenza di alcuni pazienti covid dimessi nelle case di riposo.

Questa notizia è destinata a riscrivere le tappe di quello che viene considerato da molti come un vero e proprio tentativo di insabbiamento. Le modifiche apportate al report di giugno sarebbero le prime, in ordine cronologico, riportate da un quotidiano. Fino ad ora, la teoria più accreditata vedeva la contraffazione dei dati portata avanti da Cuomo come una reazione alle richieste di maggiore trasparenza da parte dei legislatori dello stato e degli uffici federali. Ma queste “ingerenze” repubblicane arrivarono soltanto fra luglio ed agosto, dopo alcuni controlli dei dati ufficiali. A giugno, Cuomo era ancora un punto di riferimento del Partito democratico e stava iniziando la stesura del suo libro “American Crisis”. Un atto di vanità per non perdere la faccia e la fama, dunque, non per difesa contro l’amministrazione Trump o per ingenuità.
La rivelazione giunge in un periodo di estrema fragilità politica per il governatore uscente che cercava la riconferma nel 2022. Il tempo al passato non è un caso. Come se lo scandalo sulla contraffazione dei dati e le indagini annesse non bastassero, negli scorsi giorni Cuomo è stato accusato di bullismo da alcuni esponenti democratici dello stato, come il Rappresentante Ron Kim ed il sindaco di New York Bill De Blasio. Kim ha riportato di intimidazioni vere e proprie da parte di Cuomo, dopo avergli mosso critiche sulla gestione della pandemia. Ma il vero colpo mortale è stato inferto dalle tre vittime di molestie che nei giorni scorsi hanno accusato Cuomo di atteggiamenti inopportuni. Fra queste, Lindsey Boylan e Charlotte Bennett, collaboratrici e consulenti dell’amministrazione, hanno lamentato avances e commenti a sfondo sessuale. È stata poi Anna Ruch a puntare il dito verso Cuomo, reo di aver tentato di baciarla senza consenso ad un matrimonio, con annesse foto del gesto.
Cuomo, che lo scorso febbraio si è scusato per la lentezza nel fornire dati sui decessi, ha nuovamente annunciato le proprie scuse per i comportamenti ritenuti inopportuni, ma non sembra intenzionato a dimettersi. Intanto cresce il fronte interno, fra le critiche di Alexandria Ocasio-Cortez e le procedure per spogliarlo dei poteri speciali. Questa nuova indiscrezione, che di fatto distrugge ogni scusa usata fino ad oggi, rischia di essere la pietra tombale della carriera politica di Cuomo.