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November 11, 2020
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Le elezioni USA 2020 e lo spettro del 1876: presidenza pericolosamente in bilico

Trump si ribella alla vittoria di Biden, ricordando la vicenda di Samuel Tilden e Rutherford B. Hayes, ma stavolta la procedura elettorale americana funzionerà

Rocco SessabyRocco Sessa
Le elezioni USA 2020 e lo spettro del 1876: presidenza pericolosamente in bilico

Poster della campagna elettorale di Tilden e Hendricks (Biblioteca della Cornell University @ Flickr Commons)

Time: 3 mins read

A poco più di una settimana dall’ElectionDay, la disputa tra il presidente uscente Donald Trump e il Presidente Eletto Joe Biden non accenna a placarsi. Eppure, dopo la concitata fase dello scrutinio e il superamento abbondante della soglia dei 270 grandi elettori, sembrava che l’antica procedura elettorale americana avesse dato un responso netto. Tanto che dopo qualche ora sono arrivati i consueti messaggi di congratulazioni al neo presidente eletto da parte dei capi di stato di tutto il mondo anche da quelli, politicamente, meno vicini agli USA.

Poster della campagna elettorale di Hayes e Wheeler 1876 (Biblioteca della Cornell University, Flickr Commons)

CONTESA INFINITA

Sembra fatta, ma la lite annunciata continua. Ricorsi e cause legali possono trascinare il Paese in una contesa infinita, rischiando di rendere questa elezione tra le più contestate della storia degli Stati Uniti, primato finora detenuto, saldamente, dalla controversa elezione del lontano 1876.

Il timore non è infondato, la Gsa, un’agenzia indipendente del governo di Washington, che deve riconoscere formalmente il vincitore del voto per consentire al presidente eletto di avviare il lavoro sulla transizione, ritarda i preparativi per il passaggio di consegne alla Casa Bianca. Si rifiuta di prendere atto che il democratico è il presidente eletto degli Stati Uniti.

Il che provoca conseguenze inedite, il Presidente eletto Joe Biden, che si insedierà a gennaio, non può avere accesso ai fondi federali per pagare stipendi, consulenti, viaggi e spese, e neppure accedere alle informazioni riservate. Biden non ha neppure accesso al Dipartimento di Stato, che organizza le chiamate tra i leader stranieri e lo stesso presidente eletto. Interrogato da giornalisti sulla vicenda, il  Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, dichiara, senza scomporsi, che “ci sarà un passaggio graduale verso una seconda amministrazione Trump”.

Da qualunque lato la si guardi la vicenda si fa sempre più tesa e sono in molti a ricordare quell’impasse delle elezioni del 1876 che tenne la presidenza pericolosamente in bilico fino a che non si riuscì a trovare un complicato, e non completamente risolutivo, compromesso per permettere al meccanismo democratico di poter concludersi con l’insediamento del presidente.

Election Day (Illustration by Antonella Martino)

LE ELEZIONI DEL 1876

I fatti del 1876 sono lontani nel tempo, ma aiutano a capire cosa sta accadendo oggi. Allora Democratici e Repubblicani non erano i partiti che sono oggi. In quella elezione i Democratici, sudisti e a favore della schiavitù, candidarono Samuel Tilden, i Repubblicani invece, Rutherford B. Hayes.

Poster della campagna elettorale di Tilden e Hendricks (Biblioteca della Cornell University, Flickr Commons)

Nessuno dei due raggiunse il numero di elettori per conquistare la presidenza (allora il magic number era 185) anche se il candidato Dem Tilden ottenne la maggioranza del voto popolare. Lo stallo era inevitabile e il conflitto armato, tra le due fazioni, una opzione sempre più concreta. Occorsero settimane di trattative che portarono alla fine ad un accordo. Un compromesso, che prevedeva la concessione della vittoria al candidato repubblicano Rutherford B. Hayes che divenne così il 19º presidente degli Stati Uniti.

Ma per questo compromesso fu pagato un prezzo altissimo. L’accordo prevedeva che le forze armate Nordiste avrebbero lasciato il Sud, condannando la popolazione di colore a vivere ancora moltissimi anni di segregazione, nonostante la schiavitù fosse stata abolita in tutti gli Stati uniti nel 1865.

Non siamo nel 1876 e nonostante il presidente in carica continui a non riconoscere la sconfitta, prima o poi dovrà farsene una ragione. E questa volta, l’antica procedura elettorale americana funzionerà e non ci sono compromessi che tengano.

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Rocco Sessa

Rocco Sessa

Napoletano, giornalista, laureato in lettere ed esperto di comunicazione politica istituzionale

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