L’ordine della Casa Bianca è stato perentorio: nessuna collaborazione a livello federale con il presidente eletto. Nessun passaggio di consegne e se i funzionari mandati da Biden vogliono entrare nei vostri uffici, non li fate entrare. E così i funzionari del presidente eletto non possono cominciare la fase di transizione del potere. Joe Biden non esclude di intraprendere azioni legali contro l’amministrazione Trump accusandola di ostacolare illegalmente l’avvio del processo di transizione.
Il muro creato da Donald Trump per cercare di bloccare l’inevitabile conclusione di queste elezioni non riesce a contenere l’ondata di voti, 5 milioni in più, che il suo rivale politico ha ottenuto. E Trump, presidente sconfitto, non si da per vinto. Cerca di delegittimare la vittoria del suo avversario. Continua il suo immaginario un po’ Charlie Chaplin del “Grande Dittatore”, un po’ re nudo deriso dai suoi sudditi, e con ostinazione grida che le elezioni sono state truccate, che ha vinto lui, e ordina al ministro della Giustizia, che acconsente, di indagare sui presunti brogli elettorali senza una prova o un indizio che questi si siano verificati. Tanto che Richard Pilger, il procuratore federale responsabile delle indagini sull’integrità elettorale, si è dimesso per protesta contestando a Barr di esser venuto meno alla “linea politica della non interferenza” nelle indagini sulle possibili frodi elettorali che sono oltretutto di competenza dei singoli Stati, che stabiliscono e controllano le proprie regole elettorali.

Trump si batte per invertire le vittorie di Biden in Pennsylvania, Nevada, Georgia e Arizona – Stati che hanno dato al candidato democratico il numero necessario di voti elettorali per vincere le elezioni presidenziali. Finora la Casa Bianca ha intentato o minacciato azioni legali in diversi Stati (una decina di esposti presentati, alcuni già respinti per insufficienza di prove) sperando di cambiare il risultato con squalifiche e riconteggi. Ma finora le sue azioni non hanno prodotto risultati: deve portare le prove delle accuse, e comunque, anche qualora le trovasse, non è detto che questo gli basterebbe per rivendicare la vittoria.
Questo presidente, alla costante ricerca del successo personale, ha politicizzato tutto, dal coronavirus al vaccino, dall’economia allo sport come avvenuto per Colin Kaepernick, e vede ovunque complotti e oscure manovre contro di lui. Una campagna presidenziale avviata sin da quando anni fa urlava che il Presidente Barack Obama non fosse cittadino americano, trovando milioni di elettori che poi lo avrebbero sostenuto scatenando il razzismo sopito dei movimenti dell’ultra destra. Azioni che quotidianamente corrodono la democrazia e dividono sempre più il Paese e che vengono rinforzate dalla pantomina surreale di Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato che avalla il rifiuto di Trump di accettare la sconfitta. Teoria subito sposata dal Segretario di Stato Mike Pompeo, che ad una conferenza stampa al Dipartimento di Stato ha replicato, a chi gli faceva notare che nel mondo si stanno complimentando con il presidente eletto Joe Biden, che lui “sta lavorando ad una liscia transizione alla seconda amministrazione Trump”.
Un presidente sicofante e cortigiani compiacenti calpestano la Costituzione e le più basilari regole della democrazia. Probabilmente quello attuale è il momento politico più nero nella storia moderna degli Stati Uniti. Finora solo quattro senatori repubblicani, Ben Sasse, Mitt Romney, Lisa Murkowski e Susan Collins si sono congratulati con il presidente eletto. Atteggiamenti che hanno indignato anche gli alleati del presidente come la Fox News che per quattro anni si è prestata a fare da megafono alle bugie di Trump. Ieri, durante una trasmissione tv alla quale prendeva parte Kayleigh McEnany, la portavoce della Casa Bianca, che continuava nella falsa narrativa elettorale accusando i democratici di “frodi e voti illegali” il conduttore Neil Cavuto ha interrotto la messa in onda: “A meno che lei non abbia maggiori dettagli a sostegno di quello che dice, non posso continuare a trasmettere le sue dichiarazioni” ha detto e le ha spento il microfono. Anche Twitter, Youtube e Facebook hanno rimosso migliaia di falsi profili tesi a promuovere le accuse non provate delle frodi elettorali. Quasi tutti i siti sono stati creati da Steve Bannon che era riuscito a raccogliere in totale 2,45 milioni di follower con 10 milioni di persone che li avevano letti.
Joe Biden, nonostante tutti gli ostacoli che l’Amministrazione Trump gli presenta, marcia tranquillo. Oggi ha difeso l’Obamacare mentre i giudici della Corte Suprema erano riuniti per deciderne il futuro. Biden ha fatto leva come sia inappropriato eliminare ora, durante una pandemia, con milioni di persone colpite dal virus, la copertura assicurativa degli americani. Un discorso a distanza con i magistrati ma che, secondo le prime indiscrezioni, avrebbe fatto breccia nel massimo organo giudiziario del Paese.
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