Con il 90% delle sezioni scrutinate, Bernie Sanders si aggiudica la vittoria in New Hampshire con il 25,7% dei delegati. Si posiziona secondo a poca distanza il sindaco di South Bend Pete Buttigieg, con il 24,4%. Ma la vera sorpresa della serata è la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, che conquista la medaglia di bronzo con il 19,8% dei delegati e 32 mila voti in più di Joe Biden, il quale arriva quinto persino dopo Elizabeth Warren.
Quella che poteva sembrare una piccola battuta d’arresto in Iowa, si conferma una crisi conclamata in New Hampshire. L’ormai ex favorito Joe Biden sta perdendo di mano la nomination del suo partito e ora non controlla neanche più il suo destino. L’ex vice presidente deve infatti sperare in una debacle di Buttigieg in Nevada e South Carolina, i prossimi due stati al voto prima del Super Tuesday. Per sua fortuna, i sondaggi continuano a darlo favorito in questi due stati, anche e sopratutto per via dei problemi che Buttigieg ha con l’elettorato afro americano e latino. Ma questo era prima del voto di ieri sera, che ora potrebbe causare spostamenti fino ad ora inimmaginabili.
C’è poi la questione Amy Klobuchar, l’altra contendente nel campo moderato. Joe Biden finora l’ha considerata poco, concentrandosi più sul giovanotto Pete. Ma Amy è una candidata con alle spalle 14 anni di Congresso e sarebbe sbagliato ignorarla solo perché donna. Con l’addio dell’unico candidato di colore Andrew Yang e il collasso di Elizabeth Warren, l’elettorato Democratico potrebbe trovare in Amy quel cambiamento tanto sperato ma mai raggiunto. C’è poi da non sottovalutare l’ingresso in campo di Mike Bloomberg, che vedendo i disastrosi risultati di Biden non può che essere contento di aver aspettato il Super Tuesday per mettersi in gioco, quando si conosceranno meglio le sorti dell’ex vice presidente.

Certo, chiunque esca vincitore dal frammentato campo moderato, dovrà vedersela con Bernie Sanders, che ormai dimostra di avere il supporto incondizionato dell’ala progressista del partito. In New Hampshire, la contendente radicale Elizabeth Warren ha raccolto meno della metà dei voti conquistati da Bernie. Un risultato assai deludente se si considera che il New Hampshire confina con il Massachusetts, stato nativo di Elizabeth. Con ormai nessun sfidante progressista che lo possa impensierire, Sanders dovrebbe incominciare a guardare con preoccupazione la possibilità di una “brokered convention”.
Nella politica statunitense, una “brokered convention” è una situazione in cui nessun candidato riesce ad ottenere la maggioranza dei delegati per ottenere la nomination del partito alle elezioni presidenziali. Se è vero che Sanders sta ottenendo degli ottimi risultati in questi primi stati, è altrettanto vero che la sua performance è nettamente peggiorata rispetto alle primarie del 2016, in cui prese il 60% in New Hampshire e il 49% in Iowa, rispettivamente il 27% e il 25% ora. Un motivo per questa sostanziale riduzione è dovuta alla dimensione del campo Democratico ora rispetto al 2016, quando gli unici candidati erano lui e Hilary Clinton. Ma questo significa anche che i 3’979 delegati in palio saranno distribuiti attraverso più candidati, il che potrebbe creare grossi problemi a Bernie nel raggiungere la maggioranza necessaria. Nel caso di una brokered convention, tutti i delegati conquistati saranno lasciati liberi di scegliere un’altro candidato e si procederà ad oltranza fino ad arrivare a un vincitore.

In una situazione del genere il rischio per Sanders è enorme. Non è un segreto che il senatore del Vermont sia visto di cattivo occhio dalle elite moderate, che in una brokered convention potrebbero utilizzare il proprio potere politico ed economico per convincere i delegati a non votare Bernie. Abbiamo già visto dalle mail fuoriuscite nel 2016 come il comitato nazionale democratico abbia tentato di minare la campagna presidenziale di Sanders. Immaginarsi una simile situazione nel 2020 non è una follia.